di Pier Paolo Tarsi
L’orgoglio geneticamente provincialista dei salentini, che fa incazzare o fa sorridere (ma di tristezza) è davvero ineusaribile. Da un paio di giorni sono tutti esaltati da un pezzo (che peraltro fa veramente cacare) che tratta di una visita di 36 ore a Lecce pubblicato sul New York Times. Son così i salentini. Hai voglia a fare studi e riviste serie sul territorio, hai voglia a fare denunce sulle malefatte nostrane, loro…leggono solo il New York Times, sono mica provincialotti, guardano in grande, al mondo, all’immagine che questo dona della loro terra, una dipinta con un pasticciotto qua, una facciata barocca di là, quattro note di pizzica e contorno di quattro minchiate.
Pier Paolo, le cacate sono ben altre. E tu lo sai.
Mai generalizzare caro Pier Paolo (staccato, due nomi ma un solo onomastico, tiè) i salentini non sono tutti così, qualcuno legge anche il Washington Post, altri Il Quotidiano più letto del Salento. Pochi leggevano altre testate piccole piccole. Lo stereotipo del Salento è quello che amministrazioni (poco) avvedute vogliono lanciare in giro. Ho assistito alla festa per i vent’anni di Lupo editore. Sul palco alcuni cantautori e, come faceva sagacemente notare Pino De Luca, giornalista acuto, raffinato intenditore di cibi e bevande che mi ha illuminato sulla differenza fra scapece e carpione (ma questa è altra storia che penso dovremo approfondire, l’aceto che conserva i cibi in Salento è lo stesso che li conserva in alta Langa e Monferrato, ne parleremo eh Pino) diceva il De Luca che su quel palco, quella sera, c’era ottima musica e “neppure un tamburello”. E girando per sagre mi dico che la pizzica forse è bella, però in estate “che palle la pizzica e la taranta”, e chi amministra fa la notte della taranta per declinare monotematicamente il Salento, forse. Ecco, i salentini sono anche ottimi artisti che cantano di Salento come l’ormai stranoto De Santis, e sono i Perrotta che porta in giro nel mondo (non so se il New York Times ne parli) la storia delle migrazioni. Un’ultima annotazione: a me il pasticciotto piace, e mi piacerebbe anche se lo facessero in Piemonte. Ora stacco, fra poco avrò un treno che mi porterà attraverso l’Italia intera dal Piemonte al Salento. In fondo mi manca un pò.
Quanta amarezza Pier Paolo Tarsi!!! Sicuramente sarà fondata, a volte capita di lasciarsi prendere dallo sconforto, particolarmente quando si insinua la sensazione che non cambierà mai nulla…
Eppure è proprio in questi momenti che deve dare un colpo di reni e ripartire, poichè desiderio e azione devono procedere sempre strettamente legati…
Chi è poi che viene a Lecce di così importante, da scomodare il New York Times?
Come non posso essere d’accordo con te, caro Pier Paolo? La forma di cieco campanilismo misto ad ignoranza e a una punta (?) di stupidità che tu denunzi è forse meno grave di quella che ho recentemente stigmatizzato in https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/07/24/no-mmi-tuccati-lu-mieru-non-toccatemi-il-vino/. Ci esaltiamo per le quattro solite trionfalistiche e consolatorie banalità dette da altri (nel caso da te prospettato da redattori, presumibilmente, americani e forse pure su commissione …) e neppure battiamo ciglio per le oscene bestialità scritte da connazionali (non credo che l’autore dell’articolo di Bell’italia sia un australiano …). Altro che cacate e stronzi! Almeno quelli non metaforici, a lungo andare, danno dell’ottimo concime …
Sono lontana da tanti anni da Lecce e quando scherzosamente dico” orgoglio salentino” non penso ai pasticciotti o alle ” quattro note di pizzica” come le chiami tu.. Penso solo a quanto di buono mi ha regalato la mia terra: ho studiato, ho frequentato lì l’università è conseguito la mia abilitazione professionale.. E i salentini che ho incontrato durante il mio percorso mi hanno aiutato a essere quella che sono ora e ad essere riconosciuta come “valida professionalmente” in regioni lontane..Non posso quindi nn pensare che l’orgoglio salentino che attacchi e critichi tu è un sentimento diverso dal mio…