di Elio Ria
Il treno della Ferrovie Sud Est non è il massimo del comfort, sgangherato e lento com’è. Un serpente malandato che striscia sul suolo ferrato fra alberi d’ulivo, fichi, stazioni cubiche, zolle di terra rossicce, furneddhi di pietre brizzolate.
Il treno va sulle comode fantasie del viaggiatore. Taglia come un coltello a fette il paesaggio.
Pochi viaggiatori: una donna con bambino, alcuni studenti che si spellano le dita inviando sms, un vecchio pensieroso, pochi operai in apprensione del divenire.
I pali dell’energia elettrica fuggono e il caldo rumore della locomotiva impone agli occhi attenzione per una bellezza che a tratti sopravvive a stento.
Ogni tanto ci si guarda in volto: sono sguardi rassicuranti per comprendere nulla di particolare; non è impossibile conversare ma si è in attesa di un pretesto per poter attaccare.
Dal finestrino le immagini dei luoghi si susseguono nell’indifferenza della memoria, eppure sono suggestive e potrebbero suggerire una scorciatoia per eliminare ansie e irritazioni di vita. Una giovane donna legge un libro, non s’intravede il titolo e la curiosità di conoscerlo è tanta.
Ci vorrebbe però un libro da venerare e consacrare a questo viaggio, un’idea da collocare in un incontro fortuito con un libro da scrivere per potersi congiungere con altri, liberi in un infinito percorso di binari che non s’incontrano e non si finiscono. Un libro totale, borgesiano, per una biblioteca del treno, con libri antichi e nuovi da scrivere e riscrivere con mille diverse scritture di autori forestieri.
Sul treno la scrittura tira un sospiro di sollievo, è mobile, senza schemi di obbedienza, ma con serene formule di fantasia. C’è tutto il tempo per ascoltarsi e ascoltare negli intermezzi della malinconia della sapienza.
Non ci si può disinteressarsi della levata del sole nelle prime ore del mattino: uno spettacolo per pochi, che sanno apprezzano il miracolo del suo ritorno in alto. Il sole è umile… consapevole di dover poi ad una certa ora discendere; qualche volta abbraccia le nuvole stringendole a sé, le illumina ai bordi quanto basta per renderle graziose.
Il treno va, dritto, curvilineo, come un signore di altri tempi, generoso e galantuomo. Va! Nonostante il Tempo. Giunge e riparte come un gioco per bambini.
Questo articolo, mi ha riportato alla mente una poesia che anni fa mi inviò un amico veronese e che vorrei condividere proprio a commento delle considerazioni fatte.
Le mie origini sono veronesi e per me è molto comprensibile. Mi pare comunque non sfugga certamente il contenuto.
“Un giorno ero affacciato al finestrino della stazione ferroviaria di Verona e
attendevo che il treno partisse. Quando si mise in moto, chiusi il finestrino proprio
nel mentre una mosca stava entrando nello scompartimento; viaggiò con me per
molti chilometri fino ad una sconosciuta stazione, di dove uscì per sempre.
Durante il viaggio pensavo, guardandola, che accade così anche per ciascuno di noi
quando, senza sapere perché, ci si trova a vivere in un certo tempo e in un certo
luogo sul “Treno della Vita”, con dei compagni di viaggio, anzi, proprio con loro e
non con altri”.
EL VIAJO
La sa trovà sul Treno,
─ la mosca.
’na Man,
serando de boto el finestrin,
la l’avea messa in viajo
sensa che nisun ghe disesse
fin dove la saria dovù ’rivar.
L’à sempre volà
─ la mosca,
par saver do’ l’era,
tra fregole de pan,
colpi de capel schivadi par ’n pel
e rampegade su e so par ’l specio
drio a n’altra mosca che no la se fasea ciapar.
La se guardava intorno,
─ la mosca.
No ghera du che andase insieme.
Ognun par so conto:
l’omo el magnava un paneto,
la dona la sigava col bocia,
un vecieto el lesea de sbiego el giornal de ’n altro.
Ma l’avea trovà un posto che parea stregà,
─ la mosca,
dove se podea star de drentro e anca de fora:
caminando su la trasparensa del vero
la vedea sbrisiar via un mondo fantastico:
e prà e boschi e fiumi e monti
in paesagi che no i’era mai stessi.
La gavea le ali,
─ la mosca
e no ghe tornava ben
stasionar in un posto streto
dove se ris-ciava massa:
d’essar schizà par ’na cativera
o de vedarghe niente in galeria.
L’à lasàdo el Treno,
─ la mosca.
A na stasion mai vista,
’na Man,
sbassando de colpo el finestrin,
la gavea meso fine al viajo,
fin massa segnado dal destin.
****
La sà trovà in un’altra dimension,
─ la mosca.
