di Gianni Ferraris
Passeggiando per Lecce, un giorno di tarda primavera, ci sono turisti che sciamano, gruppi con fotocamere, abbigliamento d’ordinanza da turista: i signori in pantaloni che arrivano al polpaccio, molto spesso calzettoni al ginocchio che rendono, oltre che orrendi da vedere, assolutamente inutili i pantaloni finto corti. Le signore normalmente, escluse alcune ammirevoli eccezioni, hanno più aplomb. Comunque Lecce dovrebbe vivere di turismo, anche questo lo ripetiamo ad ogni piè sospinto. Tuttavia ci sono amministratori che ritengono, che il barocco, i palazzi antichi, il centro storico, siano cosa altra, diversa, avulsa dalla città tutta. Per meglio capire il concetto, se esiste un patrimonio culturale ed artistico notevole, questo rimane un’isola attorno alla quale il mare può essere sporco, inquinato, maltrattato, pieno di rifiuti e lasciato al degrado. Così non è, se vedo un mare simile prima di sbarcare sull’isola arriverò prevenuto e disgustato. Il problema è che piccoli episodi (apparentemente piccoli) creano disagio fra gli stessi abitanti della città sicuramente più bella del centro sud. L’approssimazione regna sovrana. Accanto all’Hotel President, il più grande vicino al centro storico e frequentatissimo da comitive che hanno pagato anche la tassa di soggiorno alle scassate casse comunali, c’è una piazzetta. Il nome non esiste, ho dovuto chiedere ai commercianti per sapere che si chiama Piazzetta Alleanza. Va bene, il pre dissesto consiglia di risparmiare anche sulle targhe. Lì si affacciano Bar e negozi vari e dovrebbe essere un biglietto da visita per i turisti che vanno verso il centro storico, normalmente a piedi vista la vicinanza. Ed era anche un posto di sosta per i leccesi che vanno verso lo scioping (non è un refuso, è scritto così da un giovane burlone sulle palizzate che coprono da almeno sei anni il teatro Apollo). In quella piazzetta ci sono, meglio, c’erano quattro panchine, neppure troppo belle, in ferro dipinto di nero, ebbene, tre delle quattro sono inutilizzabili perché rotte da almeno un anno. I
n fotografia se ne vedono due solamente. Sull’unica ancora viva c’erano quattro persone e non era bello starle a fotografare. Evidentemente le panchine servono. Il turista che passeggia si chiede come mai la sua tassa di soggiorno non possa servire anche per rendere dignitosa la città. Mistero. Comunque la cura del verde è ineccepibile nella città barocca, accanto alle panchine è piantato in terra un cartello che dice testualmente che nelle aiole (accanto alle ex panchine) “è vietato introurre anali e calpestare uole”. Più chiaro di così…
Bisogna, però, riconoscere l’adattamento una volta tanto intelligente e non stupidamente vandalico del cartello: oltre a quanto rilevato dall’autore del post debbo notare: l’eliminazione della “i” accanto a “trasgressori” fa intuire la discrezionalità del giudizio relativamente alla ricorrenza, alla qualità e alla titolarità del reato commesso; quale aspirante trasgressore, poi, dovrebbe avere paura di un’ordinanza emessa a Matera? Anche il più scalcinato degli avvocati sarebbe in grado di difenderlo …
Accidenti, mi era sfuggita…. Complimenti a Armando….