di Giuseppe Resta
Per me, in una scrittura, è molto importante entrare nel ritmo del respiro che emana, nel battito del cuore che l’ha ispirata. Per me, le pause sono importanti come i pieni. Come in architettura, come in musica, come dappertutto ci sia arte: tutto è una sequenza di pieni e di vuoti, di luci e di ombre, di frasi, di virgole di punti. Un equilibrio di presenze ed assenze.
Se, quando inizi a leggere, trovi immediatamente la sintonia di battito e respiro con lo scrittore te ne innamori subito, lo assimili, lo metabolizzi. I concetti, le storie, i messaggi vengono dopo; prima il ritmo.
Questa sincronia di respiro, questa empatia di ritmo è stata la prima cosa a colpirmi della scrittura di Wilma Vedruccio, subito dopo aver preso il libro LA CASA DEL SALE in mano ed averlo iniziato a leggere dall’incipit del primo racconto. Ché poi non sono racconti, nel senso di piccole storie indipendenti. Anche se a me i racconti intrigano tanto, perché son come gli spot pubblicitari fatti bene: in pochi secondi ti devono veicolare una storia, un ambiente, una sensazione o stato d’animo. Nel piccolo si deve coagulare il grande. E ci vuole maestria.
Il Romanzo ha tempo per dipanarsi, per descrivere, per svolgere; il Racconto è sintesi. Il racconto è Giulio Cesare: veni, vidi, vici. Tutta sostanza liofilizzata, ma senza perdere odori sapori colori, suggestioni, storie. Non sono racconti, si diceva, quelli nella Casa del Sale: sono parti di un unico grande affresco. Parti per gli strumenti di un’unica sinfonia. Ogni voce, ogni timbro serve a comporre armonia, colore, suggestione. Come i particolari di un quadro di Hieronymus Bosch, dove ogni personaggio è una storia, una metafora, un’allegoria e tutti concorrono nel formare un dipinto corale e complesso. Se vogliamo lasciare l’ “Alto” e sprofondare nel “Basso” della comunicazione, passando dalla pittorica alla fumettistica, possiamo pensare alle grandi tavole di Jacovitti: intrecci di personaggi singolari e di particolari eterogenei, di objet trouvée che diventano parti di un tutto inscindibile, con un suo ritmo grafico, senza soluzione di continuità; con un proprio indiscutibile “timbro”. Così le storie degli uomini e delle donne – quelle che poi preferisco- si alternano ai punti di vista degli animali o delle cose, dai mitili, ai cani fino alle coccinelle ed alle pietre stesse.
Si delinea così un paesaggio dell’anima, una geografia dei sentimenti, che trova spazio in un Salento minore, quello degli antichi piccoli borghi, delle liturgie di una volta, di quei riti domestici dignitosi e silenti, rispettosi dei tempi lenti della ruralità, e dell’incanto di un paesaggio archetipo e ancestrale. Personaggi arcaici, o di sempre, si affacciano in questo microcosmo panteistico con la discrezione di ospiti desiderati. Infondendo pace.
La prosa si veste di coefficienti poetici, senza travestirsi di involuti effettacci verbali, di trovate letterarie artificiosamente stupefacenti, ma rimanendo nella poetica delle piccole cose, nella scorrevolezza di un tratto semplice e lineare, limpido come un orizzonte marino in una giornata di vento freddo da tramontana. La Natura Madre, si veste di incanto, diventa accogliente e provvidente, si fa curare e coltivare secondo le descrizioni minute e accorte, ma mai pedanti, di una sensibilità femminilmente materna. Panteismo, dicevo, coralità e armonia tra uomo, animali e natura.
Uno sguardo che diventa un abbraccio di questo mondo che fa sfondo a questi piccoli cammei, dove il Salento è certamente personaggio coprotagonista, presente ma non invadente, ma che, si suppone, la sensibilità e la delicatezza della scrittrice potrebbe benissimo esprimersi altrove, su altri territori, con altri orizzonti ma con uguale sensibilità, purché si senta pienamente a casa. Perché, come scrive Josephine Hart nell’incipit de “il Danno”: “C’è un paesaggio interiore, una geografia dell’anima; ne cerchiamo gli elementi per tutta la vita. Chi è tanto fortunato da incontrarlo, scivola come l’acqua sopra un sasso, fino ai suoi fluidi contorni, ed è a casa” .
http://www.wiver.it/wp/recensione-da-ce-vita-su-marte/