Il Frascone e dintorni in due carte piuttosto datate

di Armando Polito

 

Poiché la platea dei lettori di questo sito si avvia a diventare internazionale (una volta tanto, forse, non c’è sarcasmo nelle mie parole …), sento preliminarmente il dovere di dire che Frascone è il nome di una delle marine di Nardò, meno blasonata di S. Maria e di S. Caterina, ma che in questi ultimi decenni ha visto aumentare in modo esponenziale il numero dei frequentatori diurni, quasi sicuramente per aver conservato, nonostante l’abusivismo edilizio che ha lasciato pure lì le sue piaghe, l’originario aspetto selvaggio. Completo questa informazione dicendo che il toponimo trae molto probabilmente origine dalla presenza in loco di un esemplare notevole (comunque non più visibile …) di frasca, nome in italiano generico ma col quale dialettalmente noi indichiamo il lentisco1.

Il dettaglio dell’immagine di testa  è tratto da uno (il ventiduesimo) dei 32 fogli che compongono l’Atlante geografico del  Regno di Napoli  di Giovanni Antonio Rizzi Zannoni con incisioni di Giuseppe Guerra, uscito a Napoli per i tipi della Stamperia Reale dal 1789 al 1808, il cui collage è visibile all’indirizzo http://www.davidrumsey.com/luna/servlet/detail/RUMSEY~8~1~246514~5515020

Gli originali risultano riprodotti ad altissima definizione, il che consente con lo zoom a disposizione di cogliere il dettaglio che interessa.

Essendo ancora estate ho ritenuto opportuno dedicare la mia attenzione alla spiaggia del titolo, ma non è da escludersi che in seguito possa soffermarmi su altri dettagli perché ho visto che la mappa è interessante anche dal punto di vista toponomastico contenendo nomi già noti ma di loro pure varianti sconosciute, almeno a me.

Cominciamo ad avvicinarci alla zona che ci interessa.

 

Ho evidenziato con la circonferenza in rosso le tre insenature che costituiscono il Frascone. Nell’immagine seguente, adattata da Google Maps, lo stato attuale dei luoghi, cui ho aggiunto la didascalia per un più facile riconoscimento dei dettagli.

 

La spiaggia principale, corrispondente a D.

 

 

In questo dettaglio, tratto (http://www.mapsandimages.it/eMaps/autore.htm?idAut=470&numPage=3) da un’altra carta degli stessi autori e uscita per gli stessi tipi nel 1789, è visibile la vicinissima Palude del Capitano, dettaglio che manca nella carta precedente; l’ho evidenziata con la circonferenza rossa.

 

 

 

Ho evidenziato, invece, con la circonferenza celeste quella che è un’altra spunnulata2 più piccola (foto sottostanti) nella quale, quand’ero verde, con mio cognato Giuseppe, ancora più verde di me, mi immergevo di notte a catturare la carita3 che docile, abbagliata com’era dalla luce della torcia a pile (quante ne abbiamo consumate!; la lampada ad acetilene non consentiva di indirizzare il fascio luminoso), entrava nel caritaru (l’angolo di un sacco montato attorno ad un corto ramo le cui biforcazioni venivano legate fino a formare una struttura simile al telaio di una racchetta); di lì a qualche ora avremmo utilizzato la carita come esca micidiale per cazzi ti rre, fanni, pitrusine, sparioli, opee compagni e il caritaru come ultima risorsa per tentare di recuperare qualche pesce scivolatoci dalle mani mentre lo liberavamo dall’amo (altro che retini intelligenti, vermi giapponesi, cinesi e pure venusiani di oggi!).

 

 

Di seguito ho evidenziato sul dettaglio tratto da Google Maps la Palude del Capitano e la spunnulata più piccola. Facendo il confronto col dettaglio antico si nota come in quest’ultimo la Palude risulta ruotata di 270°. Si tratta di un evidente errore di rappresentazione perché, pur ipotizzando in due secoli parecchi crolli, il profilo antico coincide sostanzialmente, a parte la detta rotazione, con quello attuale.   

Per la storia: tutte le foto dei luoghi, compresa quella della carita in nota 3, quando non espressamente detto, sono mie e risalgono al 2000. Basta, altrimenti mi prende la malinconia! Sarà un pretesto per non ammettere che altro da dire non mi sta venendo in mente?

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1 Su questa pianta vedi https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/09/21/il-lentisco-volgarmente-detto-frasca-piccolo-capolavoro-di-creativita-linguistica/

2 Sprofondamento dovuto al cedimento della volta di una cavità di origine carsica. Quando questo sprofondamento è vicino al mare, come nel nostro caso, la cavità forma un vero e proprio laghetto. Nel caso della Palude del Capitano l’acqua è salmastra perché quella marina si mescola con quella dolce di sorgenti sotterranee. La voce spunnulata deriva per assimilazione di spundulata, participio passato sostantivato di un inusitato spundulare, forma frequentativa di spundare (corrispondente all’italiano sfondare) come friculare=sfregare è  dal latino fricare con lo stesso significato.

3 La carita è una specie di gamberetto (nella foto sottostante tra le dita di mia figlia Caterina) che in quella spunnulata ha trovato il suo habitat ideale (tuttavia, non avendolo cercato da più di dieci anni, non posso garantire che sia sopravvissuto …). La voce è  dal greco καρίδα (leggi carìda), accusativo di καρίς (leggi carìs)=granchio. Nel greco moderno gambero è καραβίδα (leggi carabida) che non è altro che l’accusativo del classico καραβίς (leggi carabìs)=aragosta o gambero. Va detto pure che dal greco καρίς/καρίδος (leggi carìs/carìdos) è derivato sì il latino càris/càridos ma che la nostra voce, proprio per via dell’accento, si riconnette direttamente alla forma greca.

https://www.fondazioneterradotranto.it/2010/11/15/il-pesce-fa-bene-al-cervello/

 

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