di Armando Polito
Pare che pure con le corna è meglio abbondare che essere in difetto: non riporto l’opinione di qualcuno abituato più a farle che a subirle o di qualcun altro che con le corna ha trovato il sistema di procacciarsi non solo il pane, come nel vecchio proverbio dialettale ricordato all’inizio, ma pure il companatico; intendo solo introdurre la locuzione gemella di fare le corna, cioè mettere le corna.
Mi pare di sentir dire: – Fare o mettere, sempre corna sono!– D’accordo, però basta un verbo nel fare la differenza, non a cancellare le corna ma a mettere in discussione tutte (in realtà due) le ipotesi fin qui presentate.
A questo punto introduco Niceta Coniata, un autore bizantino vissuto tra la seconda metà del XII secolo e il primo ventennio del successivo. Nel ritratto che ci ha lasciato di Andronico Comneno (1118-1185), imperatore di Bisanzio dal 1182 fino alla morte) dopo averne sottolineato i vizi e la crudeltà, scrive: … sicché appese anche le corna dei cervi da lui cacciati, che erano di dodici palmi e avevano qualcosa di meraviglioso, ai portici in piazza per l’esibizione della grandezza delle bestie da lui prese, in realtà per deridere la cittadinanza e per ridicolizzarla con allusione alla inadeguatezza dei mariti.1
Con appese ho tradotto l’originale ἀνήρτη (leggi anerte), che è da ἀναρτάω (leggi anartao), composto da α– con valore copulativo, –ν– eufonico e ἀρτάω=appendere, attaccare.
L’assimilabilità di mettere le corna con attaccare, appendere le corna rende plausibile che tutto sia connesso col testosterone di quel satiro di Andronico …
Non rimane che fare un piccolo assaggio di questo mettere le corna usato in letteratura: Giovanni Boccaccio (XIV secolo), quinta novella della settima giornata: … che io giuro a Dio, se voglie me ne venisse di porti le corna, se tu avessi cento occhi come tu n’hai due, mi darebbe … (porti equivale a metterti) e il già visto (a proposito di far le fusa torte) Domenico di Giovanni detto Il Burchiello, Rime, CXX, vv. 15-17: Le nostre frontigiane,/son sì ‘ndurate nella nostra fede,/ch’a chi mette le corna non si vede.
Ora veramente non so più dove sbattere corna …2; voglio concludere, però, questo difficoltoso viaggio con due testimonianze. La prima è di origine letteraria e si può tranquillamente considerare, da un punto di vista enigmistico, una sciarada all’inverso: Girolamo Gigli (XVII-XVIII secolo), La moglie giudice e parte ovvero il Ser Lapo (é il titolo di una commedia):
– Mi farà diventare il Maestro di Giotto – (soluzione: Cimabue>cima bue=cornuto).
La seconda è una similitudine, questa sicuramente di origine popolare, che spopolava in classe ai tempi del liceo (sto parlando di quand’ero studente …): Tieni cchiù ccorne tu ti nu panaru ti cozze munaceddhe [Hai più corna tu di un paniere (pieno) di lumache monacelle].
Siamo fuori stagione e poi mi manca pure il paniere e non ho voglia di perdere tempo con un fotomontaggio. L’immagine di un solo esemplare di munaceddha (Helix aperta) basta, ove ce ne fosse bisogno, a dare l’idea.
Vedo che Nerino (per chi non lo sapesse è il più indemoniato dei miei tre gatti) sta guardando insistentemente sul monitor quest’ultima foto; ora mi sta fissando; ora sta riguardando la foto; ora mi sta rifissando e contemporaneamente sta emettendo uno strano lamento: che vorrà mai dire?
(FINE)
la prima parte in
https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/07/17/tutto-o-quasi-sulle-corna-13/
la seconda parte in
https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/07/18/tutto-o-quasi-sulle-corna-23/
_________________
1 Nicetae Choniatae historia, a cura di B. G. Niebhur, Webber, Bonn, 1835 (fa parte del Corpus scriptorum historiae Bizantinae); la vita di Andronico Comnino occupa le pagg. 356-463 e il passo che ci interessa (tratto dal II capitolo del II libro) è alle pagg. 418-419: … ὥστε καὶ τῶν παρ’αὐτοῦ θηρωμένων ἐλάφων τὰ κέρατα ὅσα δωδεκάδωρα ἦν καὶ εἷχόν τι θαύματος, ταῖς κατὰ τὴν ἀγορὰν ἁψῖσιν ἁνήρτα, τῷ μὲν δοκεῖν εἰς ἔνδειξιν τοῦ μεγέθους τῶν παρ’αὐτοῦ ἁλισκομέων ἀγρίων, τῷ δὲ ὄντι διαμωκώμενος τὸ πολίτευμα καὶ διασύρων εἰς ἀκρασίαν τῶν γαμετῶν.
2 Nonostante corna stia come sinonimo di testa, è indubbio che la locuzione proprio grazie a questa sostituzione esprime più efficacemente, grazie ad un’allusione inconscia di natura sessuale uno stato di pregressa frustrazione anche quando questa non ha motivazioni di ordine sessuale.
Ora abbiamo una “cornucopia” di corna tale da farci sentire “cornuti e maziati”,,,ma io credo che mi sento più incornato dall’atteggiamento e comportamento meretricio della politica nostrana che da una qualsivoglia possibile, ma non così terribile, fama di cornuto; anche perchè, come dice un proverbio piemontese: “IJ còrn a son coma ij dent; a fan mal a sponté, ma a giuto a mòrde” (Le corna sono come i denti; fanno male quando spuntano, ma aiutano a mordere).
Sergio Notario