di Armando Polito
Per i primi due temi del titolo rinvio il lettore al link https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/11/27/perche-gli-olivi-patriarchi-salentini-sono-sculture-viventi/ ove è ricordato il mito dei pastori salentini mutati in olivastri per aver osato sfidare le ninfe nella danza. Ovidio celebrò la favola, rielaborandola da Nicandro, nelle Metamorfosi.
Saltando ora, apparentemente, di palo in frasca (espediente che sostituisce il famigerato debbo fare ora una breve premessa …), tutti conoscono il nesso civiltà dell’immagine come etichetta affibbiata a quella dei nostri tempi. L’immagine ha avuto sempre la sua importanza e a tal proposito basta pensare alle miniature dei manoscritti medioevali e alle tavole che corredavano i primi testi a stampa.
Tra questi le Favole di Fedro e le Metamorfosi di Ovidio possono essere citate come emblematiche di un’intensa attività editoriale in cui il testo (e il discorso vale soprattutto per entrambi gli autori appena citati) che facilmente si prestava a trasfigurazioni moralistiche veniva corredato di commento e di immagini relative ai passi più importanti. Allora, però, il testo continuava ad essere l’elemento fondamentale, il punto di partenza e l’immagine solo una sua parziale integrazione; oggi, invece, mi pare che l’immagine sia diventata preponderante in tutti i sensi, sostituendosi, ahimè!, non solo al testo ma, più estensivamente e con gli effetti devastanti che nemmeno la disperata condizione di oggi ci spinge a capire nella loro autentica dimensione, all’essere che risulta strangolato dall’apparire.
Questo post, che è la naturale integrazione di quello presente nel link citato all’inizio, ha solo la pretesa di offrire un repertorio iconografico relativo alla favola ovidiana, tratto dalle innumerevoli edizioni delle Metamorfosi che si sono susseguite (per ragioni di spazio il lasso di tempo abbracciato va dal XVI al XVIII secolo) . Tutte le tavole, laddove non è specificato diversamente, sono state tratte da testi digitalizzati che il lettore potrà trovare all’indirizzo http://gallica.bnf.fr/; si tratta del sito della Biblioteca nazionale di Francia, attivo già da molti anni e questo la dice lunga su quanto la cultura, intesa come vettore dell’autentica democrazia, sia tenuta in conto da chi nel nostro paese (non ho la spudoratezza di scriverlo con l’iniziale maiuscola …)1 avrebbe il dovere, primario, di promuoverla concretamente e non con semplici dichiarazioni d’intenti che ormai mi fanno solo vomitare.
Il lettore avrà notato che l’elemento saliente delle tavole fin qui riprodotte è assolutamente identico. Questo fenomeno, che oggi si definisce plagio, in passato (?) era particolarmente diffuso non solo perché la relativamente limitata diffusione delle opere a stampa rendeva meno probabile la scoperta del furto ma anche perché spesso, per risparmiare, si utilizzavano per edizioni diverse gli stessi legni o, magari, ad essi ci si ispirava abbondantemente per la creazione di parzialmente nuovi.2 Per gli appassionati di giochi enigmistici il materiale si presterebbe a un Trova le differenze …
Evidentissima anche negli elementi di questo gruppo la catena di dipendenza già notata in quelli del precedente.
Anche qui il lettore può divertirsi a scoprire le differenze rispetto alla tavola precedente.
Ho riportato per ultima questa tavola, contravvenendo all’ordine cronologico fin qui seguito, per sottolineare la sua originalità compositiva e il dinamismo quasi tragico che la anima, in contrapposizione all’atmosfera quasi idilliacamente festaiola e piuttosto rilassata e rilassante che anima le altre.
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1 La digitalizzazione del patrimonio librario (quello non più soggetto ai diritti d’autore) ed archivistico (quello non più soggetto alla tutela della famigerata privacy) è solo la tappa iniziale che richiederà tempi lunghi soprattutto a causa di quello perso e che continuiamo a perdere. Nel frattempo, però, dovrebbe attuarsi veramente un processo di alfabetizzazione informatica che dovrebbe avere come protagonista la scuola in cui i soggetti (docenti e discenti) dovrebbero essere in grado di trasformarsi in “ricercatori continui” sfruttando le immense opportunità della rete. Mi pare, invece, a mesta conferma di tutti i condizionali che prima ho usato, che le giovani generazioni non riescano ad andare al di là dell’uso della tastiera di un telefonino con l’abilità e la rapidità di un prestidigitatore (per converso non sono in grado di scegliere la parola chiave da usare e da digitare, altra impresa, correttamente …, in un motore di ricerca e men che mai ad orientarsi in tempi ragionevoli nella selva di collegamenti che vengon fuori) e che nel frattempo i pc, magari costati una cifra alla parte di collettività che paga le tasse, fanno bella mostra di sé, quando va bene sottoutilizzati, quando va male usati a scopo pubblicitario per invogliare all’iscrizione in quell’istituto che trionfamente li esibisce agli studenti visitatori che l’anno successivo dovranno intraprendere un nuovo ciclo …
2 Il trascorrere del tempo, la tecnologia e la rete hanno amplificato parossisticamente questo fenomeno antico che può essere considerato, perciò, come un copia-incolla ante litteram. Non è raro, perciò, trovare in rete testi-mosaico in cui quasi sempre le varie tessere (spacciate per proprie) sono cucite malamente. Ma non tutti i rapsodi [da ράπτω (leggi rapto)=cucire + ἀοιδός=cantore] possono essere Omero …