di Nicola Morrone
Rovistando tra i materiali non catalogati della Biblioteca Comunale “M.Gatti, cortesemente messi a disposizione dalla Direttrice Dott.ssa Carmelina Greco, ci è recentemente occorso di trovare alcune interessanti testimonianze dell’attivita’ culturale cittadina dei tempi passati. E ci siamo non poco sorpresi nello scoprire che quarant’anni fa, sicuramente tra il 1973 e il 1978, fu attiva a Manduria addirittura una galleria d’arte contemporanea.
Non abbiamo ricordi personali di quel periodo storico, ma, in astratto, eravamo portati a pensare che il fermento culturale cittadino di quarant’anni fa fosse piu’ limitato rispetto a quello attuale, che di per se stesso già non è particolarmente significativo. Questa nostra impressione si basava su assunti di tipo sociologico: minor livello generale di scolarizzazione, piu’ bassa quantita’ di stimoli culturali offerti dai media, ecc.
Chi ha vissuto personalmente quella temperie sociale e culturale, invece, concordemente afferma che Manduria, quarant’anni fa, era senz’altro più vivace di oggi , anche dal punto di vista del fermento artistico. Ci siamo allora messi sulle tracce di quella piccola ma singolarissima esperienza rappresentata dal Centro artistico culturale “Galleria d’arte Pliniana”, cercando di riassumerne la storia, breve ma intensa, raccogliendo informazioni , per quanto possibile, da coloro che da vicino condivisero quell’avventura.
Un’avventura che, non lo nascondiamo, vorremmo si ripetesse ancora una volta, come per magia, animando con il suo soffio il desolante panorama culturale cittadino.
La “Galleria d’arte Pliniana”, come riferisce la Sig.Rita Stranieri, fu fondata nei primissimi anni ’70 da due privati cittadini, cioe’ la Prof.ssa Marisa D’Aloisio (ideatrice) e il Sig. Giuseppe Stranieri (principale collaboratore). Fu una iniziativa eminentemente privata, legata all’attivita’ di pittrice della Prof.ssa D’Aloisio, e non ebbe alcun contributo dal Comune di Manduria, se si eccettua il sostegno finanziario per l’allestimento della mostra collettiva “Incontro di pittori salentini”, che si tenne nei locali della Galleria dal 24 Marzo al 2 Aprile 1973.La Galleria , inizialmente ubicata in via Cesare Cantu’, si sposto’ poi sulla via per Maruggio.L’esperienza espositiva manduriana si concluse dopo circa un quinquennio (1973-1978), perchè i Sig.ri D’Aloisio e Stranieri decisero di aprire a Taranto la galleria d’arte “Diesse”.
Sulla base delle testimonianze raccolte, non siamo in grado di accertare quanto la Galleria Pliniana abbia stimolato il mercato dell’arte, che a Manduria è stato sempre oltremodo asfittico, ma pare sicuro che quello spazio espositivo rappresentasse un punto di riferimento per la locale borghesia colta.
La galleria promosse nomi famosi della pittura dell’epoca , come Armando Pizzinato, ma anche iniziative rivolte ai giovani artisti, come documentano i vari cataloghi delle mostre, stampati in un formato e con una grafica moderni. Erano, a quanto pare, anni fortunati:a Taranto e a Lecce esistevano due attivi Licei Artistici, e vari giovani manduriani li frequentavano, creando automaticamente un’osmosi tra quegli ambienti e la situazione cittadina.
La Sig.ra Patrizia Tatullo, nipote della Prof.ssa D’Aloisio, ricorda chiaramente il fermento di quegli anni lontani, e in particolare evidenzia che nella casa tarantina della Prof.ssa D’Aloisio (che rimase sempre il vero motore dell’iniziativa) si riunivano i pittori che , prima di esporre in Galleria, discutevano appassionatamente dei principali problemi artistici contemporanei.
Il Prof. Enzo De Cillis, da sempre inserito nell’ambiente artistico cittadino, ricorda l’atmosfera degli anni della “Pliniana”,alla cui esperienza partecipo’ direttamente, e ci tiene a sottolineare con chiarezza che , rispetto ad oggi, c’era in generale piu’ interesse intorno all’arte contemporanea. E aggiunge che , in ogni caso, l’esperienza della Galleria Pliniana, per la professionalità dei gestori e il livello degli espositori, non si può paragonare a cio’ che e’ venuto dopo, cioè ai piccoli tentativi di aprire spazi espositivi (privati) tutti destinati ad esaurirsi subito.
Da quello che emerge, insomma , l’esperienza della Galleria Pliniana, anche se breve , è stata significativa. Appartiene però, ormai, al passato.
La situazione attuale, invece,almeno in relazione alla quantità e qualità degli spazi espositivi per i giovani ( e meno giovani) artisti contemporanei è francamente desolante. Una città delle dimensioni di Manduria non offre, allo stato attuale, alcuno spazio pubblico per l’esposizione e la fuizione di opere d’arte contemporanea.
La nostra realtà, quando ne è in grado, esibisce (giustamente) le glorie artistiche di un passato più o meno lontano (a volte lontanissimo) ma è totalmente sorda al riconoscimento dei valori artistici contemporanei. Il prof. Pietro Guida (artista che non ha certo bisogno di presentazioni) ribadisce senza mezzi termini che il contesto manduriano è ” totalmente inerte” di fronte alle sollecitazioni dell’arte contemporanea.
E il prof. Aldo Pezzarossa, anch’egli da tempo impegnato, con significativi risultati, sulla scena artistica contemporanea , sottolinea i limiti che da sempre caratterizzano il contesto locale, in special modo rimarcando , oltre che il ridotto coinvolgimento dell’Ente Pubblico rispetto al passato,la totale, storica assenza di sostegno dell’imprenditoria privata nei confronti degli artisti.Quali sono, in questa situazione, le prospettive per il futuro?
Difficile dirlo.
A nosto avviso, se i creativi locali , vecchi e nuovi (alcuni dei quali, purtroppo, patologicamente centrati solo su se stessi) volessero iniziare un’avventura comune, si potrebbe ripartire dagli spazi pubblici.
In particolare, dal Monastero delle Servite, che dopo la felice esperienza della mostra “Numero Zero” non ha più ospitato eventi artistici di rilievo. Ma occorre una progettualita’ chiara e collettiva, oltre che il coinvolgimento dell’Ente Pubblico. Per Manduria,comunque, uno spazio espositivo dedicato al’arte contemporanea non esaurirebbe la sua funzione solo come contenitore d’arte, ma costituirebbe soprattutto un centro d’aggregazione permanente.
E Dio solo sa quanto si ha bisogno di questi spazi, alle nostre latitudini…