Adeso, visto da lontan, el Treno el parea ’na stupidada:
un’ocasion par metarse in moto,
un casin che no se ne ghe ne venia mai fora,
’na fatiga da mati par diventar più boni,
un curto penar par goderse el dopo.
(f.m.)
Incipit poco gratificante per una linea tra le più suggestive al mondo e che non tiene conto degli sforzi che si stanno facendo per migliorare il servizio. Sembra un suggestivo ricordo di un passato neppure troppo lontano quando, effettivamente, i treni erano trainati da sbuffanti locomotive a vapore. I problemi rimangono, così come la facile retorica che si fa su treni e ferrovie. A volte ci vuole poco per cadere nella banalità e confondere i ricordi delle esperienze vissute. Il Salento è una magica terra che offre spettacoli davvero unici che spesso dimentichiamo di osservare perché troppo incattiviti con il mondo. Il treno delle SudEst è parte di quello spettacolo solo che non lo si sa amare.
Francesco
Il viaggio in treno, nella campagna salentina che ricorda ancora, a tratti, come originariamente era, il viaggio sul trenino della sud-est, quale opportunità per guardare e riguardarsi dentro, per appuntare lo sguardo sulle cose di sempre che quasi più non vediamo, la luce, le nuvole, il, paesaggio… un’opportunità per scrivere per cercare la verità vera il tempo di una tratta, da condividere con il silenzio dei compagni di viaggio, colti da una afasia senza spiegazioni…Bella pagina per un invito al viaggio.
Da sempre il treno è un luogo privilegiato: per sognare, per leggere, per osservare, per fare incontri. Da sempre la letteratura l’ha corteggiato. Oggi però sembrerebbe superato dall’aereo e forse dai missili (sapete di Marte?). Torniamo, però, ai tempi lenti e guardiamo non solo il paesaggio fuori ma guardiamoci negli occhi. Questo brano ce lo ricorda.
Si continua a parlare di trasporto in Puglia e in particolare nel Salento ma, non sarebbe bene eliminare prima di tutto gli sprechi di alcuni servizi ferroviari e non solo che effettivamente non servono a nulla ma solo ai nostalgici? Nella realtà in cui viviamo non possiamo rimanere attaccati agli “spettri del passato” abbiamo bisogno di innovazioni, di efficienza, di concretezza e non di vane illusioni e questo trenino che si snoda tra le campagne con passeggeri fantasma ( anche se denso di ricordi) è solo uno spreco per questo nostro territorio!
Una visione ottusa ed egoistica può parlare di spreco e passeggeri fantasma per le SudEst. Da quanto non sale su un treno? Da quanto non si fa una gita Lecce-Gallipoli o Lecce-Otranto? Per molti il treno rappresenta il mezzo più comodo, se non l’unico, per spostarsi tra due località. Se ci si svincolasse dalla becera mentalità legata all’uso dell’auto, se si pensasse un po’ meno all’ego e un po’ di più alla collettività, tutto funzionerebbe meglio. le SudEst hanno un enorme potenziale, legato alla loro capillarità territoriale, non pienamente sviluppato. Spettri del passato sono continuare a credere che il trasporto su gomma sia il futuro e il continuo denigrare la ferrovia convinti che sia il male peggiore non aiuta il trasporto pubblico locale.
Il treno! Un “milleruote” come tanti piedi umani in cammino per camminare insieme, accompagnare il paesaggio stesso in una giornata di conoscenza, di benessere personale, di condivisione, di ricerca, di emozioni, …
Non un treno per partire e arrivare velocemente, da un capo all’altro del mondo, da qualche parte, stretti dalla morsa del tempo che non concede sguardi oltre il finestrino appannato, oltre il computer ed il cellulare, strumento tecnologici che ci rubano quegli attimi magici a cui potremmo affidare, come su un tappeto volante, il nostro sguardo e la nostra immaginazione, per andare oltre il posto a sedere di un vagone affollato sempre in corsa, affannoso e stanco come il nostro respiro. Respirare il paesaggio è/e respirare la vita.
Per me il trenino delle FSE è un prolungamento del mio corpo, mi piace attraversare lentamente il verde degli ulivi, soffermare lo sguardo sulle campagne in fiore o bruciate dal sole, deturpate pure, ahimè, dall’incuria dell’uomo massacratore di bellezze che appartengono a noi tutti, al Creato.
Tutto questo non appartiene, come scrive nel suo commento Maria Grazia Presicce, “agli spettri del passato” ed i viaggiatori non sono “passeggeri fantasma”, ma esseri umani che amano, persone che riescono ancora, in questa società dell’ ”efficienza” e delle “illusioni”, dello sfruttamento e delle corse/follie collettive, a provare meraviglia e partecipare il bello che la nostra terra ancora ci dona.
Viaggiamo, dunque, ricchi degli albori della nostra storia e dei nostri sogni.
