Nino Pensabene


NOTE BIOGRAFICHE

Tratte  in parte dal “Dizionario degli Scrittori Italiani d’Oggi” (Pellegrini Editore, Cosenza, 1975):

Scrittore, poeta, critico, nato a Reggio Calabria il 18-6 1942; res. a Copertino (Lecce), Piazza del Popolo, 32.

Dal 1961 al 1971 è vissuto a Roma, dove con la collaborazione della consorte, la poetessa, scrittrice e antropologa Giulietta Livraghi Verdesca Zain, ha dato vita ad una organizzazione culturale tra le più importanti diquel decennio romano:

Direttore della Rivista Internazionale d’Arte e Cultura “LA PRORA”

Fondatore del “VINCOLO EUROPEO GIOVANI ARTISTI” (con il quale, nella lungimiranza ne fu precursore e nella contemporaneità si propose come attivo sostenitore dell’Europa Unita).

Condirettore  del Periodico di Letteratura e Filosofia “IL NUOVO EON”.

Segretario generale dell’ Accademia di Lettere, Scienze e Arti “PACEM IN TERRIS”.

Delegato per il Lazio dell’Accademia “GLI AMICI DEI SACRI LARI” (con presidente onorario il grande critico Francesco Flora, autore della “STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA”).

Istitutore dei Premi di Poesia “VEGA” e “COLOSSEO”;

Membro di giuria in diversi concorsi di pittura e di poesia, fra i quali il Premio intestato al medico-poeta Tiberio Gulluni, organizzato dal Comune di Colonna in collaborazione con l’Accademia “Pacem in Terris”. (Alla giuria,assieme a lui, si sono alternati: Enrico Falqui, Giorgio Petrocchi,, Giuliano Manacorda, Massimo Grillandi, G. Livraghi Verdesca Zain, Luciano Luisi, Libero De Libero, Renzo Frattarolo, Arnaldo Bocelli, Francesco Grisi, Gaetano Salveti, Geppo Tedeschi e Olga Prior).

Altro Premio importante che lo ha visto membro di giuria per più di una edizione è il “SICILIA ‘80” (con presidente Massimo Grillandi, Premio “Bancarella” per il volume “LA CONTESSA DI CASTIGLIONE”, edito da Rusconi).

Nel Salento è stato membro di giuria all’ESTEMPORANEA DI PITTURA “SETTEMBRE COPERTINESE”.

Sia a Roma che a Lecce è stato promotore di incontri e manifestazioni culturali.

Membro d’onore di alcune accademie italiane e d’oltralpe.

Ha pubblicato: “IL COLLOQUIO” (Poesie), 1963

Ha collaborato alla ricerca e compilazione del volume di etnoantropologia “TRE SANTI E UNA CAMPAGNA”, Culti Magico- Religiosi  nel Salento fine Ottocento, Laterza, 1994, di Giulietta Livraghi  Verdesca Zain.

Raccolte di poesia inedite:

“CONOSCERE IL CIELO”, 1963 – 1966

“15^ STAZIONE”, 1966 – 1970

“DALLE TASCHE DI ABRAMO”, 1982 – 1992

“SOTTO IL LENZUOLO DEL LETTO GRANDE DI DIO”, 1999 – 2000

“L’AGOGNATA FESTA” 2001

“L’AMORE OFFESO”, 2000 – 2002

“LE BENDE AGLI OCCHI”,  2002 – 2003

“ONDE ANOMALE”, 2003 – 2004

“CON LE UNGHIE E CON I DENTI”, 2004

“POCO MENO DEGLI ANGELI”, 2004 – 2006

“UOMINI CIGNO”, 2006 – 2007

“RETE FERROVIARIA”, 2006 – 2007

“POESIE PER GIULIETTA”, 2001 – 2007

“ORA CHE NON CI SEI”, 2009 – 2010

“DOVE NON USAVAMO CALENDARI”, ( Giulietta e L’Eremo “La Corte”), 2010

In passato, della sua attività si sono interessati i seguenti giornali, alla maggioranza dei quali ha anche  collaborato con scritti  di vario interesse:

QUOTIDIANI:

L’Aquilone – L’Avvenire di Calabria – Il Tempo – Il Messaggero  – Il Giornale d’Italia – Il Quotidiano – Il Corriere del Giorno – La Gazzetta del Sud – La Gazzetta del Mezzogiorno -Il Secolo d’Italia – L’Osservatore Romano – Il Giornale di Bergamo – Il Globo – Il Popolo – La Notte – L’Eco di Bergamo – Roma – Mattino –  L’Ordine    – La Nazione.

