di Nicola Morrone
In altri paesi del Salento (Taranto, Francavilla, Gallipoli), a quanto pare,i giorni che precedono Pasqua si vivono all’insegna del raccoglimento e, per quanto ciascuno ne è capace, della preghiera. Nella nostra città, invece, questo Giovedì Santo è stata l’immagine della contraddizione spinta all’estremo, dell’incapacità dei manduriani di riappropriarsi della loro dimensione più intima. La serata dei cosiddetti “Sepolcri” si è svolta infatti in un contesto caotico, rumoroso e disordinato, del tutto privo del minimo barlume di buon senso e razionalità. Davanti ai nostri occhi, intorno alle 21.00, la contraddizione è esplosa. Un gruppo di confratelli, pregando e camminando con ordine dietro la Croce, percorreva la zona di Piazza Commestibili. Gli faceva eco l’assordante rumore (chiamarla musica e’ un eufemismo….) di un impianto HI-FI predisposto per l’inaugurazione di un locale, spento per un attimo solo al momento del passaggio del gruppo, per poi essere riacceso. Ci è venuta in mente , come per una folgorazione, l’urlo sacrosanto di un vecchio pescatore di San Pietro in Bevagna, che costrinse i tecnici delle prove di un concerto estivo a spegnere l’audio, perchè di li a poco si sarebbe dovuta svolgere la Santa Messa… E che dire dei confratelli (e consorelle) delle varie congreghe, che percorrevano le strade del paese dietro la Croce di Cristo, sopraffatti dalla violenza del traffico automobilistico? L’isola pedonale, quella sera,sarebbe dovuta durare molto di più.Davanti ai nostri occhi esterrefatti (siamo infatti degli ingenui…) si è riprodotto il feroce contrasto tra “tradizione” e modernità, una ferita che è davvero difficile possa prima o poi rimarginarsi .Del tutto differente , invece, è stato ciò che abbiamo visto la sera successiva. La processione del Venerdì Santo (è proprio il caso di dirlo: grazie a Dio) si è svolta in un clima di silenzio e preghiera, presentandosi come un percorso strutturato, condiviso e soprattutto atteso. Che ci ha restituito, naturalmente , il piacere intimo che solo le processioni del Sud Italia riescono ancora a dare.
Queste brevi note non sono nient’altro che la sintesi di ciò che i nostri occhi sono stati capaci di cogliere quella sera. I nostri occhi, cioè la perfetta “macchina da presa”, capaci soprattutto di non disturbare, con la loro discreta presenza, questo evento religioso, che l’uso diffuso di fotocamere e altre diavolerie rischia costantemente di ridurre a spettacolo popolare. Abbiamo preso parte alla processione, come sempre, dall’interno del corteo, soprattutto per evitare di sentirci semplici spettatori di un momento di fede. A Manduria, come è noto, la Processione dei Misteri è sostanzialmente diversa rispetto a quella di altre note località del Salento. Da noi, niente confratelli incappucciati, niente penitenti con pesanti croci sulle spalle, nessuna concessione di troppo all’esteriorità. Non diamo giudizi di valore, non facciamo confronti: la nostra processione , da che vi partecipiamo, ha sempre avuto questo aspetto. Ciò che ci colpisce , anno dopo anno, è invece la grande partecipazione della gente, all’interno e all’esterno del corteo: la processione del Venerdì Santo, a Manduria, è forse l’unico momento dell’anno, insieme alla Festa di San Gregorio e a quella dei Santi Medici, in cui è possibile avere un’idea della consistenza numerica dei manduriani. Che sono tanti , davvero tanti, e vederli tutti insieme fa un certo effetto. Ci sono passate davanti, quasi come in una carrellata cinematografica, le loro facce , mentre procedevamo dietro la statua di Cristo Crocifisso. Facce sfuggenti, la cui sostanza umana è chiaramente inafferrabile. Facce dietro cui , singolarmente , si nascondono certamente slanci e chiusure inimmaginabili. Una sola certezza, però, su gran parte di questa gente (la nostra gente) ce l’abbiamo, e la verifichiamo quotidianamente. Ed è la seguente. La maggior parte di quelle facce chiude i momenti principali della sua quotidianità nella confortevole dimensione del proprio privato domestico, senza dedicare tempo alla comunità. La maggior parte dei Manduriani, diciamola tutta, non ha la minima percezione della comunità. Vizio antico del Meridione, forse, con conseguenze pesantissime sulla realtà concreta della nostra città, che vive un momento di declino a cui , qualche anno fa, non immaginavamo neanche lontanamente si potesse arrivare. Confidavamo ad un amico, in processione, un nostro personale convincimento. Lassù , una domanda ci verrà sicuramente fatta. Colui che giudica, dopo essersi puntualmente informato su come ci siamo comportati nell’ambito familiare (e i nostri concittadini, feroci difensori del vessillo del privato, avranno naturalmente la risposta pronta) , vorrà probabilmente sapere quanto del nostro tempo abbiamo dedicato alla comunità cittadina. Immaginiamo fin da ora molte facce sorprese, molti trasalimenti, molte risposte smozzicate…
Le nostre tradizioni vanno difese, salvaguardate e rispettare, perchè fanno parte della nostra identità, ma vengono costantemente sopraffatte da una globalizzazione cinica che ci vuole omogeneizzare. Bell’articolo, complimenti!
Bell’analisi, certamente sincero il tuo giudizio, forse un po’ troppo severo verso una cittadinanza capace di raccogliersi dietro una corteo religioso, sembra come quelle grandi famiglie che tutti i figli sono lontani, ma nel momento del bisogno tutti capaci di essere presenti e attivi. Sicuramente penserai che il mio sia un augurio più che una constatazione, ma io ci vedo ancora del buono in un paese che segue le sue tradizioni. In pochi paesi di Italia si vede il giovedì Santo tanta gente in giro andar di chiesa in chiesa… l’inaugurazione di un locale è stato solo un bruttissimo episodio di un centro storico che rinasce.