Contro il conformismo di una società falsamente tecnologica ed efficiente, conformista, sprecona e individualista.
Elsa Carrisi
Oh carissima, parli di sprechi? E le grandi strade a quattro corsie che sventrano, cancellano e consumano territorio come le chiameresti ? Progresso forse ? Modernità? Civiltà! !!!
Se il rischio è passare per nostalgici, noi, quattro viaggiatori, corriamo questo rischio e ci teniamo cara la rete ferroviaria che percorrere il Salento da nord a sud, da ovest ad est, permettendo di raggiungere i nostri paesi a coloro, e si è in tanti, che non li possono raggiungere, per i motivi più vari, con auto a grossa cilindrata e “piccola piccola” sensibilità.
Si parla di rendere il servizio efficiente e moderno (nel senso razionale di modernità) non di azzerarlo. Ce ne saranno grate le generazioni future, turisti compresi.
Bell’articolo, stupenda anche la discussione fra innovazione e conservazione. Attenti però, esiste un conservatorismo da (mi si passi il gioco di parole) conservare. Premetto che amo visceralmente il treno, anche se negli ultimi anni la politica delle Ferrovie già dello Stato hanno fatto in modo di impedirmi di utilizzarlo perchè ha costi doppi rispetto all’aereo offrendo servizi che definire indecenti è solo un ossimoro. Cito solo le sette (sette) ore di ritardo di un viaggio assurdo da Lecce ad Alessandria di qualche tempo fa senza alcuna informazione. La sud est è invece indispensabile, al di là delle considerazioni sul paesaggio e sui percorsi, sui rapporti umani e sulla possibilità di guardarsi attorno facendosi trasportare con dolcezza senza stress, proprio per la sua natura di dover essere “servizio pubblico”. Non leggo nelle parole dei detrattori, proposte dignitose per sostituire la ferrovia. Trasporto su gomma? Auto private? “Salentini arrangiatevi?” “Turisti, sono affari vostri se non vi offriamo un mezzo dignitoso?” Non leggo innovazione insomma, anzi, ritengo che i veri conservatori (del peggio) siano proprio quelli che vogliono smantellare tutto anzichè potenziare e rendere finalmente fruibile un bene comune come la sud est. Non è poco se la domenica i treni si fermano, non è poco perchè dicono ai salentini che se vogliono muoversi debbono obtorto collo arrangiarsi. Bene comune è un concetto da rivalutare per ogni servizio pubblico che si rispetti. Da decenni si parla di trasformare la sud est in metropolitana, con corse regolari. Questo forse toglierebbe dalle scassate strade asfaltate qualche migliaio di auto. Non si vuole fare perchè, dicono, mancano i quattrini. Il problema è tornare a concepire il “servizio pubblico” come tale: servizio per i cittadini, non già aziende private che se ne scatafottono delle persone in nome e per conto dei profitti. E’ uno spreco potenziare e rendere ancora più indispensabile il treno a discapito, magari degli autobus inquinanti o contare gli incidenti? Mah!
Interessante e preciso il suo punto di vista signor Ferraris. Col mio dire non volevo assolutamente screditare o vanificare quanto scritto dall’autore del brano. Amo tanto anch’io la natura in tutti i suoi aspetti e mi piacerebbe che tutti i salentini si adoperassero affinché questo territorio incantevole fosse più amato e onorato. Sono però, contro gli sprechi di ogni genere e nel Salento ( come in altre regioni) di questi esempi ne abbiamo davvero tanti . Un caso, purtroppo, è la ferrovia sud-est che, il più delle volte, viaggia quasi vuota. Bisogna ricordare che oltre il trenino o la littorina esiste anche una linea di bus che fa lo stesso servizio. Mi domando a cosa servono due linee per la stessa funzione.
Apprezzabile e concreta la sua proposta di trasformare la linea ferroviaria in metropolitana di superficie, proposta, tra l’altro, presa anche in considerazione da qualcuno parecchio tempo fa e poi riposta nel dimenticatoio, mentre la littorina, insieme agli autobus, continua ad andare su e giù per il Salento. Sicuramente gli intenti e gli interessi sono diversi da soggetto a soggetto. A “buon intenditore poche parole!” . Le sembra , poi ,mai possibile che qualcuno tra i governanti possa prendere in considerazione le proposte fattibili e innovative di un comune cittadino? Basta vedere com’ è stata ingabbiata la bella città di Lecce alla faccia dei cittadini che continuavano e continuano a protestare contro questo obbrobrio!
Gli stessi bravi cittadini che votano a stragrande maggioranza lo stesso governo della città che l’ha ridotta così come purtroppo è. Però queste sono le regole della democrazia, il fatto che spingano il trasporto su gomma ci deve indurre ad accettarlo senza null’altro proporre? Allora accettiamo il filobus così com’è e accettiamo ogni cosa perchè così è? Mah….