SETTIMANALI:

Il Corriere di Roma – Il Corriere della Valtellina – Gazzettino –  Cronaca di Calabria – Attualità della Settimana – La Voce di Calabria.

QUINDICINALI:

Finestra sul Mondo – Unione per il Progresso degli Italiani in America – I Quattro Canti – Il Foglietto – Voce Latina – L’Incontro – L’Arena di Pola – Fiuggi – La Voce Bruzia.

AGENZIE STAMPA:

Agenzia Europea Stampa – Artinformazione – Le Arti e gli Spettacoli – AILA – Orbis – Mondo –  Euroma – Ecomond  Press – L’Araldo della Stampa –

MENSILI E PERIODICI SPECIALIZZATI:

Auditorium – La Nuova Sorgente – La Procellaria – Italia Intellettuale –  Realismo Lirico – Arti e Professioni Unite – Gli Amici della Scuola – Calabria Letteraria – Il Narciso – Il Mondo Libero –  Il Carabiniere – Selva – Omnia – Cimento – Vivere  – Il Letterato – Controvento – La Famiglia Italiana – Il Premio – Verso il Duemila – Calabria Domani – Silarus – Kursal – Orizzonti di Gloria – Il Duemilista – Il Ragno – La Nuova Italia Letteraria – Forze Nuove – Fiorisce un Cenacolo – La Voce dell’Unione – Artis Templum  – Convivio Letterario – La Lampada – Il Giornale Letterario – Luce Serafica – Via Maestra –  Voci Nuove  – Resurgo – Alla Bottega – Poeti e Canti d’Italia – Retroscena – Il Santo dei Voli – L’Amitié par la plume – Il Carmelo – Pizzico – Poeti e Canti d’Italia –  Il Giornale della Daunia – Telearte – Fiaccole – Miscellanea Storico Salentina – Lares – Bollettino Storico della Basilicata – L’Annunzio – Mondo Lirico – Rondini d’Amore – Mese – Relations Latines – Nullis Secundus – Il Pungolo Verde – Cronache dell’INA – Lytyerses – Risveglio del Molise – La Voce dei Calabresi – Arti e Professioni Unite – L’Italia che Scrive – Realismo Lirico – Quaderni Delfici – Vento Nuovo – Aspetti Letterari – Italscambi  – Traguardo d’arte – Il Delfino – Pensiero e Arte – Battaglia Letteraria – Voci del Nostro Tempo – Quaderni dell’ASLA – La Sonda – Nuovi Orientamenti – Uomo e Immagini – La Cultura nel Mondo –  Piccolissimo – Deloika Tetpadia – Il Giornale dei Poeti – Teleuropa – Scena Illustrata – Spicillegìa Sallentina.

Sue poesie, pubblicate su riviste letterarie sono state tradotte in  francese, spagnolo, greco e inglese.

E’ incluso in alcune antologie e il suo nome è citato in dizionari, almanacchi e repertori bio-bibliografici.

Nel 1962 ha vinto il I Premio “L’ANNUNZIO”

Nel 1963 ha vinto il I Premio “POETI E CANTI D’ITALIA”

Nel 1964 ha vinto il II Premio “ CITTA’ DI TORINO”

Nel 1964 ha vinto il II Premio “LA PROCELLARIA”

Nel 1964, assieme a Claudio Allori, Giovanni Arpino (Premio Strega 1964 col romanzo “L’Ombra delle Colline”), Vittorio Bodini, Giuseppe Villaroel e Umberto Luigi Ronco, è stato segnalato dai lettori per il Premio “LA COMUNICATIVA”.

Nel 1965 ha vinto il I Premio “VOCI DEL NOSTRO TEMPO”

Nel 1965 ha vinto il Premio Speciale “CITTA’ DI ROMA”

Nel 1966 ha vinto il II Premio “FRANCESCO D’OVIDIO”

Nel 1966 è stato premiato dall’Associazione “KASTRUM KARALIS” con la seguente motivazione: “Quale riconoscimento all’intensa opera svolta a beneficio della cultura in Italia”.

Nel 1968 ha vinto il  I Premio  “CITTA’ DI BARDONECCHIA”.

Nel 1968 ha vinto il II Premio   “CITTA’ DI VERONA”.

