Tutto, o quasi, sulle corna (1/3)

 

di Armando Polito

 

 

 

Spero anzitutto che il lettore abbia rispettato la pausa tra il titolo e l’indicazione del nome dell’autore …

Passando all’immagine, si vedono nell’ordine: cornuto bestiale, cornuto umano, elmo celtico, cornetto (amuleto), cornetta (strumento musicale), cornetta (parte del telefono), olifante (corno da caccia ricavato da una zanna di elefante), cornucopia, cornetto (gelato), cornetto (brioche).

Chi riesce a vivere felicemente pensando ai fatti più o meno intimi degli altri più che ai propri continui pure a leggere: anche se alla fine resterà deluso avrà, comunque, contribuito ad elevare lo score del sito e mio. Chi crede di trovare consigli utili ad evitare l’inconveniente evocatogli fulmineamente dal titolo continui pure a leggere: avrebbe dovuto capire da tempo che contro il fenomeno non c’è rimedio, ma, comunque, a me e al sito fa più comodo un lettore in più che in meno. Chi, invece, non è un gossipparo e non è nemmeno mosso da istanze utilitaristiche e terapeutiche sia il benvenuto e non abbia paura di dire la sua sull’argomento: ne avrà da parte mia una gratitudine ben diversa da quella egoistica e vanitosa riservata, in un miserabile empito di debolezza, ai suoi colleghi lettori appartenenti alle categorie precedentemente ricordate.

Se nella citazione delle fonti riporterò, oltre alla mia traduzione, anche i testi originali non sarà per esibizionismo o per pedanteria o, peggio, per allungare la brodaglia, ma solo per rigore scientifico e rispetto del lettore che, competente o meno, ha sempre diritto ad un controllo. E poi, la delicatezza dell’argomento non consentiva, anche se avessi voluto o potuto, deroga di sorta a questo principio…

Chiedo scusa per aver diviso il lavoro in tre parti, ma le corna, evidentemente erano lunghe e ramificate …

Cominciamo con alcuni proverbi salentini sull’argomento:

Ci lu oe itia li corne sua no ddicìa all’addhu: “ Curnutu!” (Se il bue vedesse le sue corna non direbbe all’altro: “Cornuto!”.

Ogni ccozza ete li corne ti l’addhe (Ogni lumaca vede le corna delle altre).

Lu oe chiama lu ciucciu curnutu (Il bue chiama l’asino cornuto).

Quandi ti ‘nsueri quarda la razza, ci no cacci li corne comu la cozza! (Quando ti sposi guarda la razza [della sposa], sennò cacci le corna come la lumaca!).

Ci tene corne tene pane, ci tene figghie femmine cu nno ddica :”Puttane!”, ci tene fili masculi cu nno ddica: “Latri!” (Chi ha corna ha pane, chi ha figlie femmine che non dica: “Puttane!”, chi ha figli maschi che non dica: “Ladri!”).

Li ho messi apposta in quest’ordine perché si passasse dalla metafora bestiale dei primi tre alla similitudine, tratta sempre dal mondo delle bestie, del quarto e,  infine, all’amaro riferimento diretto all’uomo nell’ultimo … amaro fino ad un certo punto, perché c’è il conforto del pane, quasi nel suo piccolo un’evocazione della cornucopia non più corno dell’abbondanza ma, in tempi in cui chi si accontentava godeva,  dello stretto necessario, il pane appunto. E, anticipando un po’ quello che dirò più avanti esaminando la voce al plurale, al concetto comunque positivo della cornucopia va collegato anche quello negativo presente in espressioni del tipo non valere un corno1.

Destino strano, quello delle corna che sono contemporaneamente il simbolo della forza (il toro va preso per le corna: la locuzione non nasce a caso ma perché negli antichi combattimenti a mani nude facendo così intanto si neutralizzava l’arma migliore a disposizione dell’animale e si poteva pensare, se si aveva la forza sufficiente, di spezzargli il collo; e poi, toro a parte, vanno ricordate le creature mitologiche come il Minotauro2 e iSatiri3) e del subito tradimento sessuale (e qui va male al maschio della capra il cui nome, becco, è sinonimo di cornuto nel significato immortalato gestualmente da Vittorio Gassman ne Il sorpasso del 19624).

