di Armando Polito
Sono trascorsi poco più tredici anni e mezzo da quel fatidico 1 gennaio 2000, anno che qualcuno sicuramente ricorderà per qualche evento piacevole o spiacevole, al di là del clima di attesa che la data prima indicata portò con sé, anche se ben diverso dovette essere lo stato d’animo di chi in prossimità della conclusione del millennio precedente era vissuto tra attese apocalittiche e profezie la cui cripticità creava più terrore di qualsiasi catastrofe chiaramente annunziata.
Pure l’homo tecnologicus non fu indenne dal trambusto da passaggio di millennio: chi, avendo dimestichezza col pc, non ricorda la “maledizione” del millennium bug? La cosa paradossale è che allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre 1999 non successe nulla, mentre a scoppio ritardato la Microsoft rilasciava in data 14 settembre 2000 la versione del suo sistema operativo denominata Windows ME (Millennium edition) che non avrebbe avuto lunga vita, soppiantata, come fu, da Windows XP, versione rilasciata il 25 ottobre 2001.
Io, per fortuna, ricordo il 2000 per motivi professionali, più precisamente per un cd su Nardò realizzato prima della fine dell’anno 1999-2000 con la mia quinta ginnasiale.
Non è che il laboratorio d’informatica all’epoca potesse definirsi avanzato o adeguatamente aggiornato; ad ogni modo, sfruttando ciò che avevamo, riuscimmo a portare a termine la nostra fatica, pur tra mille contrasti dovuti soprattutto al fatto che non è facile mettere d’accordo 23 teste sulla scelta di uno sfondo o di un font … (per parecchi di loro, beata incoscienza della gioventù, era proprio quella la scelta più importante).
E poi, avrei potuto mandare a monte tutto dopo le innumerevoli foto fatte insieme, sia pure con gruppi diversi, nelle due ore del pomeriggio nei giorni in cui ragazzi potevano “rubare” il tempo allo studio “normale”?
Avrei potuto mandare a monte tutto dopo che mi ero dissanguato (2.100.000 lire) a comprare la mia prima fotocamera digitale che maneggiavo con una cura, con una delicatezza e con mille precauzioni (quando prendevo in braccio le mie figlie ne usavo 999 …)? Certo, avrei potuto spendere di meno, ma sono fatto così: tendo al meglio, ma so aspettare finché non è possibile realizzare la mia aspirazione (certo, se si fosse trattato di una Ferrari, starei ancora ad aspettare il meglio …).
Per sfortuna del lettore ho ritrovato ieri il cd contenente quelle foto, gran parte delle quali confluirono in quel lavoro che, rivisto oggi, mi sembra certamente ingenuo ma, mi si conceda un attacco di immodestia, dignitoso. Quelle foto le cercavo da quattro anni e ormai mi ero rassegnato all’idea di averle perse per sempre, anche perché due anni è stato fino ad ora il tempo medio di aspettativa di ritrovamento quando mia moglie mette ordine nelle mie disordinatissime cose nelle quali, però, finché restano tali, vado ad occhi bendati.
La prima foto della serie è proprio quella riproducente l’altare maggiore della chiesa della B. Vergine Incoronata a Nardò.
Ha attratto la mia attenzione l’epigrafe (nel 2000 non c’era il tempo per fare approfondimenti, né a scuola o a casa avevamo la connessione alla rete) nel dettaglio della foto sottostante.
VOCE CHRISTI
MAGNUS
OMNIUMQUE VOCE
MAGISTER
Per voce di Cristo
grande
e per voce di tutti
maestro
Da notare la costruzione simmetrica delle due parti ognuna delle quali occupa due linee: il voce Christi e il magnus della prima corrispondono, rispettivamente, all’omniumque voce e al magister della seconda. Da notare, inoltre, l’inversione dei componenti (ablativo e genitivo) in voce Christi e omniumque voce allo scopo, credo, di far risaltare il più importante (Christi) di fronte al meno importante, anche se collettivo, (omnium).
Le frecce in basso hanno il compito di evidenziare graficamente queste corrispondenze.
Ma i due nominativi MAGNUS e MAGISTER (peraltro entrambi dalla stessa radice mag-; in particolare magister risulta formato dall’avverbio magis=più, il cui originario valore comparativo viene ribadito dal suffisso –ter che indica confronto fra due) a chi si riferiscono? Il primo sospetto in questi casi è che l’epigrafe sia in qualche modo una citazione da qualche scrittura sacra. Un’indagine in rete, però, anche cambiando l’ordine di qualche parola, non ha fornito alcun riscontro.
Non mi restava che consultare qualche testo che se ne fosse occupato. E qui spunta il nostro Marcello Gaballo, curatore, sottolineo curatore, di Nardò Sacra scritto da Emilio Mazzarella e pubblicato da Mario Congedo a Galatina nel 1999. Sono sicuro che l’amico Marcello che tempo fa me ne ha regalato una copia non si pentirà, per quel che dirò, del suo generoso gesto.
Alle pagg. 340-341 leggo: L’altare maggiore, cui si accedeva mediante alcuni gradini in marmo bianco, era tutto in pietra leccese con sculture in bassorilievo e angeli in vari atteggiamenti e nel mezzo, sotto la base del Crocifisso, la scritta:
VOCE CHRISTI MAGNA
OMNIUMQUE VOCE MAGISTER
La traduzione fornita in nota è: Il Maestro con la grande voce di Cristo è quello con la voce di tutti.
Questa traduzione mi pare discutibile (al di là del suo ermetismo) non tanto per il verbo essere sottinteso quanto perché risulta totalmente ignorata l’enclitica que. Tutt’al più si potrebbe tradurre: Il maestro (è tale) per la grande voce di Cristo e per voce di tutti. Il lettore noterà che ho scritto maestro con l’iniziale minuscola perché il Maestro per eccellenza è già in Christi.
Inutile, però, perdere tempo su questa traduzione quando nel testo trascritto cui essa si riferisce compare un MAGNA invece del MAGNUS che la foto inequivocabilmente attesta.
E allora? Riconsiderando il tutto mi viene in mente che qui ci potrebbe essere un’eco (solo un’innocente eco, non intendo dire altro …) del magnus Magister dei cavalieri templari applicato, però, al rettore (inteso come figura istituzionale e senza alcun riferimento individuale) del tempio, con una scissione concettuale del nesso, per cui tale rettore sarebbe magnus per voce di Cristo e magister per voce di tutti. Per ulteriore slittamento, poi, il tutto potrebbe essere un monito generale rivolto al celebrante: (Tu sei) grande grazie alla voce di Cristo e pastore grazie alla voce di tutti.
Il parallelismo grammaticale all’inizio descritto mi impedisce di considerare l’omnium di omniumque di genere neutro plurale sostantivato e, dunque escluderei quest’ulteriore interpretazione, anche se mi sembra la più suggestiva e cristianamente profonda tra tutte: Tu (sei) grande con la voce di Dio e maestro con la voce di tutte le cose (cioè con l’esempio).
Anche se tutto ciò che non è connesso strettamente con l’epigrafe è andato esattamente così come l’ho descritto, non posso affermare senza ombra di dubbio che la scrittura di questo post è stata dettata da motivazioni di (basso, visti gli esiti … come al solito incerti) ordine scientifico piuttosto che dalla irrefrenabile nostalgia suscitata da quella foto. E di questo chiedo perdono a chi ha avuto la pazienza di seguirmi fin qui.