Nel 1968 ha vinto il II Premio “NICOLA SCARANO”

Nel 1975 ha  vinto il I Premio “IL TEDOFORO D’ORO”

Nel 1975 ha vinto il Premio Speciale “CITTA’ DI MORTARA”

Numerose coppe, targhe, medaglie e diplomi di merito.

Ha curato su “TELEUROPA”  la rubrica “La pagina dei Poeti”

Suoi pseudonimi sono: Saverio Nipe e Nipen.

Della sua attività si è occupata la RAI, la TV, il CINEGIORNALE, giornalisti, scrittori e critici.

Ha tenuto dizioni di poesie, brani teatrali o comunque letterari, in varie città italiane (Roma, Napoli, Firenze, Genova, Torino, Milano), formando con la moglie, Giulietta Livraghi Verdesca Zain, una delle coppie più affiatate della storia letteraria. Se la Livraghi teneva una conferenza su Pirandello, lui ne interpretava i brani (Nota era nella Capitale la sua prestazione recitativa di un monologo tratto dall’Enrico IV); se la teneva sulla poesia Negra, lui ne interpretava le poesie; e così per Pavese, per Lorca, ecc., fino agli autori più contemporanei, che a loro si affidavano per la presentazione dei propri libri.

Attività, questa del dicitore, che Pensabene svolgeva anche con lo scrittore Padre Fernando Bortone, quando questi teneva lezioni bibliche presso l’Hotel Massimo D’Azeglio di Roma o nei palazzi o nelle ville dell’alta aristocrazia.  Praticamente, Pensabene leggeva i brani della Sacra Scrittura che il famoso Gesuita aveva o stava per commentare.

Note sono pure le sue dizioni qui nel Salento.

Pittore d’arte per diversi anni, è stato anche assiduo collaboratore della moglie nell’arte della scultura. A lui si devono infatti le stupende patinature bronzee (nella dinamica delle varie tecniche [bronzo da interno e bronzo da esterno, a volte  con relativa finta corrosione di ossidazione]) e le pitture ceramiche a freddo di tutte le opere di terracotta.

 CENNI CRITICI:

Giorgio Tellan  (“Minosse”, 13 febbraio 1965):

“Nino Pensabene: chi è? Forse il solito imbrattacarte, il giovane “à la page”  frequentatore dei salotti letterari, l’illuso che spera la ricchezza nella poesia? No, Nino Pensabene è un vero artista: fantastico nella sua sobrietà; profondo nella sua levità; incisivo nel suo alludere. Infatti chi se non un artista di purissima razza, un poeta per vocazione e per diritto avrebbe potuto scrivere: “Volevo recidere tutta la campagna / per vedere la terra completamente nuda, / pulita / come un’anima senza peccato. / Volevo estirpare tutte le radici / e seminare soltanto / parole di poeta. / Volevo scavare nel cuore di ogni uomo / con il piccone che m’ha dato Dio / e con le vene / formare una grossa catena / per farli salire a conoscere il cielo” (“Conoscere il Cielo”)?

La sua poesia non è mai fine a se stessa, suscita pensieri, genera fermenti, ci avvicina all’eterno.

Vediamo quindi il Pensabene, uomo del suo tempo, conscio dei propri limiti, proteso verso l’eternità, legittima aspirazione di ogni mente sana. Questa sua disposizione lo pone al di sopra della vita quotidiana e gli consente una più vasta visuale e nel tempo e nello spazio.

I suoi problemi sono i problemi del mondo, le sue ansie quelle di tutti, le sue aspirazioni quelle dei migliori.

Universalità, quindi, ecumenismo in nome della poesia che venera come fonte di pace, amore, vita.

…Noi che conosciamo personalmente il poeta e sappiamo delle notevoli affermazioni da lui ottenute in questi ultimi tempi e sin dall’inizio della sua attività letteraria, possiamo affermare in tutta serenità di spirito che vi sono in  lui le premesse fondamentali per divenire uno dei più rappresentativi poeti della nostra letteratura”.

Intervistato da Rocco Cambareri per “La Voce Bruzia” (28 gennaio 1968), alla domanda “Esiste una valida ed incisiva letteratura cattolica? Quale è il suo peso? Quali gli uomini più significativi?”, Nino Pensabene rispose:

Abbiamo una valida letteratura cattolica che però non è incisiva quanto dovrebbe essere. Viviamo in un tempo che ha attuato un capovolgimento di valori e questo dilagare di sbagliate ideologie non ha trovato un bastevole argine nelle penne cattoliche o, per essere più esatti, non c’è stata quella fusione di intenti e coordinamento di azione che potesse consentire una adeguata difesa del patrimonio spirituale”.

