di Armando Polito
Sull’argomento di oggi si è espresso più che eloquentemente non molto tempo fa Pino De Luca nel post leggibile all’indirizzo https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/10/21/da-sallentum-a-salenzio/, del quale questa breve nota vuole essere la mia modesta integrazione.
L’immagine appena riprodotta è un brano (con Salentium evidenziato in giallo) tratto da Leandro Alberti, Descrittione di tutta l’Italia et isole pertinenti ad essa, Ugolino, Venezia, 1596, pag. 230.
Il Salentium dell’Alberti è una forma aggettivale, attributo di promontorium, invece di Salentinum che è quella che comunemente è riportata dai codici1; anzi, Salentium ricorre solo in un codice dei commentari di Servio a Virgilio. La forma aggettivale Salentinum (che nei codici si alterna con Sallentinum) suppone un sostantivo Salentum (o Sallentum) che non è attestato ma la cui ricostruzione ha dato il titolo all’omonima Sallentum. Rivista quadrimestrale di cultura e civiltà salentina curata dall’Ente provinciale per il turismo di Lecce per l’Editrice Salentina di Galatina e diretta da un comitato di redazione composto da G. De Donno, Donato Valli e Vittorio Zacchino.
Ѐ molto probabile che il nostro aggettivo (Salentinum/Sallentinum) sia derivato dalla voce greca Σαλλεντία (leggi Sallentìa) presente nell’Ethnicà di Stefano Bizantino (grammatico probabilmente del VI secolo) e così definita: πόλις Μεσσαπίων. Τὸ ἐθνικὸν Σαλλεντῖνος (città dei Messapi. L’etnico è salentino).
Da questa città, insomma, si sarebbe formato in latino l’etnico Salentinus o Sallentinus passato, poi, ad indicare la popolazione di un territorio più vasto, il *Salentum o *Sallentum, appunto.
L’ideatore dell’etichetta è andato a sfruttare il Salentium dell’Alberti, presente, come ho detto, in un solo manoscritto e lo ha tradotto in Salenzio.
Che l’operazione sia casuale o no (difficile che dello staff addetto al marketing faccia parte un filologo …), essa mi appare, ad ogni buon conto, sottesa dal bisogno di evitare qualsiasi inconveniente di natura giuridica che sarebbe potuto emergere se il vino si fosse chiamato sic et simpliciter Salento. E poi, vuoi mettere il fascino che emana dalla lettura in etichetta di Salenzio è l’antico nome del Salento? Io magari, se mi capiterà, berrò questo vino, ma, per quanto riguarda l’antico nome, non me la bevo già da adesso…
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1 Modellato, probabilmente, sul Σαλαντίοι (leggi Salantìoi) che è in Giovanni Tzetze (XII secolo), Historiae, I, 766 e sul Σαλεντία (leggi Salentìa) di un frammento dell’Historia Romana di Dione Cassio (II-III secolo) citato dal ricordato Tzetze nello scolio 662 all’Alessandra di Licofrone.