di Armando Polito
Dionigi di Alicarnasso, storico greco del I secolo a. C., ci ha tramandato questa notizia: Allo spartano Leucippo, che aveva chiesto dove fosse destinato a lui e ai suoi compagni aver la sede, il dio rispose di navigare verso l’Italia, di abitare una terra in cui una volta sbarcati fossero rimasti per un giorno e una notte. Sbarcata la spedizione nei pressi di Gallipoli, uno scalo dei Tarantini, Leucippo, estasiato dalla natura del posto, convinse i Tarantini a consentire loro di accamparsi lì per un giorno e una notte. Dopo che passarono parecchi giorni e i Tarantini gli chiesero di andar via Leucippo non diede loro retta, dicendo di aver ricevuto da loro la terra secondo l’accordo per giorno e notte: finché ci fosse stato uno di questi, non avrebbe restituito la terra. I Tarantini, avendo capito di essere stati imbrogliati, permisero loro di restare.1
Faccio un rapido bilancio: Leucippo, semplicemente sfruttando a seconda della convenienza del momento l’ambiguità grammaticale di una (al momento della richiesta fatto valere come aggettivo numerale, poi, ad ospitalità ottenuta, come un generico articolo indeterminativo, tanto generico che può essere sottinteso pure, come ho fatto, nella traduzione, ma che nell’originale greco manca totalmente in entrambi i casi), ha beffato i Tarantini ma, se si vuole, il danno lo hanno subito i Gallipolini perché si son dovuti stringere per fare a tavola un posto in più; va bene che l’ospite (a me in questo caso sembra, se non un invasore, certamente un imbroglione) è sacro, ma metti che in quel tempo ci fosse in atto una carestia …
A distanza di secoli si direbbe che questa storica sudditanza di Gallipoli a Taranto abbia lasciato traccia anche nelle rappresentazioni geografiche. Me lo fanno pensare le due mappe che seguono, non inserite nel recente post2 dedicato a Gallipoli sull’argomento perché, a differenza delle altre, non sono in alta definizione e non consentono uno studio dettagliato.
(immagine tratta da http://www.antiquarius-sb.com/Catalogue_c.asp?page=4&area=115&subarea=41)
È la pag. 80 dell’Isolario dell’Atlante Veneto di Vincenzo Maria Coronelli uscito a spese dell’autore a Venezia nel 1696. Da notare che la mappa annessa non reca il titolo Gallipoli, ma un anonimo Isola del golfo di Taranto.
Se la dicitura qui è in parte giustificata dal titolo generale dell’opera (da ricordare che fino alla fine del XVII secolo l’Adriatico fino ad Otranto si chiamò Golfo di Venezia) nella mappa che segue, sempre dello stesso autore, tratta da Teatro della Guerra diviso in XXXXVIII e risalente al 1707 circa, l’Isola ha lasciato il posto a Taranto: Fortezza.
(immagine tratta da http://www.antiquarius-sb.com/Catalogue_c.asp?page=4&area=115&subarea=41)
È come se si perpetuasse la presenza dominante di Taranto che aveva avuto la sua rappresentazione eloquente quasi 2500 anni prima nella Mappa di Soleto, in cui i caratteri di ΤΑΡΑΣ (leggi TARAS), più grandi rispetto a tutti gli altri, la dicono lunga, già graficamente.
(foto dell’autore)
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1 Antiquitates Romanae, XIX, 3: Λευκίππῳ τῷ Λακεδαιμονίῳ πυνθανομένῳ ὅπου πεπρωμένον αὐτῷ εἴη κατοικεῖν καὶ τοῖς περὶ αὐτόν, ἔχρησεν ὁ θεὸς πλεῖν μὲν εἰς Ἰταλίαν, γῆν δὲ οἰκίζειν, εἰς ἣν ἂν καταχθέντες ἡμέραν καὶ νύκτα μείνωσι. Καταχθέντος δὲ τοῦ στόλου περὶ Καλλίπολιν ἐπίνειόν τι τῶν Ταραντίνων ἀγασθεὶς τοῦ χωρίου τὴν φύσιν ὁ Λεύκιππος πείθει Ταραντίνους συγχωρῆσαί σφισιν ἡμέραν αὐτόθι καὶ νύκτα ἐναυλίσασθαι. Ὡς δὲ πλείους ἡμέραι διῆλθον, ἀξιούντων αὐτοὺς ἀπιέναι τῶν Ταραντίνων οὐ προσεῖχεν αὐτοῖς τὸν νοῦν ὁ Λεύκιππος, παρ᾽ ἐκείνων εἰληφέναι λέγων τὴν γῆν καθ᾽ ὁμολογίας εἰς ἡμέραν καὶ νύκτα· ἕως δ᾽ ἂν ᾖ τούτων θάτερον, οὐ μεθήσεσθαι τῆς γῆς. Μαθόντες δὴ παρακεκρουσμένους ἑαυτοὺς οἱ Ταραντῖνοι συγχωροῦσιν αὐτοῖς μένειν.
2 https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/09/03/gallipoli-in-otto-mappe-antiche/