Da ”Eco delle Riviste” (Dicembre 1966):

“LA PRORA, Periodico Internazionale d’Arte e Cultura, Anno VII  n. 3, si presenta per veste editoriale e profondità di argomenti, come uno dei più importanti d’Italia.

In questa era di disorientamento letterario, Nino Pensabene e Giulietta Livraghi Verdesca Zain fanno brillare il sole in mezzo all’oscurantismo tecnico-sociale”

Da “PROFILI DI CONTEMPORANEI” di Maria Busillo (I Supplementi della Rivista “La Prora”, Roma, febbraio 1968):

“…Cresciuto ed educato in un ambiente di sani principi morali, pone questi a base del suo lavoro, contrassegnato da onestà e serietà d’intenti. Schivo e modesto non ama il rombo della grancassa e non si piega al servilismo di idee partigiane. Connaturato alla sua sensibilità poetica è il senso infinito della libertà, quella libertà che è nel respiro del poeta, abituato all’aria pura delle vette, dove gli orizzonti non vengono chiusi da barriere e il cielo si fa più vicino.

Spontaneo e profondamente sincero, non concepisce esitazioni nell’affermare la verità, anche se nel mondo in cui viviamo spesso la verità non è un frutto accettato.

Tenace, diremmo ferreo nella volontà, non si è lasciato intimorire dagli ostacoli e dalle difficoltà che il cammino artistico può offrire. Sa che la vita è spesso una lotta e veste, con dignità e consapevolezza, la divisa del combattente, convinto che l’uomo se non  passa attraverso la fornace della prova è un metallo mal cotto.

Questa sua fortezza  la ritroviamo nella vivezza espressiva delle sue liriche, dove il pensiero è scandito dalla sincerità d’un sentimento che segna validità di canto.

Nello scintillio delle immagini Nino pensabene cesella il suo lavoro meditativo, forgiando con linguaggio incisivo versi martellanti che, nella trasfigurazione lirica del concetto, ritmano moderni accenti. Uno stile personale di indiscussa efficienza, nell’ampiezza di un motivo che, superate le barriere del tempo, si adagia in un respiro di eterno. Una poesia tanto simbolica quanto filosofica, che a volte si avvicina al surrealismo, creando nel lettore u n pathos particolare e suscitando l’evolversi di una catena di immagini scaturite dal rapido oggettivismo del concetto.

Una poesia ricca di malinconica pensosità che pur quando celebra inni di resurrezione non può fare a meno di ancorarsi al dolore, sia pure soltanto trovato nel riemergere delle memorie:

“Sul mio nuovo diario / non scriverò le pene / delle pergole afflitte, / né scriverò la storia delle processioni / che ho seguito / con la tunica lacerata / e le mani inchiodate alle candele / che si scioglievano in pianto”.

 

Si sente nel tono musicale la gioia del riscatto e, nello stesso tempo la radicata amarezza ricondotta dal ricordo:

“Nessun cipresso / disegnerò sulla copertina / perché troppe volte sono morto dopo aver ubriacato i miei occhi  / con la neve impaurita dai fulmini. // Lamenti di organo / hanno sempre festeggiato / le mie nozze con il dolore / ma ora che le lampade del cielo / hanno luci di resurrezione, / foglie di papavero / saranno le pagine del mio diario / per sprigionare nel cuore una musica jazz”.

 

Nel crescendo lirico il pensiero si snoda in pienezza d’immagini, mentre sincopate sensazioni lampeggiano quasi a creare un gioco pirotecnico:

“Avrò penne di vetro e calamai di stagnola / per scrivere sull’intonaco del tempo / il riscatto di un’aurora ventilata. // Avrò incenso di memorie / per benedire le ragnatele della cotta annerita. // Avrò silenzi di luna nella bocca / per tratteggiare il perdono / seccato al sole di un’assenza, / ma il mio diario avrà biancori di sorrisi / come la luce dei cimiteri foderati di brina”.

 

E la parabola ascendente si chiude nella dolcezza di un sentimento d’amore. Dopo le immagini sfolgoranti e forti, incisive e originali, l’ultima visione si adagia nel verde, nel raggiungimento di una pace interiore e nel possesso d’una vera essenza di vita:

“Solo nell’ultima pagina / costruirò un altare sul tronco di una quercia / e fra le sofore  poserò il  ‘tabernacolo’ / per custodire il ricordo / di chi mi ha voluto bene”.