Ma da quando alle corna le cose cominciarono ad andar male? Questo è quello che non saprei se definire cornuto dilemma più che dilemma cornuto

L’unica cosa certa è che negli autori latini e greci del periodo classico le corna non assursero mai a simbolo vergognoso e che l’arte anche in epoca relativamente recente (e, comunque, quando il significato negativo era da tempo consolidato nell’uso comune) non se ne  lasciò minimamente condizionare, Così, per fare un solo esempio, il Mosè di Michelangelo esibisce un bel paio di corna sulle quali, potenza dell’arte!, nemmeno un ignorante integrale ironizzerebbe, almeno credo (anche se le corna forse nascono da una confusione tra l’ebraico karnaim=luce ed il greco κέρας (leggi keras)=corno).

immagine tratta da http://it.wikipedia.org/wiki/File:Michelangelo%27s_Moses.jpg
immagine tratta da http://it.wikipedia.org/wiki/File:Michelangelo%27s_Moses.jpg

 

Così Orazio (I secolo a. C.) celebra il vino in Carmina, III, 21, 17-18: Tu spem reducis mentibus anxiis/virisque et addis cornua pauperi (Tu ridai speranza alle menti e agli uomini in affanno e fai spuntare le corna al povero).

Così Ovidio (I secolo a. C.-I secolo d. C.) esprime il suo entusiasmo per l’amore confermato: Venerunt cornua capiti fera meo (Spuntarono sul mio capo le selvatiche corna). Chi ha intenzione di ironizzare e fornire la sua interpretazione alternativa attribuendo ad Ovidio l’appellativo di cornuto contento si arrenda di fronte all’animalesca potenza di quel fera (selvatiche) …

Quest’immagine di energia e intraprendenza delle corna sopravvive ancora oggi in ambito salentino in nessi del tipo ddhu agnone tene li corne (quel bambino è un discolo; non è da escludere, fra l’altro, secondo me, il riferimento al demonio e, meno direttamente, agli effetti … simmetrici di un doppio colpo rimediato in testa) e, con significato opposto (non a caso la s– è dalla preposizione latina  ex con valore privativo), in ddhu agnone è scurnusu o ddhu agnone si ‘ndi scorna (quel ragazzo si vergogna) o ddhu agnone nci ole scurnatu (quel ragazzo deve essere scornato, cioè messo in condizione di vergognarsi).

(continua)

la seconda parte in

https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/07/18/tutto-o-quasi-sulle-corna-23/

la terza parte in

https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/07/20/tutto-o-quasi-sulle-corna-33/

______________

1 Corno in non valere un corno e nell’interiezione un corno! mi appare semanticamente assimilato (assimilazione probabilmente facilitata anche dalla identica consonante iniziale) a cazzo anche per evidente somiglianza di forma. Se mi accusate di malizia mi difendo con Giovanni Boccaccio (XIV secolo): Decameron, XVII, 17: Non avendo mai davanti saputo, con che corno gli uomini cozzano.

2

3

 

Il Minotauro [dal latino Minotauru(m), a sua volta dal greco Μινώταυρος (leggi Minòtauros) composto da Μίνως (leggi Minos)=Minosse e ταῦρος (leggi tàuros)=toro] era nato dall’accoppiamento di Pasifae, moglie di Minosse re di Creta, con un toro. Aveva testa e coda taurini su un corpo umano. Nella foto la rappresentazione di questo … cornuto figlio di cornuto in una kylix (leggi kiùlix), coppa attica degli inizi del VI secolo a. C. custodita nel Museo archeologico nazionale di Spagna a Madrid; l’immagine è tratta da http://it.wikipedia.org/wiki/File:Tondo_Minotaur_London_E4_MAN.jpg

3

 

I satiri sono generalmente raffigurati come esseri umani barbuti con corna, zampe e coda di capra; gradualmente persero qualche attributo animalesco, come nella loro raffigurazione (immagine tratta da http://humidfruit.wordpress.com/tag/douris-the-painter/) in uno  in uno ψυκτήρ  (leggi psiuctèr), (vaso per tenere in fresco il vino; per saperne di più vai a https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/08/03/anche-questanno-per-combattere-il-caldo-si-raccomanda-di-bere/) della fine del V secolo a. C. rinvenuto a Cerveteri e custodito nel British Museum a Londra. Gli si attribuiva una straordinaria libido (non a caso da lui la satiriasi ma, stranamente, non la satira che sembra avere un etimo diverso) e il satiro al centro sembra essere stato colto in un momento di straripamento incontrollato del testosterone …

4 http://www.youtube.com/watch?v=xTv5CRd5_ps

 

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Un commento a Tutto, o quasi, sulle corna (1/3)

  1. Prima puntata…attendiamo le altre…l’inizio è culturalmente corposo e interessante…
    Sergio

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