di Armando Polito
Abbiamo un patrimonio culturale unico al mondo ma da tempo siamo impegnati a distruggerlo non solo fisicamente ma anche idealmente, attori mediocri di una farsa in cui il grottesco è ormai l’unico espediente di un logoro copione ravvivato, si fa per dire, da una sciagurata recita in cui la capacità di improvvisare si esprime con risultati inconsapevolmente (e qui la farsa diventa tragedia …) ridicoli.
La scuola pubblica è a pezzi per una perversa decisione politica tipica delle dittature e il processo è ormai al capolinea. L’operazione è stata così subdola da risultare indolore fino al momento della resa dei conti, già in atto. Esiste ancora la libertà di parola, è vero, ma che senso ha l’uso della parola proveniente da menti, anche per loro colpa, non libere e il cui spirito critico è stato anestetizzato, fra l’altro, col suggestivo prevalere dell’apparire e del possedere rispetto all’essere?
I detentori del potere, dal canto loro, non possono certo essere accusati di incoerenza …
È vero che spudoratamente blaterano continuamente di merito, ma solo per contrapporlo nelle loro disquisizioni in politichese al metodo. È vero che pongono a parole la cultura al vertice dei valori da promuovere e coltivare; però, se da un lato di fatto l’affossano, dall’altro pensano di poter colmare le loro abissali lacune con lauree, diplomi, onorificenze e simili comprati con i soldi dei pochissimi contribuenti onesti che continuano a mantenere obtorto collo questa massa di parassiti, mitomani e disonesti.
Lo spettacolo è sconfortante perché il popolo dal canto suo si è adeguato, rimpinguando le casse dei diplomifici e laureefici a loro volta rimpinguate, sempre obtorto collo, dai soldi dei contribuenti di cui sopra. Non credo di peccare di fantasia eccessiva e perversa se immagino che la gran parte delle lauree conseguite negli ultimi decenni abbiano dato il titolo di dottore a persone la cui credibilità professionale è inferiore a quella di un cartomante o di un sedicente guaritore …
A questa ventata di follia ha contribuito pesantemente anche il web con questo o quell’altro social network. Basta dare, per esempio, un rapido sguardo ai profili di Facebook per notare il proliferare di diciture come Università di …, il che, se interpretato alla lettera, porterebbe alla conclusione che il 90% degli iscritti è costituito da accademici. Poco importa che nella realtà quel 90% dell’Università di … non ha nemmeno pulito i cessi. Poco importa che il 90% di ciò che si legge nel diario di questi sedicenti accademici quando non è sconclusionato rivela una terrificante ignoranza delle più elementari norme grammaticali.
L’immagine di testa farà molto probabilmente esclamare a qualche occasionale lettore poco attrezzato: -Da quale pulpito viene la predica! -.
Sì, ma non potevo immaginare che Nerino fosse una talpa …