La donna nella saggezza popolare
LU DITTERIU
Il popolo, quando parla, sentenzia
di Piero Vinsper
Unde abii redeo: torno al punto di partenza, cioè riprendo a parlare dei ditteri galatinesi, di quei proverbi che riguardano le donne e mettono in luce le loro virtù, i loro pregi e soprattutto i loro difetti.
D’altra parte
Nuddhra lingua aggiu ‘mparatu
de nuddhra sacciu nienti
ma viddhra de lu tata
sta mi scioca ‘nthr’alli dienti
Non ho imparato nessuna lingua, di nessuna so niente, ma quella di mio padre, in dialetto, mi sta giocando e ballando in bocca tra i denti.
Fèmmana culimpizzata né pe mujere né pe cagnata
Bisogna stare alla larga, ammonisce il popolo, da donne dal sedere a punta, perché oltre ad essere maliziose, sono seminatrici di zizzanie e di calunnie.
Pe’ na bbona maritata né socra né cagnata
La suocera e la cognata spesso sono artefici del cattivo andamento in un matrimonio. Loro peccano di egoismo e non tollerano la presenza di una donna estranea, che considerano come un’intrusa nella loro casa. Perciò è necessario evitarle, rinunciando ad una compagnia, che, quasi sempre, è equivoca.
Fèmmana ca lu susu si pitta è segnu ca lu sotta ffitta
Un tempo si riteneva che la donna la quale si imbellettava il viso e passava il rossetto sulle labbra fosse una donna di malaffare e desse in affitto parte del suo corpo. Immaginate voi se, oggigiorno, avesse riscontro questo proverbio. In che mondo vivremmo?
Signore de li signuri, quante cose sapisti fare! Alla fèmmana la cunucchia, allu masculu lu mmargiale
Mio buon Padre, quante cose hai saputo fare tu! Hai donato alla donna la conocchia per torcere la lana e poi filarla, all’uomo il manico della zappa per dissodare il terreno. Fuor di metafora lascio ai lettori qualsiasi altra interpretazione di questo ditteriu.
L’ommu cu lla pala e la fèmmana cu lla cucchiara
Spesso succede che in una famiglia si invertano le parti: l’uomo vuol vestire la gonnella e la donna pretende di infilare i pantaloni. E’ un controsenso, dice il popolo. Lasciamo le cose come stanno. L’uomo è nato per lavorare e dare sostentamento alla famiglia, la donna è nata per fare la massaia e per attendere alle faccende e alle cure domestiche.
Donna onurata nunn esse mai de lu talaru
Il telaio è una delle più importanti e più assidue occupazioni della donna. Il popolo da questa occupazione fa risaltare l’onestà della donna. Infatti colei che ci tiene al suo onore, che vuol essere rispettata, non fa la pettegola con le altre donne, non prende parte a certi discorsi: bada solo ai fatti suoi. La sua famiglia è tutto, il lavoro è la sua unica occupazione.
‘Na fèmmana e ‘na pàpara paranu ‘na chiazza
L’oca, quando starnazza, fa un chiasso infernale. Il popolo la mette insieme con la donna; la donna, infatti, per indole, è chiacchierona e troppo loquace. Quindi, unendo l’una all’altra, esse hanno la forza di creare da sole tutto quel chiasso, fastidiosissimo, che tu puoi sentire in piazza nei giorni di mercato.
La fèmmana nasuta ede puntusa, pittècula e cannaruta
Un naso grosso, lungo, appuntito, un naso aquilino deturpa la bellezza del corpo di una donna. Però per rivalsa questa donna, dice il popolo, è puntigliosa, pettegola e golosa.
Fèmmane e sarde su’ bbone quando su’ piccicche
Le donne giovani e le sardine sono molto appetibili e appetitose, mentre la fèmmana de quarant’anni, mènala a mare cu tutti li panni. Questa è una vera cattiveria verso il gentil sesso; ma un tempo, quando la donna raggiungeva quest’età, incominciava a percorrere la parabola discendente verso il tramonto della vita. Le cause erano molteplici: mettere al mondo figli e allevarli, badare alle faccende domestiche, lavorare nei campi, tessere al telaio, scarso nutrimento. Ecco perché invecchiavano precocemente. Però buttarla a mare con tutti panni, in modo che perisca più presto, sarebbe un’infamia!
Fèmmana curta, maliziusa tutta.
