di Paolo Rausa
Qual è la verità? Quella di Bianca Salemi, che è partita da Catania per raggiungere lo zio Roberto a Buenos Aires e realizzare il suo sogno? O quella di Stefano, il fratello avvocato, che si è trasferito a Roma per esercitare l’arte forense, ereditata dal padre Ovidio, che non smette di rodersi perché è rimasto irrisolto l’omicidio dei fratelli Antonio e Santo sgozzati da ignoti sulla Principessa Mafalda, gloria della Marina Mercantile Italiana, durante l’ultima traversata per l’Argentina il 23 marzo 1927? O quella della madre Lucia che vede sfuggire dalle sue mani i figli senza riuscire ad afferrare il senso riposto nelle loro ansie e aspirazioni? Su tutti aleggia la figura mitica del patriarca Arcangelo, un padron ‘Ntoni Malavoglia, che racchiude nella sua saggezza, autorevolezza e ostinazione tutti gli elementi della civiltà meridionale. Un romanzo molto avvincente, intessuto con fili e disegni diversi da Raffaella Verdesca, una scrittrice che ha ormai espresso con varie opere il suo genio letterario. Ha pubblicato con successo lo scorso anno i racconti “Volti di carta. Storie di donne del Salento che fu”, ambientato nel Sud d’Italia, la Porta d’Oriente così da lei definito. Negli anni precedenti il romanzo “Chandra Mahal” nel 2005 e un’altra raccolta di racconti “All’ombra dell’Arca” nel 2007 e i “Racconti per ridere. La lisca” nel 2011, tutti abbelliti da illustrazioni confezionate di sua mano. La trama è robusta, complessa e i luoghi dello svolgimento dell’azione molteplici. Nel romanzo, che possiamo definire un’epopea, la saga dei Salemi di Catania, si snodano le vicende di un secolo, il ’900, attraverso la storia di una famiglia. Dal capostipite Arcangelo, duro come una roccia, ai suoi figli Roberto, Antonio e Santo, che sono costretti a inseguire il sogno sudamericano dell’Argentina come le centinaia di migliaia di emigranti italiani che solcarono l’Oceano in direzione “la Merica” speranzosi di futuro, in un viaggio funestato dallo strano e irrisolto – se non verso la fine – omicidio dei due fratelli Antonio e Santo. L’ultimo dei figli, Ovidio, invece resterà in paese a esercitare la professione di avvocato in bilico fra il passato che non passa e il presente indeterminato, mentre i nipoti, Bianca in Argentina e Stefano a Roma, che si nutrono di vicendevole grande affetto, saranno sospinti a inseguire e a rappresentare nella loro storia la divaricazione in due rami della famiglia. Un romanzo d’amore, vissuto con pienezza di sentimenti, con un coinvolgimento passionale sino all’inverosimile, allo sfinimento e allo stordimento finale. Si nutre di questo sentimento Bianca, che acquista la Espanola, una estancia, una fattoria agricola con una villa monumentale, che racchiude nel ritrovamento di antichi monili indiani un mistero. Che rapporto ha questo tesoro con il fattaccio avvenuto sulla Mafalda? Qui il romanzo si tinge di giallo, la vicenda si aggroviglia e solo grazie al diario di Bianca e all’opera preziosa e paziente di Stefano, che intercetta su questo esile filo in cui si dipana la matassa della narrazione la vita di Marilena, una sua vecchia fiamma ancora innamorata di lui, è possibile intravedere una via di salvazione. Non immaginata, tanto è ricca di colpi di scena la vicenda sino alla conclusione del romanzo. Una storia tragica e appassionata, di cui Raffaella Verdesca sa renderci partecipi ed emozionare con questi personaggi che navigano nel mare della vita, fragili ed esposti alle tempeste e alle traversie, che non si attaccano come cozze allo scoglio per resistere, ma che si affidano alla passione dell’amore, un sentimento che pervade inesplicabilmente le loro e le nostre vite.