di Francesco Greco
Infido, silenzioso, sfuggente: quel fiocco di neve racchiude un algoritmo. Incuba per 10 anni, poi esplode a ritmo esponenziale, atrofizza i polmoni, soffoca la vittima sacrificale sull’ara di un modello di sviluppo criminale, perseguito da un capitalismo assassino, “avido” (Antonio Mariello, ex operaio Eternit, malato: “Viviamo con la paura addosso…”) da albori della rivoluzione industriale, quando bambini e cavalli diventavano ciechi scendendo nel cuore nero del mondo, le miniere di carbone.
Non è un caso che la Svizzera, pure erede di Calvino e Jean Ziegler, dopo tale lasso di tempo non riconosce come invalidante la malattia causata dall’amianto e scoraggia vertenze e richieste di indennizzi. “C’è del metodo nella follia”, direbbe Shakespeare. “Come i truffatori italiani, spesso manco i nostri pagano…”, riflette amaro Dieter Bachman, intellettuale svizzero con casa a Urbino.
Dicono che il minerale era noto al tempo di Cesare e anche nell’Impero si crepava al suo contatto. Se non è leggenda metropolitana è segno che 20 secoli sono passati e la vita dell’operaio dell’Urbe valeva quanto quella di Ippazio Chiarello da Corsano, “uomo di polvere”, il primo morto nel Capo di Leuca, 20 anni in Svizzera a lavorare le “ternitte”: lo ha ucciso nel 1990, a 55 anni, lasciando sola Assunta a crescere 3 figli: “Lavorava alla macchina macina-sale, da quella polvere faceva la pasta d’amianto e nel frattempo firmava la sua condanna a morte…”.
Poi i morti verranno da Alessano, Andrano, Tiggiano, Salve, ecc.: ondate di flussi migratori fra i ’60 e gli ’80. Fiocchi pregni di semantica, si trasfigurano in un’idea filosofica: la vita, il lavoro, la paga assimila la malattia e poi la morte, le incarna, si sovrappone, coincidono. E c’è una beffa allegorica anche nell’etimologia: asbestos significa candido, Eternit richiama l’indistruttibilità del materiale come dell’ultimo sigillo, la manciata di malta che chiude la lapide.
Ma i tempi cambiano: nuovi soggetti irrompono nell’agorà, portatori di altre percezioni, sensibilità, rivendicazioni di diritti naturali recuperano linfa, magistrati coraggiosi, gente che ci mette la faccia. Il web è il volàno: sparge contaminazioni a ogni angolo del mondo, rafforza coscienze. Oggi nessuno può dire: non sapevo, non mi hanno dato la parola. Il 13 febbraio 2012 la giustizia italiana (pur aggredita e relativizzata da anni) ha scritto una pagina gloriosa: gli industriali svizzeri dei fiocchi di neve assassini condannati a pene severe dal Tribunale di Torino: non potevano non sapere che i loro operai si ammalavano e morivano d’amianto (oltre 2000). Confermate dall’appello di giugno. Infranto il sillogismo vita-morte. Non si può morire per vivere. Vittoria storica per i lavoratori di tutto il mondo, i loro diritti, il primo: la vita.
Nelle stesse ore, il docu-film “Se solo i petali volassero-Amianto mai più” (su youtube il trailer) era premiato per la terza volta nelle rassegne cinematografiche di tutto il mondo e alla Mexapya Produktio (www.mexapya.net) i registi Isidoro Colluto, Donato Nuzzo e Fulvio Rifuggio, in post-produzione davano gli ultimi ritocchi a “L’Eterneide” (gli operai pugliesi dell’Eternit di Niederurnen), 1a nazionale a Castiglione d’Otranto, Stazione ferroviaria, dibattito condotto con passione civile dalla bellissima Tiziana Colluto (foto di Mario Monsellato).
I due lavori durano un’ora. Il primo nasce nell’autunno 2011, porta la firma di 28 studenti della IV F del Liceo delle Scienze Sociali “Laura Bassi”, Bologna, finanziato con cene, feste, un cd di musica folk (“Induo Band”): girato fra Bologna, Roma, Casale Monferrato: “Abbiamo conosciuto una donna che ha perso il marito, un fratello e una sorella”, dice Angelica Bucca. Aiutati dal prof. Roberto Guglielmi, dopo Casale M. (sentenza di primo grado), a Roma, al Senato: “Abbiamo chiesto a Felice Casson – spiega – perché lo scandalo dell’amianto assassino era esploso e i politici stavano zitti…”. Il senatore Pd ha incartato le loro 7 proposte (http://www.facebook.comAmiantoMaiPiu: sensibilizzazione sui rischi dell’amianto nella scuola e nella società, una rete nazionale di segnalazione, prevenzione, controllo del territorio, un numero verde per segnalare abbandoni, rimozioni abusive, ecc. e un database per monitorare in tempo reale la bonifica, obbligo per le Regioni di realizzare discariche apposite, eliminare la differenza fra amianto in materia compatta e friabile, uno sportello comunale che informi sui servizi offerti, obbligo di auto-denuncia dei mca, manufatti contenenti amianto e del certificato di fabbricato), in un progetto di legge che affronta razionalmente la materia: 80mila tonnellate di amianto avvelenano il paesaggio e le nostre case, i costi dello smaltimento scoraggiano i cittadini: perché le istituzioni non se ne fanno carico?
Anche Bologna (OGR, Officine Grandi Riparazioni) ha pagato un prezzo ai fiocchi velenosi: circa 200 morti per patologie absesto-correlate. E mentre leggiamo nel mondo altri operai stanno morendo: solo 60 Paesi l’hanno messo al bando: India, Brasile, Cina, Canada indugiano. D’altronde, qui si è andati avanti sino all’esaurimento scorte (1998): è il profitto, bellezza! Il documentario dei cineasti pugliesi dà voce ai protagonisti, fra Svizzera e Puglia, ma anche a un oncologo, a Bruno Pesce (portavoce Associazione vittime di Casale M.), Raffaele Guariniello procuratore capo di Torino. Lo stile è quello essenziale, rapsodico dei documentaristi inglesi, tedeschi, francesi (noi non abbiamo grandi tradizioni: moralisti e servili, ci parliamo addosso). Denuncia, realismo crudo, a tratti aspro, scorre sulla forza della parola. Autofinanziato col crownfunding: “Le produzioni dal basso – dicono i registi – garantiscono maggiore libertà d’espressione”. Sarà portato nel mondo: Bari (Fiera del Levante), Napoli, Svizzera, Brasile, ecc. Come dire: Nord e Sud del mondo uniti nella lotta all’amianto.