Non so perché il popolo si ostini a concentrare tutta la malizia su una donna di bassa statura. Forse vuol compensare la scarsa altezza con una dose abbondante di malizia? Ma se già le donne, in generale, son tutte maliziose, tanto che un altro proverbio recita: la fèmmana la sape cchiù longa de lu diàvvulu! Quest’ultimo potrebbe anche rappresentare un elogio per la donna se si rapportasse alla virtù della prudenza, di cui, è bene confessarlo, spesso le donne sono abbastanza fornite. Si tentano tanti mezzi, anche segretamente, per commettere qualche marachella all’insaputa della donna; ma lei è tanta brava a investigare, è tanta brava a darsi da fare, che scopre tutti gli altarini, viene a conoscenza di tutto e il maschio si trova impigliato nella rete come un pesce, proprio nel momento in cui pensava di averla fatta franca.
Donna bbeddhra e pulita senza dote se mmarita
La bellezza e la pulizia sono le due meravigliose attrattive di una donna. Sia l’una che l’altra sprigionano un fascino e un profumo inebriante, che conquistano i cuori. Non ha importanza se la donna sia povera: essere bella e pulita vale più della ricchezza di questo mondo. I suoi genitori non le hanno dato nulla in dote per il matrimonio? Pazienza! La bellezza, la semplicità, i nobili sentimenti bastano e avanzano.
Né fèmmana né tela a lluce de candela
Non si può esaminare alla flebile luce di una candela la qualità e il colore di una tela; puoi constatarne la consistenza e la fortezza, mai il colore. Lo stesso dicasi di colui che, al buio del tumulto di una passione, voglia giudicare una donna. E la passione per la donna ha tale potenza sul cuore dell’uomo da accecarlo fino all’aberrazione nei suoi giudizi, che meglio si potrebbero definire capricci. Volesse il cielo che i giovani, prima di apprestarsi al matrimonio, studiassero attentamente questo proverbio! Auguro loro, soltanto che li guidi non la pallida e smorta candela della passione ma la vivida luce della ragione.
In conclusione dedico quest’ultimo ditteriu alle donne: La fèmmana ede comu la menta: quantu cchiù la friculi cchiù ndora.
Pubblicato su Il Filo di Aracne
Le donne, mondo misterioso da tempi immemorabili! Le si esorcizza, analizza, le si scolpisce in un ruolo per controllarle il più possibile, si ricorda loro in continuazione l’origine da una famosa costola e quindi l’obbligo alla mansuetudine se non addirittura alla sudditanza al destino, oltre che al potere-volere maschile.
Non vi sembra pratica tanto macchinosa quanto eloquente?
In fondo si studia e si cataloga ciò che incuriosisce ma anche ciò che fa paura e l’intelligenza vivace femminile unita alla forza, al coraggio e al potere sessuale terrorizza e attrae non poco la cultura dei popoli, un tempo in maniera più elementare, oggi in modo più sofisticato e camuffato.
E’ vero, le donne spesso parlano con una certa ridondanza di tempi e argomenti, ma, credetemi, a volte sono solo costrette a compensare ciò che gli uomini non dicono.
A prescindere dalla forma del fondoschiena, dall’altezza e dallo stato civile e, per le più fortunate, dal profilo lavorativo, il mondo femminile lotta per un pieno riconoscimento dei diritti che ancora gli è negato, tanto che in certi casi le più bontempone, per occupare il tempo e prendersi gioco degli stereotipi secolari sul proprio conto, usano stratagemmi assai bizzarri come esibire fondoschiena reali e virtuali in cambio di attenzione, visto che il cervello non può indossare un tanga o una scollatura vertiginosa. Riconosco, tuttavia, che ad alcune di noi, nel lungo lasso dell’attesa e nella rassegnazione al mondo materiale e maschilista, è rimasto solo il tanga. Beh, quelle sono la parte che non ce l’ha fatta, talvolta ancor prima di cominciare: eccezioni e deviazioni di un sistema sbagliato.
Abbandoniamoci allora al tenero ricordo delle nostre nonne, quelle senza la possibilità di un rossetto, senza il diritto di esistere secondo propria natura, quelle a cui avevano inculcato da piccole la criminale idea che solo l’incrocio impudente con uno sguardo maschile poteva ingravidarle e che prendere le botte e subire era l’unico modo per tenere unita la famiglia e guadagnarsi il Paradiso. Oggi forse rabbrividirebbero di fronte alle ‘Olgettine’ così come dinanzi al coraggio di donne come Renata Fonte, ma sarebbero in fondo felici del potere dell’educazione, quella non più fatta di imposizioni e superstizioni, ma finalmente di confronto e libertà.