Il grigio e l’azzurro

da fotoamore.it
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di Pino de Luca

 

S’è scurito il cielo il giorno di San Bruno. Cumuli e nembi annunciano l’ufficiale ingresso del Colonnello Autunno. Un paio di giorni, tre al massimo. Penelope sembra abbiano chiamato la massa di freddo e pioggia che si vuole scaricare su queste terre amate dal sole.
Abbiamo abbastanza anni da ricordare quando l’autunno era una gran rottura di scatole con la pioggerellina fina fina che durava anche una settimana, dieci giorni. Adesso il clima s’è cambiato, lo scroscio è forte e rapido, magari anche violento e poi di nuovo il sole.
Ci adattiamo sempre e comunque, corti di memoria e avidi di vita, ci importa di rado capire perché le cose succedano, ma solo come da esse possiamo trarre profitto o, almeno, evitare danni.
Con le nuvole e la pioggia quindi principia una nuova settimana, questa che si è chiusa ha avuto il segno della morte. Quella annunciata e terribile di centinaia di disperati fuggiti dal pericolo per andare incontro alla tragedia. Le vittime dei boia con le lacrime agli occhi sono migliaia, forse milioni, alcune evidenti sotto i riflettori tantissime nascoste sotto le bombe.
La morte è anche nel cervello di bianchi terrorizzati dalle loro responsabilità: non è morta la pietas, è morta l’intelligenza, financo l’astuzia. Fuggono dalle guerre i bimbi dell’Africa, le guerre dove si spara per conquistare le materie prime con le quali pagare all’occidente le armi per continuare a sparare. E scappano i bimbi neri dagli occhi pieni di terrore, abituati a crescere in fretta e, tropo spesso, con la stessa fretta a morire.
Il segno della morte di Carlo Lizzani, compagno di lotta che non si è rassegnato al tempo, quel tempo che inesorabilmente scorre lasciandoci la voglia di lottare ma privandoci delle forze per farlo. E incapaci di sopravvivere all’impotenza, di essa ci liberiamo volontariamente dimentichi che ci liberiamo anche del resto.
Il segno del ricordo della vita di Franco Sinisi, strappatoci da una malattia ingiusta e crudele. È stata una tempesta di emozioni che pensavamo a spicchi e invece sono state grandi come le fette di un gigantesco cocomero. Però vissute insieme, condivise come si è fatto nei riti antichi, e quelle emozioni che nascono nella camera del dolore diventano ricordo, impegno, speranza, monito per andare avanti. Per affrontare una nuova settimana che nasce sotto un cielo grigio ma che segnerà, senza alcun dubbio, il ritorno dell’azzurro.
E sarà bello guardarlo quel cielo di luce, ancora più bello perché la morte, sia essa criminale, ingiusta o crudele, ci insegna ancora a stupirci di fronte alla vita.
http://pinodeluca.ilcannocchiale.it/
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