Invernali proverbi in salentino: un pretesto per fare un confrontino …

di Armando Polito

1

La zzappoddha ti scinnaru

ti ènchie lu cranaru.

La zappetta di gennaio

ti empie il granaio

 

Metrica: due ottonari a rima baciata.

 

2

Fibbraru: mienzu toce e mmienzu maru.

Febbraio: mezzo dolce e mezzo amaro

 

Metrica: un endecasillabo in cui la musicalità è affidata alla rima, per quanto imperfetta, che coinvolge la parola iniziale e quella finale. Si tratta di una tecnica collaudata; un altro esempio: Pàssari: azza li manu e llàssali! (Passeri: alza le mani e lasciali!)

3

Tanta nègghia ti scinnaru,

tanta nee ti fibbraru.

Tanta nebbia di gennaio,

tanta neve di febbraio.

 

Metrica: due ottonari a rima baciata.

 

4

Ci scinnaru no sscinnarèscia, fibbraru male pensa.

Se gennaio non si comporta da gennaio (in una parola, se esistesse,  gennaieggia), febbraio pensa male.

 

Metrica: è l’unico detto, tra i quattro, in prosa. Non mancano altri esempi ma qui la scelta può essere stata indotta dal neologismo scinnarèscia (con cui si chiudeva il probabile novenario, verso già “irregolare” rispetto al più consueto ottonario) per il quale era difficile trovare alla fine della seconda parte (che così com’è, cioè un settenario, tradisce questa difficoltà irrisolta) una parola in rima.

 

Da notare come nei due ultimi proverbi gennaio e febbraio sono trattati quasi come colleghi, accomunati non solo da fenomeni atmosferici tipicamente invernali (nebbia/neve) ma dall’attribuzione di sentimenti e comportamenti umani, per cui, se gennaio non fa il suo consueto dovere climatico, febbraio si sente quasi tradito dal collega e magari sospetta una sorta di captatio benevolentiae da lui esercitata sull’uomo.

 

Termina qui il pretesto e comincia il confrontino che propone come termine di paragone, in rapporto al tema,  non una poesia in italiano (c’è, però, come vedremo, un’eccezione) ma cinque stampe d’epoca, addirittura francesi, custodite nella Biblioteca Nazionale di Francia, da cui le ho tratte1. Volta per volta trascriverò le didascalie e aggiungerò in calce o in nota qualche osservazione.

1) Stampa di Jacques Callot (1592-1635)

L’autore della stampa è francese, ma il testo della didascalia è in italiano.

 

Metrica: tre quartine di di quattro endecasillabi con rime ABBA/CDDC/EFFE Da notare nella prima quartina la parola-rima cielo.

Tra la seconda e la terza quartina si legge Ioseppe del Sarto excudit (Giuseppe del Sarto stampò). Di Osio per ozio ho trovato una sola ricorrenza; piovioso per piovoso, genaro per gennaio e trappassare per trapassare sono, invece, abbastanza frequenti nell’italiano dei secoli passati2.

 

2) Stampa di Nicolas Guérard (1648-1719?)

Notevole la somiglianza con le pagine di alcuni calendari di oggi. Segue la trascrizione dei testi e la loro traduzione.

 

3) Stampa di Gregoire Huret (1609-1670)

Sono due quartine di dodecasillabi. Per quanto riguarda la scrittura da notare nella prima quartina ordonnees invece di ordonnées, volupte invece di volupté per esigenze metriche (il dodecasillabo tronco avrebbe dovuto avere undici sillabe), due volte a preposizione per ànectarees invece di nectarées e nella seconda l’estè invece di l’été; da notare ancora dal punto di vista metrico la rima imperfetta tra volupte e leste (se fosse stata perfetta la sequenza delle rime sarebbe stata ABBA) nella prima quartina e tra triompher e chauser  nella seconda (se fosse stata perfetta avremmo avuto CDCD).

 

4) Stampa di Joachim von Sandrart (1606-1688)

 

5) Stampa di Jean Audran (1667-1756)

 

Sarà solo una coincidenza ma mi sembra che rappresenti un buon pretesto per chiudere, come avevo aperto, con il nostro dialetto: il becco esposto al vento mi ricorda tanto lu scorciacapre, per il quale rinvio a https://www.fondazioneterradotranto.it/2011/01/07/dialetto-ed-etimologie-nella-cronaca-di-una-giornata-invernale/

______________

1 Per chi fosse interessato a fruirne in alta definizione:

http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b84958211.r=%22l%27hiver%22.langEN

http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8407524c.r=%22l%27hiver%22.langEN

http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b84352694.r=%22l%27hiver%22.langEN

http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b84054371.r=%22l%27hiver%22.langEN

http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8531153x.r=%2-2l%27hiver%22.langEN

La procedura per acquisirle al massimo della definizione (utile per una stampa in A4) è piuttosto complicata ma sono pronto a spiegarla dettagliatamente a chiunque ne fosse interessato, ricordando che l’eventuale utilizzo non dev’essere a scopo di lucro.

2 Simone da Cascina (XIV-XV secolo), Colloquio spirituale: … rimovendo da te la negrigenza, pigrisia e osio … (cito dall’edizione on line Biblioteca italiana, 2006).

Giornale di agricoltura, arti e commercio, tomo I, fascicolo III, Giugno 1821, pag. 101: … quando sia stato raccolto in tempo piovioso …; Gaetano Giordani, Della venuta e dimora in Bologna del Sommo Pontefice Clemente VIII per la coronazione di Carlo V Imperatore celebrata l’anno MDXXX, Fonderia e tipografia governativa, Bologna, 1842, pag. 60: … al ventidoi del detto martedì che fu alquanto piovioso … ; Commentarj di Napoleone, s. n., Bruxelles, 1828, volume VI, pag. 106: Il tempo essendo piovioso …; credo, invece, che sia un errore di stampa il pioviso che si legge in Giornale arcadico di scienze, lettere ed arti, volume CXI, Tipografia delle belle arti, Roma, 1847, pag. 50: Ciò avvenne in giorno pioviso … Piovioso deriva da piovia (attestato in parecchie cronache medioevali) diretto discendente del latino pluvia(m)=pioggia.

Giovanni Padovani, Della computatione de tempi, Girolamo Discepolo, Verona, 1590, pag. 40: Io voglio aver la Epatta per il mese di Genaro dell’anno 1590.

Relatione delle vittorie ottenute dal Serenissimo Principe di Piemonte, Marc’Antonio Bellone, Carmagnola, 1617, pag. 3: La notte delli 27 di Genaro …

Panfilo di Renardini, Innamoramento di Ruggeretto, Giovanni Antonio dalla Carra, Venezia, 1555,  canto XVII, ottava L, verso 1, pag. 88: Oltra trappassa il Cavallier ardito; Leonardo Bruni, La prima guerra di Cartaginesi con Romani di M. Lionardo Aretino, Giolito de Ferrari, Venezia, 1545, pag. 25: … quando le hebbe trappassate …  

 

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