di Rocco Boccadamo
Altro che la mitica “Malizia” in celluloide, con un’avvenente Laura Antonelli intenta a sfaccendare in sommità ad una scala e un imberbe coprotagonista intensamente preso a coglierne e catturarne, dal basso verso l’alto, le intime meraviglie!
V’è una scena assai più antica, vera e reale, qui si proverà a inquadrarla e fissarla alla stregua di flash rinnovato e attuale, con interpreti in carne ed ossa e d’intensità che, senza alcun dubbio, regge appieno al confronto.
Corre l’anno 1954, si faccia il conto, da poco è stata inaugurata la sala cinematografica “Excelsior” a Marittima, circolano pellicole made in USA con la bellissima attrice e campionessa di nuoto Ester Williams, statuaria e formosa ma, al massimo dell’osé, con, indosso, costumi da bagno interi modello olimpionico e, ricordo particolare, un film italiano “Violenza sul lago”, interpretato dalla bellissima giovane attrice marchigiana Virna Lisi, purtroppo destinata, secondo quello specifico copione, ad una fine tragica.
In piena estate, temperatura caldissima, subito dopo mezzogiorno, un peperino adolescente di 13 anni o poco più, finito di pranzare con i familiari nella piccola casetta al mare, è già schizzato via, intenzionato a scansare l’obbligo del riposino pomeridiano, trasmigrando nel fondicello retrostante, fazzoletto di terra e pietrame e muretti a secco, riparandosi alla buona dai raggi solari a picco seguendo le strie d’ombra dei fronzuti rami d’un alberello.
Legge un fumetto, fra il calmo e lieve cinguettio di qualche passero assetato e il contrapposto sballo dell’esibizione di gruppi d’indefesse cicale.
Sennonché, ad un tratto, il ragazzo, attraverso l’eco del calpestio sulle foglie secche che ricoprono il terreno, percepisce dei passi, un movimento di persona, alle spalle di una casetta di pietra (caseddra) che insiste sul campetto adiacente e dove villeggia, per prendere i bagni nella vicina insenatura dell’Acquaviva, una famiglia del paese.
Quel movimento è animato da una ragazza, sui 15 o 16 anni e tuttavia già piena di forme come donna fatta, molto bella, peraltro ben conosciuta all’involontario testimone. Elisa, il suo nome.
Ella, appena risalita in casa, giustappunto, dall’Acquaviva, si è spostata in disparte allo scopo di cambiarsi, nel senso di togliersi il costume da bagno, beninteso intero, e indossare la normale biancheria intima.
Orbene, dovrebbe trattarsi di un attimo, di una sequenza fugace, e però l’azione, per il modo in cui si svolge e il pathos che contiene, è come se fosse un film intero.
Nota, infatti, l’adolescente in prima fila, che la protagonista sembra quasi voler rallentare la scena, addirittura interrompersi nella sequenza, in particolar modo allorquando la bellissima “attrice” si trova esattamente nello stato in cui è stata fatta da sua madre.
E, nello stesso tempo, lo spettatore avverte la sensazione, netta, che avendo, l’altra, colto la sua presenza, le esitazioni e il protrarsi temporale non sono propriamente casuali.
Ad ogni modo, non è arduo immaginare quali pensieri, fantasie e voli si formino, maturino e montino nella mente e nell’animo del tredicenne spettatore di cinquantasei estati fa.
Non c’è che dire un concentrato, una valanga d’emozioni che sopravvivono nitide anche nell’attuale stagione dei capelli bianchi.