Le poesie di Giovanni Valente

calliope

di Paolo Vincenti

 

Pubblicato nella collana “I quaderni di Kèfalos e Acindino”, diretta da Luigi Marrella, per l’Editrice Salentina, Luigi Scorrano ha curato “Giovanni Valente- Poesie e un inedito teatrale” (2012), un libro che fa luce sulla figura di un valente avvocato  ed ispirato poeta crepuscolare casaranese. Prima che se ne occupasse questa pregevole pubblicazione, conoscevamo la figura di Giovanni Valente (1883-1959) solo dal profilo curato da Vittorio Zacchino nel libro “I Casaranesi” (Edizioni Del Grifo 1991) e da diversi riferimenti, sia pure incidentali, fatti da Luigi Marrella in alcune sue opere quali “I percorsi della Vittoria. Casarano, uno scultore, un monumento” (Barbieri 1997), “Pro Reggio e Messina” (Barbieri 2008), ed altre, sempre comparse nella medesima collana. Sulla rivista “Il Tacco d’Italia”, nel febbraio 2007, M. Sarcinella aveva curato “I grandi di ieri. Giovanni Valente” con inediti. Nient’altro, che non ci costringesse a spigolare fra fogli extra vagantes perdendoci pazienza ed interesse. Ora questo libro dedica una monografia all’illustre protagonista casarenese del passato e ci permette di  avere un’idea più puntuale della sua caratura di uomo e letterato. Ciò grazie agli studi fatti dal curatore Luigi Scorrano e alla sua abituale prosa limpida e chiara, scevra da manierismi e ridondanze,  che ci fa capire bene l’universo poetico del Valente, contestualizzandolo nel periodo storico  in cui visse.

Nel libro vengono ripubblicate le sue opere, “Preludio”, del 1905 e “ Rime dell’addio” del 1907; vengono analizzati i testi e focalizzati i rapporti del Valente con l’ambiente crepuscolare romano (rapporti indiretti, in quanto egli non ebbe contatti con Corazzini) e con la vita culturale nazionale. Fu forte l’influenza dei temi cari ai crepuscolari nella produzione poetica del Valente il quale, dopo una lunga pausa dedicata esclusivamente all’esercizio della sua professione, tornò alla produzione letteraria con “Malia” (1911), un melodramma derivato dalla novella omonima di Luigi Capuana, in cui Valente abbandonava i toni crepuscolari per accostarsi ad una forma di teatro nazionale. Anche il melodramma “Malia” viene riportato nel libro, insieme ad altri testi che non trovarono posto nelle pubblicazioni. Gradevolissima è la rassegna dei versi di Giovanni Valente come puntuale la loro disamina a cura di Scorrano. Nelle poesie d’occasione, sebbene non vi sia l’organicità delle raccolte, si coglie comunque un empito lirico non trascurabile, un linguaggio e una forma da cui si evince che questo, fino ad oggi poco conosciuto, rimatore non fosse affatto sgradito alle Muse.

 

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