di Rocco Boccadamo
A proposito del piccolo strumento che, come annotato nel reportage di sabato scorso, ho visto suonare sul Viale delle Terme di Abano, a riprova del mio perenne attaccamento al Salento, un sentimento che mi arde dentro anche a mille chilometri di distanza, mi viene di ricordare che, oltre mezzo secolo fa, nella natia Marittima c’era un compaesano di nome Angelo, in gergo dialettale detto l’Ancilu ‘a Ddolurata ‘u Fiuranu, il quale, da autodidatta, armeggiava, giustappunto, con l’armonica a bocca.
Lo faceva, abitualmente, di sera, dopo la giornata lavorativa e la cena, come pausa di svago e di distrazione, all’interno del negozio di barbiere gestito da Alessandro, nei pressi della piazza, dove, in aggiunta agli sparuti clienti bisognosi del taglio della barba o dei capelli, solevano riunirsi gruppi di giovani, interpreti di semplici e allegri cori sulle note dell’armonica.
Della compagnia, faceva parte ‘u Pippi ‘a Semira, dotato – lo è tuttora – di una bella voce, che negli anni successivi, fra l’altro, sarebbe divenuto cognato di Ancilu.
Le due suddette figure sono viventi ancora adesso e, quando mi capita d’incontrarle, scatta sempre una sorta di ritorno ideale alle lontane stagioni della bottega da barbiere, allietata da armonica a bocca e cori.
M. è nata nel 1991 in una cittadina sulle colline torinesi, rinomata, fra il resto, per la famosa “Lettera 43” e i cui abitanti sono denominati eporediesi. Figlia unica, dopo la maturità, per il proseguimento degli studi ha scelto di lasciare la sua terra, frequenta, infatti, psicologia in un ateneo del Veneto: le pesa un po’ il distacco dalle amiche delle elementari, medie e superiori, oltre che la separazione, nel senso chilometrico, dal suo ragazzo, rimasto a lavorare nel Piemonte.
Nella sede universitaria, abita in un appartamento preso in affitto, dove, per risparmiare sul canone, condivide una camera con una ragazza, mentre una seconda stanza ospita uno studente d’origine pugliese, aspirante filosofo.
Forse alla stregua di naturale reazione al suo stato di figlia unica, è contenta di abitare insieme con i due giovani, si adopera ai fini della preparazione comune dei pasti, con ciò compiendo un utile tirocinio in vista dell’eventuale, futura creazione di una sua propria famiglia.
Con il ragazzo, nell’estate 2012, ha trascorso una breve vacanza nel Salento, conserva un ottimo ricordo dei luoghi, in particolare dei mari e della gente.
M. sente molto la responsabilità di conseguire un buon profitto nei corsi accademici, così da ripagare i sacrifici economici dei genitori; in pari tempo nutre fiducia circa il suo futuro professionale, tendendo volutamente a immaginare che, intanto che lei completi gli studi, la situazione in giro possa subire notevoli modifiche in meglio, rispetto ai risicati e precari sbocchi ora, come noto, offerti ai giovani.
La coinquilina di camera, G., viene invece dal Sud, dalla Basilicata, esattamente dal paese di Stigliano, ubicato in un’amena zona del Materano, ricca di verde e di corsi d’acqua, caratterizzata da estensioni di terreni non pianeggianti, bensì ondulati, con una serie di avvallamenti, i cosiddetti calanchi.
La terra d’origine della ragazza richiama alla mente le plaghe del famoso poeta, sindacalista e politico locale, Rocco Scotellaro, vissuto solamente trent’anni: tra le sue opere, da ricordare in speciale modo “L’uva puttanella” e “Contadini del Sud”. Inoltre, si ricollega a un affascinante monumento religioso, che si erge su un’altura, il santuario dedicato a Maria Regina di Anglona, meta di nutriti pellegrinaggi da parte di devoti, provenienti sia dai territori vicini, sia da località distanti.
A proposito della “emigrazione” per studio della lucana G., anche lei iscritta a psicologia, colpisce in particolare il suo fermo intendimento di concentrarsi al massimo sulla strada scelta, restandosene fissa nella sede universitaria senza ravvicinati week end verso Sud e ciò rappresenta, inconfutabilmente, una palese conferma della grande forza di volontà che l’interessata pone sul fronte della realizzazione dell’obiettivo prefisso.
Ho ritenuto, oggi, di basare i miei appunti su sprazzi di semplici e sommarie storie di ragazze, vicende belle, senza enfasi o retorica, di e per un’Italia bella, in questo momento particolare in cui, alla ribalta della cronaca, dominano, purtroppo, altri, assai differenti eventi, riguardanti giovani donne, addirittura adolescenti.
Meno male che, alla luce della generalità della vita comune che scorre quotidianamente, alla fine è dato di poter costatare che si tratta di puntini neri isolati ed eccezionali.