di Paolo Vincenti
Strettamente collegate alla Pasqua sono le uova di cioccolato che nei bar ed in casa fanno bella mostra di se durante il periodo festivo. Fin dagli albori della storia umana, l’uovo è considerato la rappresentazione della vita e della rigenerazione.
I primi ad usare l’uovo come oggetto beneaugurante sono stati i Persiani che festeggiavano l’arrivo della primavera con lo scambio di uova di gallina. I Romani erano soliti sotterrare un uovo dipinto di rosso nei campi come simbolo di fecondità e quindi propizio per il raccolto.
La tradizione di colorare le uova è tutta romana. Da Plinio il Vecchio sappiamo che si prediligeva il rosso perché questo colore doveva distruggere ogni influsso malefico. Da Elio Lampridio, la credenza che il giorno della nascita dell’Imperatore Alessandro Severo, una gallina di famiglia avesse deposto un uovo rosso, segno di buon auspicio.
L’uso di regalare uova è collegato al fatto che la Pasqua è anch’essa la festa della fecondità e del rifiorire della natura, in primavera, dopo la morte invernale. L’uovo dunque è il simbolo della natura e della vita che si rinnova ed auspicio di fecondità. I primi cristiani, infatti, fecero propria questa simbologia del tutto pagana, con riferimento alla Resurrezione, e nel giorno di Pasqua usavano sistemare sopra l’altare un cestino pieno di uova perché fossero benedette dal sacerdote.
Ancora oggi tali riti sono perpetuati in molti paesi: in Polonia le uova sode sono decorate dalle donne e utilizzate per addobbare i banchetti pasquali; in Russia e in Olanda per la settimana di Pasqua di fronte alla porta di casa sono appese ghirlande di uova dipinte; nella tradizione germanica si usa fare la ricerca di uova sode nascoste nell’erba; in Inghilterra si fanno rotolare sulla strada uova sode colorate fino a quando il guscio si rompe e, in alcune regioni, i giovani fanno porta a porta la questua delle uova. Uova sode sono presenti in molte specialità pasquali. Per restare all’Italia, i casatielli napoletani, i canestrelli liguri, le colombine di Firenze, i pupi coll’uova siciliani, i canestreddi del Gargano, le nostre cuddhure con le uova sode e le infinite varianti di ciambelle con uova sode incastonate nell’impasto.
Oltre alle uova di cioccolato, in tutto il mondo esistono tradizioni pasquali che prevedono la realizzazione di uova artistiche, come le bellissime uova ucraine dette Pysanky, realizzate con un processo di tintura fissato con cera e donate in un cestino di vimini foderato d’erba, oppure le famose uova di Fabergè, che l’orafo francese confezionava per gli zar e che oggi collezionisti e musei di tutto il mondo si contendono per il loro altissimo valore.
Donare un uovo, vero o di cioccolato, è sempre azione beneaugurante, anche perché esso ha quasi sempre al suo interno un ulteriore dono, la “sorpresa”, motivo di gioia e di soddisfazione per chi la scopre.
La colomba richiama l’episodio biblico del Diluvio Universale descritto nella Genesi, allorché Noè inviò una colomba la quale ritornò tenendo nel becco un ramoscello di ulivo, segno che terra era stata trovata e messaggio di pace: infatti, con la fine del castigo divino, le acque del diluvio si stavano ritirando e iniziava un’epoca nuova per l’umanità. La colomba diventava quindi simbolo di pace. Fra le ricette di Pasqua, la colomba viene preparata in moltissime varietà, ma non bisogna mai dimenticare il significato profondo e spirituale che essa porta con se.