Di posa in posa, l’arte, la vita

di posa in posa

di Paolo Vincenti

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Nel libro “Di posa in posa” (Manni Editore 2012), Paola Cattaneo racconta un’esperienza straordinaria: quella di modella di nudo per pittori, attività da lei svolta per molti anni prima di passare dall’altra parte del cavalletto e diventare  pittrice. Un universo affascinante quanto sconosciuto, quello artistico delle modelle di nudo, che fino ad ora era stato poco esplorato perché di rado accade che chi posa passi poi a descrivere questa esperienza dal di dentro. Rappresenta dunque quasi un unicum il caso di questa modella per pittori, artista ella stessa e poliedrica intellettuale. Un osservatorio privilegiato, il suo, dal quale ha potuto trarre materia viva per la narrazione che si dipana in questo agile volumetto, a metà fra saggio e romanzo, leggera e quasi imponderabile, piana e lieve, come il corpo nudo di una modella. Quanti spunti, idee, ispirazioni infatti deve aver colto la Cattaneo nei tempi lunghi delle sue pose quando negli atelier in cui si esibiva, doveva prestare il corpo allo sguardo attento ed interessato di pittori, professionisti o dilettanti, che la riproducevano sulla tela. Paola Cattaneo ha iniziato con la danza, la recitazione e il canto, prima di approdare al lavoro di modella per pittori. Laureata in filosofia, ha pubblicato libri di fiabe, poesie e saggistica. Divenuta pittrice, ha tenuto svariate mostre. Vive fra Roma e Baveno sul Lago Maggiore.

Nella prima parte del libro, l’autrice narra i propri inizi nell’atelier dell’artista Enrico Lui, una sorta di guru che segna inequivocabilmente la sua vita. Il posare diventa per la Cattaneo un vero lavoro al quale si dedica negli anni successivi con passione e grande professionalità. Essendo anch’ella artista e donna di pensiero  ha modo di sviluppare una riflessione critica sul proprio ruolo che poi, su suggerimento di Enrico Lui, decide di mettere per iscritto e che diventa il libro che ora abbiamo in mano. Scrive infatti la Cattaneo nell’Introduzione : “ Il tempo del posare  è un tempo di osservazione e di attenzione all’ambiente e alle persone che vi operano. E’ un tempo che prevede un saldo equilibrio di energie fisiche ed emotive, un’abilità di resistenza per mantenere corpo e viso immobili e concentrati il più a lungo possibile. Ề il tempo che, anche nelle sue pause tra una posa e l’altra, mette in relazione modella e pittore, corpo e spirito di entrambi. In questo tipo di rapporto, dove chi posa e chi disegna soprattutto ‘mette a nudo’ le sue parti più intime e autentiche, emergono in modo esplicito comportamenti, abitudini di pensiero, incertezze, che coinvolgono non solo  il fare artistico, ma il fare e l’essere ‘umano’delle persone.”  La concezione del  corpo nella storia del pensiero mondiale ha subito fasi alterne, di esaltazione e di demonizzazione, di  rivalutazione e di svilimento, a seconda delle concezioni filosofiche o religiose delle antiche civiltà che si sono succedute. Fino ad arrivare ai giorni nostri, in cui si è assistito alla mercificazione del corpo umano divenuto esso stesso pezzo di scambio, nella coeva società dei consumi. Scritto con una prosa poetica molto convincente, il libro racconta l’esperienza di modella di nudo, ma non solo. Si intrecciano, nel corso della narrazione, analisi, pensieri, riflessioni filosofiche e addirittura brani poetici che rivelano un universo fermentante proprio di chi è  artista a tutto tondo.

