La poesia del diagramma

di Armando Polito

Corrono tempi in cui faremmo volentieri a meno di grafici che sintetizzano l’evolversi di fenomeni come la disoccupazione, la corruzione, il famigerato spread e tanti altri simili. Ci sono stati tempi migliori in cui la visione degli stessi grafici era di gran lunga più gratificante. Si tratta, però, di rappresentazioni ben distinte nel tempo. Insomma, è impossibile trovare un grafico che registri il progressivo peggiorare di un fenomeno di per sé negativo per tutti che trovi gradimento in qualcuno che non sia affetto contemporaneamente da sadismo e da masochismo; così non esisterà grafico confortante per tutti che non trovi  accoglienza calorosamente affettuosa. Va da sé che un unico grafico non può rappresentare contemporaneamente il peggioramento o il miglioramento della stessa situazione ad un’unica data.

Sembra un ragionamento banale , la cui razionalità, però si frantuma di fronte ai diagrammi che seguono.

Qui è registrato  l’andamento dei contatti (ne ho riportato il numero in testa ad ogni colonna) da cui questo sito è stato onorato nel periodo 29 settembre-4 ottobre appena trascorso.

L’attenzione è subito attratta dal picco registrato il giorno 30 settembre, quando abbiamo appreso che avevamo perso, a parziale conforto solo fisicamente, un compagno di viaggio dello spessore di Nino Pensabene. Quel picco suscita contemporaneamente due sentimenti contrastanti: la gioia che la nostra stima nei confronti di Nino coincida con quella di tanti e contemporaneamente la tristezza che si sia spenta una voce che ci avrebbe ancora detto e dato tanto.

 

In questo secondo diagramma il picco, la cui onda risulta in atto già il giorno precedente e non estinta nei due giorni successivi, corrisponde alla pubblicazione del post “Il bluff del malaffare Xylella”. Se l’affare è malo, mala non è certo la sensibilità manifestata da tanti lettori.

Quel picco dolce-amaro è, dunque,  nel primo e nel secondo diagramma la rappresentazione grafica di un ossimoro, che non è semplicemente una figura retorica ma, almeno per me, la figura retorica per eccellenza, quella che riassume tutte le altre, perché è il simbolo e l’espressione dell’essenza della vita.

Così anche due freddi, razionali, asettici, esteticamente monotoni e insignificanti grafici, anche questi due che non avremmo mai voluto vedere e il cui accostamento, se fosse stato possibile mentre era ancora in vita, Nino avrebbe gradito, quando  riescono a far coincidere in tutti sentimenti opposti, possono diventare, anch’essi, poesia.

 

 

 

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