di Armando Polito
Le stagioni intermedie negli ultimi anni si sono notevolmente accorciate sicché fra pochi giorni il titolo sarà probabilmente l’espressione più ricorrente, mentre già sono pronti i servizi da mandare in onda, in cui quasi giornalmente verrà ripetuta la solita raccomandazione, rivolta soprattutto ad anziani e bambini, di bere molta acqua. È proprio una bella soddisfazione pagare il canone annuale per sentire, fra le altre, anche queste banalità alle quali, per non farla troppo sporca replicando i servizi dell’anno precedente, è stata data una nuova veste che si riassume tutto nel nome diverso dell’esperto o del consulente di turno profumatamente pagato …
Il fastidio che provo quando mi trovo, mio malgrado, ad ascoltare questi bei consigli (mentre in alcune zone d’Italia la concentrazione di sostanze tossiche nell’acqua potabile ha superato, e da tempo, e di molto, i livelli consentiti , ma su questo gli esperti tacciono …) è superiore a quello che procura soprattutto a noi meridionali l’afa che solitamente si accompagna allo scirocco, cioè lu faùgnu.
L’astenia, il nervosismo, i disturbi del sonno sono i sintomi di questa vera e propria meteoropatia; e, siccome essi non sono certo propizi al pensare prima e allo scrivere poi, io ho pensato di far fesso il faùgnu bruciandolo sul tempo, anche se a questo punto qualche lettore rimpiangerà che il fenomeno non sia comparso anticipatamente …
Il corrispondente italiano di faùgnu è favonio, dal latino favònium, a sua volta da favère=favorire, perché col suo calore stimola lo schiudersi dei germogli e la crescita delle piante. Ha la stessa radice di favère il latino favor=favore, simpatia, da cui, a cascata, i nostri favore, favorire, favorevole, favoreggiare e favoreggiamento; dalla radice del supino (fàutum) di favère è derivato in latino fàutor=promotore, da cui il nostro fautore, nonché, sempre in latino, l’aggettivo fàustus=favorevole, da cui il nostro fausto. Connesso con favère è in latino pure favìlla=cenere ancora calda, scintilla (elementi che favoriscono lo svilupparsi del fuoco), da cui, tal quale, la voce italiana.
La prolificità di favère non si manifesta solo nelle lingue neolatine perché dal latino favònium è nato nell’antico alto tedesco, ad indicare lo stesso vento, phōnno da cui il tedesco moderno Föhn, che a sua volta è il padre, per adattamento, dell’italiano fon, il nome dell’apparecchio per asciugare i capelli. Ricordo ancora che in medicina si chiama sindrome del Föhn la meteoropatia i cui sintomi ho prima descritto.
Non sarò certo io a raccomandarvi di bere, quando sarà, molta acqua; piuttosto vi consiglio di affrontare il fastidio con il metodo omeopatico del similia similibus curantur (i simili si curano con i simili): combattete con il fon la sindrome del Föhn! (l’ho scritto tutto in corsivo perché potrebbe essere uno slogan da proporre a qualche dirigente RAI; in cambio del suo uso gratuito potrei essere esentato dal pagamento del canone …).
Ricordatevi, però, di far scattare l’interruttore nella posizione relativa all’emissione di aria fredda e controllate prima che nessuno l’abbia manomesso o altromesso …
… e nel frattempo ascoltate pure Faugnu, la traccia n. 7 (secondo me si poteva fare molto meglio …) di Lu servu de Diu, un album prodotto nel 2000 dai Sud Sound System.1
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1 Tutto l’album all’indirizzo
http://www.youtube.com/watch?v=nurtukqH73k
la traccia n. 7 inizia da 17’ 20’’.
lu faugnu non può essere traducibile con afa che è un caldo umido se l’etimologia è favonio, notoriamente caldo secco (vento di foen)
Premesso che il Favonio dei latini era un vento primaverile caldo (non è dato sapere se secco o umido), laddove scrivo “corrispondente italiano” intendo la voce italiana etimologicamente più vicina a quella dialettale (se tale etimologia non la convince ne proponga una sostitutiva. o, almeno, alternativa). Insomma “faugnu” e “Favonio” hanno mediato entrambi ll significato neutro (né secco, né umido) dell’originale latino; però,mentre la voce italiana ha virato, specializzandosi, verso il concetto di “secco”, la dialettale lo ha fatto verso quello di “umido”.