Italiani, poveri ma spendaccioni

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di Rocco Boccadamo

 

In passato, disponendo mediamente di poco, ci sentivamo appagati e sorretti da due grandi ricchezze e forze: la semplicità e la robustezza della spina dorsale.

Con naturale consapevolezza e senza grilli per la testa, rispettavamo i momenti difficili, facendo la cernita dei pur legittimi desideri e aspirazioni, rinviandone l’appagamento e l’attuazione a tempi più propizi.

Per fare un esempio, alla crisi petrolifera del 1973, rispondemmo con la scelta di muoverci, il sabato e la domenica, rigorosamente a piedi, e ciò non per scopi ecologici, ma per risparmiare sulla spesa per carburante.

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E’, però, successo che il cosiddetto miracolo economico, nel nostro Paese, ha recato con sé una sorta di tarlo che, pian piano, ha fiaccato o sgretolato completamente molti degli antichi principi di rigore, prudenza e parsimonia. Al punto che, oggi, non è il caso di parlare genericamente d’impatto con il cambiamento fisiologico dei tempi, bensì di stravolgimento e capovolgimento di costumi, usi e abitudini: il senso del sacrificio e della rinuncia si è ridotto al lumicino.

Siamo ormai soliti concederci tutto, senza prendere le misure con le nostre disponibilità; siamo divenuti esperti del credito personale o, per essere chiari, dell’indebitamento.

Si sono così riformate numerose e diffuse sacche d’accentuata povertà, simili alla miseria debellata nell’anzi richiamato periodo del boom.

Nulla sembra riuscire a frenarci nello “spendi e spandi”.

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2 Commenti a Italiani, poveri ma spendaccioni

  1. Stavo giusto riflettendo su questo tema, attendo però dati certi, la spesa per il Natale come è stata? Presto per dirlo. Le rinunce come sono state e come sono? Presto forse per dirlo, l’apparenza a volte è fetente e perfida, la sostanza spesso è altra cosa, prova ne siano le mille vetrine con su il cartello: Affittasi o vendesi. Prova ne siano le mense della Caritas che mai come in questi mesi sono prese d’assalto. Questi sono dati certi, ahinoi. La crisi petrolifera degli anni ’70 ci costrinse alle domeniche a piedi soprattutto per l’imposizione per legge del blocco al traffico. E’ pur vero che il miracolo economico è stato imposto, come imposte sono state le scelte del mercato globalizzato che hanno nei fatti ridotto a terra bruciata non solo i risparmi, ma hanno spinto al cosiddetto “credito al consumo” sfrenato, e non hanno trovato negli oscurantisti che governano ed hanno governato in questi ultimi decenni, un contraltare, non hanno trovato risposte, non hanno saputo che soccombere alle imposizioni del mercato globale e della finanza. Quando all’economia etica si sostituisce la finanza, il mondo tracolla. Il denaro che dervia dalla produzione e vendita di beni procura lavoro e benessere diffuso, quando la produzione si ferma e la finanza prende il posto della produzione, guadagna chi ha denaro, chi non ne ha soccombe e rinuncia obtortocollo anche ai diritti (pensione, sanità, scuole pubbliche, cultura) perchè chi governa così ha scelto. Una volta (forse) i mulini erano bianchi, però pochi mangiavano pane bianco. In Grecia il governo della spending rewiew ha vietato l’utilizzo di camini e caminetti. La gente non ha soldi per il risaldamento e brucia legna, però la legna inquina, secondi i governanti, il fumo puzza… Sarà poco dignitosa, ma è una risposta che ben fa emeregere la linea dei governi della globalizzazione della miseria e della povertà. Gli investitori la loro globalizazione se la fanno da soli.

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