di Raffaella Verdesca
‘Gli ulivi che a Taviano alti e schietti
Van da Gallipoli in marea piana,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardar.
Mi riconobbero, e bisbigliaron ver me co ‘l capo chino
Perché non parli? Perché non ristai?
Se voi sapeste! … via, non fo per dire,
ma oggi so di finanza e un po’ d’affari,
di biomasse e pannelli solari,
di rondò e ragnatele stradali.
Un mormorio pe’ dubitanti vertici
ondeggiò.
Una gentil pietade avean di me,
e presto il mormorio si fe’ parole:
Ben lo sappiamo: un pover’uomo tu se’.
Rimanti, e i rei fantasmi che da’ fondi neri
Del cuore tuo battuto dal pensier
Guizzan come dai cimiteri
Putride fiamme innanzi al passegger.
Rimanti, e ti canteremo noi ulivi i cori
Che vanno eterni fra la terra e il cielo.
Il dissidio, o mortal, de le tue cure
Ne la divina armonia emergerà
A salvare noi miseri da fine certa
o voi prodighi da dubbia salvezza … ’
Forse così avrebbe scritto oggi il Carducci se fosse stato allevato da zolle
di Salento, quello che piange veleni e vomita rimedi.
E non me ne voglia il grande poeta se ho preso in prestito il suo amore per i
cipressi di Bolgheri, ‘in duplice filar’, per riaccendere la passione salentina
degli ulivi, in sconfinata distesa, intorno a Gallipoli, la zona dell’attuale
focolaio d’infezione da Xylella Fastidiosa,…forse.
Eh già, perché i georgofili si astengono dall’identificare con certezza la
causa di questa parassitosi nella Xylella, rinominata ormai batterio killer.
Terrorismo mediatico, diffamazione di una povera ‘Concausa’ elevata al rango
di ‘Flagello Esclusivo’, endemica strampalata Messalina senza particolari
fortune né piaceri. In poche parole una vecchia conoscenza della nostra terra
con all’attivo qualche buon colpo messo a segno nel passato, un lungo periodo
di buona condotta e una condanna di complicità con taglia pendente sulla
testa. E non solo sulla sua. Attenzione quindi alla testa nostra e a quella
degli ulivi contagiati, quasi 600.000 alberi per circa 8.000 ettari di terreno
interessato. Una vera strage.
“Non c’è cura, non c’è speranza di guarigione e gli alberi sono da abbattere
senza se e senza ma!”, questo il tenore delle dichiarazioni degli organi
competenti locali.
Sbaglio o gli alberi si curano ‘senza se e senza ma’?
Provate a convincermi che per curarli si debba ucciderli.
Se questa fosse la regola valida per alterazioni e malattie, l’intero globo
terrestre sarebbe oggi pressocchè disabitato: pochi esseri umani sopravvissuti
al delirio di onnipotenza, al contagio della corruzione, alla speculazione
famelica su ogni diritto;
lande deserte animate dal rosso diafano di qualche pomodoro OGM, sagome di
alberi di carta proveniente dalla deforestazione e riforestazione proveniente
dall’imponente richiesta di carta;
poche mucche meno pazze delle sorelle passate a miglior vita, qualche suino
privo di raffreddore, di maschera al silicone e di pass per i festini alla
Provincia, uno sparuto nugolo di api indenni ai pesticidi e alla squalifica per
doping, e un piccolo gregge di pecore geneticamente modificate, in grado d’
insegnare ai lupi come fare a ingannare i bracconieri, i rimborsi dell’Ente
Parchi e le esche estrogenate.
E in mezzo a questa Torre di Babele di buone intenzioni, di effetti estremi e
di ottimi profitti, credete davvero oneroso e insensato provare a salvare gli
ulivi del Salento piuttosto che i ‘detersivi’ per smacchiare denari e
coscienze?
Sarebbe criminale ricordare che le parassitosi si superano con la
sopravvivenza degli esemplari ad esse resistenti e che non è necessario
estirpare le piante colpite fingendolo un penoso dovere da emergenza
fitosanitaria?
Se un’emergenza c’è, riguarda il coinvolgimento di esperti nazionali e
internazionali in materia di bonifica, d’interventi di risanamento, di cura e
di salvaguardia degli uliveti dall’inesorabile diffusione del patogeno e della
speculazione.
Il nostro parco oleario fa invidia a tanti, si sa, i piani di sfruttamento
selvaggio del territorio non hanno mai avuto il vezzo della timidezza in questa
regione, e tutto, come d’incanto, può diventare all’improvviso business per
pochi, la cura come l’abbattimento.
E’ il modo più rapido per squarciare un’economia già in ginocchio.
Eppure, novelli Carducci, camminando per le nostre campagne dovremmo trovare
irresistibile il richiamo dei fedeli amici argentati, monumentale tempio di
forza, bellezza e sapienza senza età.
Nel magico rituale che attorno a loro si consuma da secoli, ci ritroviamo nel
cuore di una natura che si fa raccogliere e spremere per nutrire, di un’
atmosfera che suggestiona e incanta per identificare.
L’ulivo è infatti simbolo dell’identità di ogni suo abitante, è l’anello di
congiunzione tra il lavoro dell’uomo, le tradizioni e la cultura storica del
popolo salentino.
Albero sacro, elemento peculiare di un paesaggio che tutto perderebbe senza
quelle nodose promesse di vita che attraggono, non adescano.
Davanti alla chiesetta di San Pietro dei Samari, nella gallipolina Palude de
li Foggi, così come Carducci davanti a San Guido, nel cuore della Maremma
livornese, dovremmo idealmente raccoglierci tutti per opporci alle soluzioni
spicciole proprie della vita profana, identificata oggi nella condanna senz’
appello degli alberi infetti.
L’elevazione spirituale offerta dagli ulivi rimane perciò una realtà da
perseguire e un’importante ragione per cui lottare,… ma attenti all’ “asin
bigio”!
“… l’asin bigio, rosicchiando un cardo
Rosso e turchino, non si scomodò:
tutto quel chiasso ei non degnò d’un guardo
e a brucar serio e lento seguitò.”
Come non capirlo, povera bestia? Ha occhi solo per il suo bel cardo da
rosicchiare, unico mezzo attraverso cui crede e sente di realizzarsi, rimane
indifferente a tutto ciò che gli accade attorno, non si scomoda neanche se gli
crolla il mondo addosso: asino bigio di pura razza bigio asinina!
E pensare che suo cugino, per spaventare gli altri animali o forse solo per
primeggiare su di essi, un giorno volle mettersi addosso una pelle da leone,…ma
finì sbranato.
C’è la possibilità che questo post “Poesia su ordinaria follia” venga riproposto?
Si perchè: “L’elevazione spirituale degli Ulivi rimane una realtà da perseguire e una importante ragione per cui combattere….”
Credo sia ancora possibile cercare di risvegliare coscienze, moribonde, più che sopite…
Intanto per oggi lo condivido personalmente.