di Pier Paolo Tarsi
In bici, con Cosimo, di notte, da Copertino a Santa Barbara fino a Collemeto. Sei o otto chilometri, non lo abbiamo ancora capito, su strade di campagna. Frazioni di Galatina ignote ai più, borghi da far west, quelli in cui mi sento a casa. Verso la festicciola. “Signora, per piacere, ci controlla le bici che non abbiamo i lucchetti?” E quando certe anziane signore ti dicono “si” ti puoi fidare. Tornati ore dopo, con le luci ormai spente della festa, lei e le sue commari sono ancora lì, sbadigliando, ad aspettare, e raccomandarsi infine di stare attenti, di accendere le luci, di badare agli ubriachi in macchina. Chissà perché gli ubriaconi in bici come noi sono tollerati da tutti, e forse persino graditi al mondo. A Collemeto ci si incontra con gli altri due amici giunti in auto, erano stati a Nardò, ma la situazione era troppo chic, non è roba per noi. Abbiamo individuato il bar più spranto in pochi secondi, col l’istinto di rabdomanti. Campeggiava la scritta “Peroni”. È decisamente il nostro posto. Prima di sederci abbiamo acquistato noccioline sbucciate, mardorle e pistacchi. “Li morti loru quantu costanu!”. Lei, naturalmente, la cummare Anna, ex-modella in pensione dedita oggi all’arte delle imprecazioni. Poi giù di birre, a pochi metri dalla piazza in cui suona un gruppo dei gloriosi anni 70, di quelli che piacevano alle nostre madri, di quelli la cui musica era la colonna sonora dei loro amori puri ed eterni coi nostri padri. Le orme. Infine il ritorno. La notte assoluta, perfetta. La mezza luna, i grilli, cicale nottambule, ed una volpe sbigottita. I cani che all’andata ci avevano inseguito ormai dormono e si sono rotti le scatole, o semplicemente non siamo più estranei per loro. Il fresco. Le costellazioni, talmente evidenti che potrei persino io provare a imparare i loro nomi una buona volta. E venere, la bella, il pianeta che si concede a occhio nudo. Non chiedo altro. Una nottata quasi perfetta, quasi, ma questa è un’altra storia.