Mannaggia Santa Pupa è un’esclamazione, ingenua e simpatica. Uno sfogo utile quando prendi coscienza di non aver imparato la chitarra (pur avendo in casa un padre chitarrista), quando ti svegli al mattino con i capelli attorcigliati dallo scirocco, quando nelle campagne salentine “incontri” un panorama fatto di terra rossa, ulivi, muretti a secco e… materassi e frigoriferi abbandonati. Non è una bestemmia, Santa Pupa non è mai esistita.
Mannaggia Santa Pupa è un grumo di ricordi del protagonista, istantanee della memoria legate ai nonni, ai genitori, all’asilo con le suore, al calcio, alle angurie, al mare, che invece di finire lentamente nel dimenticatoio, diventano le pagine di questo libro. Scandite da capitoli da titoli curiosi e accattivanti: “Abbiamo consumato le lingue nei ricci”, “Suor Realina”, “Premio Pulitzer, categoria barbieri”, “Nino dei gelati”, “Ti saluto o croce santa”, “A portieri volanti”.
I ricordi personali in primo piano, dunque, e sullo sfondo il Salento (“magnifico e insopportabile”, un posto ipocrita e schiavo dello scirocco, una terra che è un caffè sospeso) e i salentini (a cui basta guardarsi allo specchio e dire a se stessi “sole, mare e vento”, sempre in ritardo, sempre lenti).
BANDELLA
Nella “metropoli delle angurie”, paesone di provincia situato alla fine del mondo, dove il caldo umido e appiccicaticcio dello scirocco tutto avvolge e sconvolge, nasce e cresce un ragazzino timido che fa sogni abbastanza banali. Quello di fare il calciatore. Uno alla Van Basten, il suo mito. Oppure di diventare una rockstar, pelle abbronzatissima, chitarra al collo e stuolo di fan al seguito. Invece la vita gli ha riservato un futuro diverso. Colpa del padre, Silvano il barbiere, che non gli ha mai insegnato a suonare la chitarra. Colpa della madre Rosaria, la Lumacher con la 126 beige, che lo ha sviato dalla carriera calcistica. O forse solo colpa del destino.
Il protagonista si abbandona ai ricordi, lasciandosi guidare dal flusso dei pensieri, raccontando un’infanzia in un mondo che appartiene soprattutto agli anni Ottanta. Le giornate all’asilo con Suor Realina, le estati a Mondonuovo, in campagna dai nonni, la salsa fatta in casa, il rosario e gli scherzi ferragostani, Mescia Nena, la nonna paterna, donna tutta d’un pezzo, che sembrava essere immortale. E ancora i pomeriggi scanditi dall’attesa del gelataio Nino e le domeniche dalle partite della squadra di calcio del suo paese. Paese di una terra magnifica e insopportabile, dove pullulano i cervelli di cemento armato e dove i vecchi materassi si buttano sui cigli delle strade di campagna. Una terra che è un caffè sospeso.
Ricordi, stati d’animo, riflessioni, rimpianti, per giungere ogni volta alla stessa conclusione: “Mannaggia Santa Pupa!”
142 pagine
Lupo Editore
12 euro
uscito il 17 ottobre
…..e del Salento, magnifico e insopportabile, sempre in ritardo e sempre lento …….