di Rocco Boccadamo
Quest’anno, l’osservatore di strada che scrive, ha espressamente rinunciato a presenziare alla rituale processione con palme e rami d’ulivo per le strade del quartiere in cui abita, orientandosi, invece, ad assistere alla celebrazione eucaristica in un sito e in un’atmosfera dall’impronta speciale. Il riferimento è alla Parrocchia di S. Nicola di Mira, nota, soprattutto, come Chiesa Greca, situata nell’omonima piazzetta nel centro storico di Lecce, a poche centinaia di metri di distanza dalla più famosa Basilica di S. Croce e dagli adiacenti Palazzo dei Celestini e Palazzo Adorno.
Per chi non conoscesse il monumento, si tratta di un piccolo, sfavillante gioiello, nella vasta collana di tesori d’architettura religiosa che si spande nel capoluogo salentino. L’aria che vi si respira è d’autentico misticismo, induce ad una profonda introspezione interiore.
L’edificio, di origini antiche, fu ricostruito ex novo in epoca neoclassica, dal 1765, a beneficio della colonia di mercanti greci e albanesi che risiedeva in città.
La facciata si staglia semplice e, insieme, elegante; all’interno, invece, spicca una pregevole iconostasi, transetto o parete divisoria – una volta presente in tutte le basiliche cristiane, ora rimasto solamente nelle chiese ortodosse e in quelle cattoliche di rito greco – che separa il presbiterio dalle navate.
L’iconostasi era ed è ancora destinata, anche, all’esposizione delle immagini devozionali; con riferimento specifico alla chiesa greca di Lecce, la struttura appare tempestata di pregevoli pitture su legno, con quattro tavole, a fondo d’oro, effigianti la Vergine col Bambino, Cristo Sommo Sacerdote, S. Giovanni Battista e S. Nicola di Mira.
In omaggio e in aderenza alla nazionalità dei primi utilizzatori del tempio, i riti si celebrano soprattutto in lingua greca, però con l’uso dell’italiano in taluni, fondamentali passaggi. Rispetto ai testi adoperati nelle chiese cattoliche di rito romano, qui, si succedono formule più articolate e complete; da osservare, inoltre, che, alle letture, si alternano, sovente, canti e invocazioni in greco e che, nelle fasi maggiormente solenni, si aggiunge, da parte del celebrante e/o dei ministri officianti, una gestualità sui generis, quale, ad esempio, il librare, sopra l’altare, di una tovaglietta a modo di colomba (Spirito Santo) o lo sventolio di una sorta di ventaglio.
La stessa dispensa domenicale per i fedeli è composta non in italiano, ma, su tre colonne, in greco, albanese e italiano. Dal foglietto relativo alla Domenica delle Palme 2011, giorno in cui si fa pure memoria di S. Simeone ieromartire, vescovo di Seleucia – Ctesifonte in Persia, sottoposto a martirio nel Grande e Santo Venerdì del 341 d.c. insieme con 1150 altri cristiani, sono tratti, in greco e in italiano, i seguenti tre versetti introduttivi:
Igàpisa òti Isakùsete Kìrios tis fonìs tis dheìseòs mu.
Amo il Signore perché egli ascolta la voce della mia preghiera.
Epìstefsa, dhiò elàlisa, egò dhè etapinòthin sfòdhra.
Ebbi fede perciò parlai a Dio, ma ero afflitto oltremodo.
to Exomologhìsthe Kirìo, òti agathòs, òti is ton eòna to èleos aftù.
Celebrate il Signore perché egli è buono, perché in eterno è la sua misericordia.
Notazione peculiare, la parrocchia di S. Nicola di Mira di Lecce non è incardinata nella locale arcidiocesi, bensì nella diocesi, anzi eparchia, di Lungro (Cosenza), retta, fino a poco tempo fa, dal vescovo Monsignor Ercole Lupinacci, andato in pensione recentemente, e, quindi, affidata, al momento, alle cure di Monsignor Nunnari, Arcivescovo di Cosenza, in veste d’ Amministratore Apostolico. Responsabile della parrocchia, è il proto presbitero Nik Pace, originario di Frascineto (Cosenza), a Lecce, ormai da diversi anni, e quindi ben conosciuto, anche per il suo ruolo d’insegnante di religione in alcune scuole cittadine.
Sinceramente, la Chiesa Greca di Lecce merita una visita, magari accompagnata, perché no, da una pausa di concentrazione spirituale.
Grazie, ero all’oscuro di tutto cio’, grazie mille!