di Paolo Cavone
Sono nato e cresciuto a Lecce nell’estrema periferia est della città e ricordo che alla fine degli anni ’70, di fronte alla mia palazzina, si stagliava, nella rigogliosa campagna circostante, una masseria abbandonata e semi-diroccata. Per tutti noi ragazzi della zona era una sorta di parco delle meraviglie giacché potevamo liberamente scorazzare per l’aia, giocare a nascondino nelle stalle, lanciarci gavettoni d’acqua della cisterna, cacciare lucertole in un canale adiacente e lanciare sassi nei pozzi per ascoltarne l’eco. In estate si andava e mangiare, direttamente sugli alberi, fichi di svariate varietà, gelsi mori e bianchi, melagrane e more in quantità.
I più temerari fra noi si avventuravano ad arrampicarsi sul tetto pericolante fin su i comignoli traballanti, fino a quando Fabio, un amico che se ne è andato troppo presto, un giorno si ruppe un braccio precipitando dal tetto del secondo piano della masseria. Dopo qualche settimana dall’accaduto, per motivi di sicurezza, le autorità decisero che la masseria doveva essere definitivamente rasa al suolo e messa in sicurezza tutta l’area circostante nella quale a pochi metri tra loro si contavano: tre pozzi larghi più di un metro e profondi una ventina, una cisterna quadrangolare di 3 metri di lato e profonda una decina.
Un paio di ruspe buttarono giù tutto e con le macerie riempirono i tre pozzi (Foto 4 e 5) e la cisterna (Foto 6). Il nostro “castello” era ormai distrutto e dopo qualche mese la spianata si trasformò in un campetto di calcio.
Oggi, dopo trent’anni, appassionato di storia locale e analizzando le mappe topografiche della città scopro che il nostro castello era in realtà la cosiddetta “Masseria S. Elia a le Secare”, un nome che non poteva essere più azzeccato vista la grande quantità di acqua che c’era: tre pozzi, una cisterna e un canale stagionale erano il regno di secare (bisce) e scurzuni (biacchi).
Scopro che la masseria doveva avere origini molto antiche visto che ci risultano ritrovamenti nel 1971[1] di diversi materiali archeologici che testimoniano un insediamento rurale stabile di età romana imperiale, in particolare doveva trattarsi di una villa rustica della gens Marcia con annesse sepolture scavate nel tufo e relativamente vicina all’antica Lupiae.
I ritrovamenti constano di un rocchio di colonna (Fig.2), che giustifica il carattere gentilizio della villa e due cippi funerari con epigrafi del II sec D.C.
Nella prima, in Fig.3, si legge:
MARCIA
IANUARIA
V A XLV
Marcia Ianuaria V(ixit) A(nnis) XLV (45)
La seconda epigrafe fu posta a GEMINIA FELICULA da parte di C. MARC[IUS]. I reperti sarebbero nel Museo Provinciale di Lecce “S. Castromediano”.
Le epigrafi sono state successivamente studiate dal Pagliara[2] il quale asserisce:
In tutti questi luoghi è dato rilevare tracce piu o meno cospicue di resti di ville rustiche, datate, per ora, genericamente ad età imperiale (II-III sec. d.CL). In alcuni casi tali resti indicano un certo tono signorile della villa, e proprio a tali contesti sono riferibili monumenti funerari di ingenui
appartenenti a gentes note nei vicini municipia, all’interno dei quali spesso membri della stessa gens occupano posizioni sociali rilevanti e ricoprono dignità pubbliche. Di contro la stragrande maggioranza delle iscrizioni recuperate nelle restanti aree extraurbane sono di servi, liberti, o, a volte, di liberi, ma di umile condizione.
Sarebbe auspicabile pertanto che, visto che la masseria non esiste più, almeno il toponimo “S. Elia alle Secare” rimanesse intitolando a questo la piazza che verrà tra le vie Potenza, via Pescara e Via Firenze. Sarebbe poi un sogno se l’intera area (pozzi, cisterna e parco) si recuperasse e valorizzasse come spetterebbe ad un sito archeologico.
[1] G. UGGERI, Notiziario topografico salentino, Contributi per la carta archeologica, 1971, pp. 288
[2] C. PAGLIARA, Note di epigrafia salentina III, pp. 72-74
Concordo sul titolo per la piazza e per la valorizzazione del sito archeologico
Intorno alla Lecce Romana vi erano diverse case rurali, poste solitamente sui punti più alti della pianura per motivi strategici ed in particolare verso il mare. Bisognerebbe fare una richiesta ufficiale al Sindaco, con più firme per la denominazione della piazza io sono a disposizione.
In effetti la masseria era sul limitare di un costone calcareo dal quale si domina la campagna che discende verso il litorale Leccese ( http://alturl.com/jaqbm ). Per la raccolta delle firme e la richiesta ufficiale al Sindaco mi sto organizzando. Vi faccio sapere ;)
Appoggio la proposta di Paolo Cavone
Via Potenza dovrebbe essere nella zona di Viale Aldo Moro e viale Roma.
interessante amico mio..
Magari per quella vila ci passa la via che collega Ionio e Adriatico che va da Portus Sasinae e Portus Hadriani passando per Laberianus e Rudiae..
Sono a vostra disposizione per la petizione al Sindaco. Stefano De Domenico Via Avellino n. 4 Lecce