MONTATA LATTEA
di Nino Pensabene
“Terra pietrosa, terra d’uliveti
terra profonda, terra di vigneti”.
Ma tu, sofferta
ventosa e arsa campagna salentina,
non conosci soltanto queste glorie:
terra russa o terra neura,
terra ti sciardinu o terra furitana,
pagine di storia in tutto il mondo
sono le tue bionde gigantesche macchie
punteggiate dal rosso dei papaveri.
Sì, i campi di grano,
ma anche le distese fiorite di tabacco
o, nel ricordo,
quelle bianche di lino e di cotone.
E poi i ficheti, i pescheti e i mandorleti,
le siepi di fichidindia,
senza dimenticare
i sorbi, i carrubi, e i melograni
o gli ortaggi
in seno ai quali sono un immenso mare aperto
le piantagioni di angurie e di melloni.
Oh, terra salentina,
montata lattea della mammella di Dio!
In questa civiltà del non amore,
in questo progresso dell’ingratitudine,
capisco perché i maltrattati
ma puri di cuore contadini
religiosamente
si chinavano a raccogliere una zolla:
stringendola forte
la sbriciolavano piano fra le dita
come se, sorbendone con voluttà gli umori,
volessero amare
tutti i misteri del creato!