La Cattaneo osserva come questa sua professione così sui generis avesse ed abbia ancora a scontrarsi con certi pregiudizi, dovuti all’ignoranza, e con una certa mentalità retrograda che trova un ché di borderline, se non di peccaminoso, nel mostrare la propria nudità. Qualcuno, ci informa l’autrice, a cui si riferisce di questo tipo di attività,  pensa subito ad incontri erotici o a strane tresche durante le lezioni di disegno di nudo.  Scrive Paola Cattaneo: “L’uomo artista (l’uomo in generale) poteva accedere per diritto al corpo nudo di una  donna, quando, di fatto, una donna che dipingeva non poteva nemmeno frequentare un  corso di disegno di nudo. Il corpo della donna è sempre stato oggetto a disposizione dello  sguardo maschile, a testimonianza di una radicata differenza di genere nei diritti e nei doveri. Nel mondo dell’arte ci sono voluti il coraggio e la tenacia di artiste come Camille Claudel o Susanne Valadon, prima modella degli impressionisti, poi famosa pittrice, per  creare una vera e propria rivoluzione, per affermare il diritto della donna ad essere  ‘soggetto’ della rappresentazione e ad essere riconosciuta come artista ‘professionista’ e  non più dilettante. Ma anche se la donna oggi, nelle società occidentali, può decidere il  proprio ruolo nell’ambito privato e pubblico e può muoversi liberamente senza essere  socialmente screditata (anche se non è ancora accreditata quanto un uomo), permane un  modo corrente di pensare e di vivere i ruoli sociali solo sulla base della distinzione  sessuale. Anche per questo è ancora diffuso un atteggiamento di diffidenza nei confronti di un’attività  che per lo più non si conosce o si presume conoscere come mestiere perditempo, svago  leggero e poco impegnativo.” Certo, chi osserva da lontano questo operare artistico potrebbe pensare che sia bello o umiliante (a seconda del punto di vista) percepire un compenso per non far nulla. Ma sebbene ciò non corrisponda al vero, non affermava forse Balzac che “l’artista è un’eccezione: il suo ozio è un lavoro, e il suo lavoro un riposo”? Ho voluto sopra riportare un ampio stralcio dal libro della Cattaneo per sottolineare che non si può dunque accettare l’equazione donna nuda uguale  poco di buono come fa chi, con scoraggiante pressappochismo, scredita questa attività. Confondendo così il fare artistico di una scelta pienamente consapevole come quella di una modella per pittori, con l’ostentazione e l’arrivismo di chi utilizza il proprio corpo come un oggetto lussurioso da dare in pasto ai più bassi appetiti; il corpo, cioè, come mezzo  per  uno scopo quali la celebrità e il successo personale. Mentre la Cattaneo sostiene, e noi con lei, che mai il corpo possa essere disgiunto dallo spirito, che la complementarietà dei due sia osmosi iscritta nella storia stessa dell’umanità. Il corpo completa lo spirito e la mente ha bisogno del corpo, fuori da ogni facile teoria “separatista” propugnata da chi, utilizzando il corpo come un oggetto da vetrina o un prodotto di marketing, cerca una alibi per scaricarsi la coscienza da un latente senso di colpa.

Nella seconda parte del libro, l’autrice descrive il suo ritorno nella bottega atelier di Enrico Lui, dopo la morte a soli 44 anni dell’artista, e il suo riannodare i fili di un discorso che nemmeno la morte è riuscita ad interrompere. Nel laboratorio, la Cattaneo si trova ad essere protagonista in prima persona di un rinnovato sodalizio artistico e ad avere a sua volta a che fare con pittori e giovani modelle che ripercorrono i suoi stessi  passi. Descrive inoltre la sua visita ad una mostra di Louise Bourgeois. Molto belle le pagine in cui si parla dell’incontro fra modella e pittore e di come si venga a creare un’alchimia fra chi dipinge e chi viene ritratto che porta alla felice realizzazione di un’opera d’arte. E ancora, di quel tourbillon di emozioni anche contrastanti che si possono scatenare in una donna ferma immobile per essere ritratta  e che possono portare a reazioni impreviste, come un improvviso moto di pianto o uno scoppio di ilarità. Ma non voglio svelare altro del libro, per lasciare ai lettori il piacere di scorrere le pagine del volumetto.  Seguendo la trama, attraverso l’alternarsi  delle stagioni, “di posa in posa”, appunto, mi è sembrato di essere calato in quell’ambiente artistico ma anche nelle brume di Milano, avvertendo una  sfuggente malinconia che questa narrazione così rarefatta mi ha evocato. Meritati complimenti  all’autrice, che ha saputo annodare insieme due diversi punti di vista:  quello di chi disegna con quello di chi è oggetto del disegno, due mondi che nella narrazione della Cattaneo diventano speculari grazie alla dovizia di particolari e alla notevole capacità introspettiva  e lirica che ella ha saputo infondere al suo racconto.

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