Cosa c’è ancora da riscoprire in questa faccenda di vita in verticale? È buio intenso e le luci non hanno specchi, e non mi va di dire ci vuole il cuore, dobbiamo farcela, coraggio… sono stufo. Al bar un bicchiere di risate dura poco. Vorrei una saggezza di furfanteria, per divertire il mio migliore stato d’animo fin troppo tenuto nell’idiozia della regola. Una canna mi farebbe bene, almeno penso, ma sì perché non fumarla abbandonando la chesterfield per una sola fumata.
Ci vuole un respiro per quel sapere importante ed essenziale che non appaga mai. Per fortuna che c’è il caffè, dopo la doccia e il profumo del dopobarba, quando mi sono fatto (rifatto) ancora una volta per un giorno che non sia grottesco ed estremamente piegato in foglietti di felicità zingaresca.
Cosa posso fare per cambiare l’aspetto esteriore delle cose nel pieno della festa picaresca che non sopporto per niente? Ora che non si potrà più cantare cosa si farà? Il vino non scioglie la parola, a filosofare in questo banchetto di amici c’è il rischio di immoralità. Se almeno ci fosse un dio coraggioso, avido di anime, o magari un demonio pentito, o un santo, per un’idea di conclusione finale.
Ci vuole la canna per non morire di questa fottuta angoscia di vivere.
La canna alla lunga potrebbe scannarci, caro amico mio. E non possiamo, nonostante tutto, rinunziare alla speranza, per quanto rabbiosamente aleatoria, che la vita scanni, finalmente, i tanti scannatori, presuntuosi e parassiti, che se lo meritano …