CONTADINA PUGLIESE
DONNA, CENTO VOLTE DONNA
di Giulietta Livraghi Verdesca Zain
Candela ingobbita dall’afa delle stoppie
o ragno scuro
appeso al vorticare del fuso
non avevi pendola
che scandisse mollezza di lenzuola
ma severità di gallo
a rammentarti
che cogliere il fiore
era un negare vita al frutto
– reato grave per la legge del padrone.
Gravida o puerpera
per te i giorni
erano pannocchie da sgranare
con le mani di Giobbe
e solo a sera t’arrendevi
a gemiti di pecora tosata
cercando ovile
sotto le sette spade dell’Addolorata.
Ave Maria… Santa Maria…
A rafforzare questi verbi marzaioli
spesso ti spingevi sul viottolo obliquo delle favole
credendo fosse provvidenziale visita dei morti
il volo di falene attorno alla lucerna
fosse auspicio di salute
l’incontro di una volpe nel vigneto
e pegno di fortuna
riuscire a spaccare
una noce verde in mezzo all’aia
quando in agosto
il cielo prometteva assensi
nel battito di ciglia degli astri
Ma le stelle cadenti
bruciavano troppo in fretta
e la tortora che ti portavi nel cuore
non aveva altro tempo
se non quello appena bastevole
di tubare la parola ”pane”.
Sì, un rimbalzo di fame
ti coglieva come doglia di parto
e la mortella 1
– seccando nella madia vuota –
crepitava la disperazione di Agar
madre in lotta con l’arsura del deserto
– unica strada concessa agli schiavi .
Contadina pugliese
– donna, cento volte donna –
oggi non troveresti posto
sotto il gran pavese
che propaganda delicate argille:
a chi potrebbe interessare
l’ampiezza del tuo grembiule di pace
e la bravura
nel tramutare in lucciole le lacrime
affinché i figli
maturassero corteccia di eroi?
(Dalla raccolta inedita “STORIA D’INNESTI, POTATURE E TERRA AERATA) 1983 – 1996
1 Prima ancora di sistemare nella madia le pagnotte calde, le contadine si premuravano di posarvi sul fondo un rametto di mortella, ufficialmente incaricato di intridere del suo profumo il pane, ma intenzionalmente collegato al principio esoterico del similia similibus:la mortella, per il suo produrre bacche (rotonde come il ventre gravido), veniva ritenuta pianta propiziatoria della fertilità, tanto che, nelle fasi di luna crescente, se ne legava un rametto sul ventre delle spose sterili.
… “a chi potrebbe interessare l’ampiezza del tuo grembiule di pace…” ad ogni donna, di ogni sud del mondo.
Poesia e storia scorrono tra questi incantevoli versi a ricordo e testimonianza di quelle che furono le donne del nostro Salento. Leggendo, le immagini vivide ti vengono innanzi e ti par di vederle quelle donne, mentre solerti s’ ingegnano in mille arti pronte sempre a fare e a dare dall’alba al tramonto e anche oltre alla fioca luce di una lanterna.
Dedicandoli a loro riporto questi semplici versi
Ribellione
sopita, nascosta
celata.
Paura di essere
di dire,
di fare.
Rabbia, rancore
ancora timore e…
doverosi silenzi.
Ribellione
contro un muro
che opprime, deprime
respinge ancor oggi
la voglia di essere
DONNA.