di Elio Ria
La scrittura a mano è un esercizio piacevole che dà soddisfazione. Una lettera scritta con le proprie mani ha un altro sapore linguistico ma anche una denotazione di come si è. La tastiera ha sopraffatto la biro, la vecchia cara biro, che ha scritto milioni di messaggi indirizzati a familiari e amici. Adesso un sms risolve tutto con abbreviazioni e sterile impatto emotivo. Per scrivere con la tastiera non serve una bella calligrafia essendo le lettere omologate e standardizzate secondo caratteri predefiniti.
La scrittura a mano è in disuso, appartiene al passato, sono poche le persone che ancora ne fanno uso, eppure va in qualche modo preservata anche per evitare il rischio di dipendere soltanto dalla tecnologia. Un modo per ricordare di scrivere correttamente le parole mettendo da parte le ossessive e onnipresenti abbreviazioni che sconfortano e infastidiscono. Certo bisogna rendere tutto più veloce, anche la scrittura purtroppo deve assoggettarsi a questo comandamento. Quarant’anni fa nelle scuole elementari il maestro insegnava l’arte della bella scrittura e rendeva orgoglioso lo scolaro che prima doveva cimentarsi nella brutta copia e poi nella bella copia. Ma ancora prima doveva esercitarsi con le aste e i cerchi e poi passare alle lettere tonde e miste, miste con gambe verso il basso e prolungamenti verso l’alto, in un impegno costante per un testo pulito, senza macchie e chiaro.
Adesso per molti c’è la difficoltà di realizzare manualmente e correttamente i grafemi, rendendo la propria scrittura indecifrabile con segni di scrittura nervosi e svogliati. Dopo l’Unità d’Italia la Bella scrittura è presente nei programmi formativi ministeriali per tutte le scuole ed esistevano manuali per apprenderne l’arte e imparare a scrivere correttamente.
Nostalgia? No! Piuttosto una riflessione che, al di là delle comparazioni con gli attuali sistemi di comunicazione, invita a rivisitare un mondo di parole scritto con gli artifici e l’estro dell’arte. Quel mondo forse oggi chiede di essere rivisitato, studiato per non continuare ad esagerare con la scrittura della tastiera.