Una proprietà di linguaggio ed una completezza di contenuto che scoprono il vero poeta, il possessore di quel dono divino che gli permette di creare tutto un mondo di trasfigurata realtà.

Non per vano gioco di ambizione, ma per intimo bisogno di effusione, Nino Pensabene forgia i suoi versi, alternando il lavoro di creazione (letteratura e arte) a quello di organizzazione. La sua casa romana è una fucina, dove l’arte è di famiglia e dove il tempo è scandito dal passo che, sempre più sicuro, si avvicina alla vetta.

Un calabrese che fa onore alla Calabria è Nino Pensabene, e di lui si fa gloria la sua terra, la terra bruzia forte e gentile, dove la poesia non è un sogno, ma una realtà di vita, un qualcosa che si respira insieme all’odore del mare e all’aria pura delle montagne e all’argenteo chiarore che si scorge al vago ondeggiare degli sconfinati uliveti che ricoprono la Piana Calabrese”.

Da “Minosse” del 3 febbraio 1965:

“Nel corso di una conferenza del “Giornale Parlato”, tenuta il 24 gennaio c.a. nell’Aula Magna del Centro Studi Manieri di Roma, la giornalista Vanna Armeni ha intervistato il poeta Nino Pensabene, organizzatore del Gran Premio Internazionale di Poesia “VEGA”, il quale, dopo una interessante conversazione sulla poesia contemporanea e i giovani poeti, ha fatto ascoltare ad un pubblico selezionato le sue poesie “Ma le campane stiano zitte”  e “Dove la terra ha palpiti di vita”.

Italo Carlo Sesti su “Scena Illustrata”, marzo 1966: “Queste poesie di Nino Pensabene rivelano un impegno che non si esaurisce nella padronanza del linguaggio, ma che si esprime in una ricerca di valori umani, in un’esigenza di verità intimamente sofferte.

… (la) pena segreta dell’uomo in conflitto con sé stesso e con la realtà della vita dimostrano in sintesi il mondo poetico di Nino Pensabene”.

Da “Via Maestra”, giugno 1967:

La Voce di Calabria pubblica un articolo su Nino pensabene.

Questo messaggio affettuoso da quella Reggio che gli diede i natali, commuove più di ogni altro ed è un giusto tributo di amore. E’ anche molto importante per la biografia di Nino Pensabene perché ce lo mostra sui banchi di scuola, dove la sua vecchia professoressa, dopo aver letto una sua lirica, gli dice: “Peccato che sono vecchia e non potrò leggere le tue opere… Lo sento… diventerai un grande poeta!”.

L’articolo è inoltre importante, perché ci racconta anche come nel cielo dell’arte italiana, la meteora Nino Pensabene e la meteora Giulietta Livraghi Verdesca Zain si sono incontrati e sposati”.

Dall’antologia poetica “OMAGGIO A DANTE ALIGHIERI”, a cura di G: La Rocca Nunzio, Bergamo 1965:

“NINO PENSABENE e GIULIETTA LIVRAGHI VERDESCA ZAIN: noti poeti, conosciuti e apprezzati in Italia e all’estero, vivono da anni a Roma, dove fra una riunione letteraria e l’altra, hanno tessuto il loro idillio, coronato all’altare. Così, uniti nell’amore e nell’arte, fondono le loro energie in una vasta attività organizzativa, trincerati in una passione artistica che suscita ammirazione negli ambienti culturali della Capitale…

…Entrambi vantano un lungo cammino, costellato di riconoscimenti che hanno sempre premiato la loro produzione, di alta elevatura lirica e aperta a vasti orizzonti, ampiamente discussa e favorevolmente giudicata dalla critica”.

Mario Di Nola, “Il Nuovo Eon”, N° 1, 1968:

“… E in quell’ultraragione vagheggiante che Pascal chiamava ésprit de finesse , si strutturalizza attraverso la profondità dell’analisi psicologica l’ossatura morale del carattere di Nino Pensabene nella stretta aderenza delle immagini alla realtà vissuta. La potenza plastica e il senso del colore trascendono nelle nuove più ampie dimensioni dell’io l’essenza stessa del linguaggio.

La terra di Calabria mai avrebbe potuto trovare vate più canoro in Nino Pensabene, rapsode errante di omeriche tradizioni nel nomade cammino dell’umanità”.

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2 Commenti a Nino Pensabene

  1. Caro Nino , mi mancano tantissimo le
    nostre lunghissime chiacchierate in quella stanza d’ ospedale

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