di Rocco Boccadamo
Mite e soleggiato pomeriggio di febbraio, passeggio lungo la litoranea da Castro verso l’insenatura Acquaviva, odo appena lo sciacquio leggero e delicato delle onde cristalline a poche braccia di distanza, un senso d’autentico balsamo m’invade dentro, sia nelle membra, che nello spirito.Ho sempre provato ammirazione per la giovane coppia la quale, non disponendo subito di un tetto nel paese natio a pochi chilometri di distanza nell’immediato entroterra, una decina d’anni addietro è venuta a formare famiglia stabilendosi in una villetta, della madre di lui, costruita meramente per le vacanze estive, giusto in quel tratto di strada alle porte della Perla del Salento.Da un lato, in materiale isolamento e massima solitudine, dall’altro in compagnia delle incomparabili bellezze della costiera del Tacco d’Italia e della voce, quando in sordina quando vivace, dei flutti marini, il nucleo si è andato allargando: oggi, accanto a moglie e marito, ci sono due vispi e carinissimi ragazzini, già in età scolare.Durante questo dopopranzo di piacevole camminare, passando innanzi alla villetta, noto la presenza dei giovani genitori: lui intento a scaricare della roba dall’autovettura, lei, invece, sul ciglio opposto della strada, china sul tappeto erboso ai piedi di un annoso carrubo.Incuriosito dalla giovane figura femminile in tale posa, mi viene spontaneo di accostarmi: in un baleno, m’accorgo che non è lì prona per caso, sotto le sue mani, sfiorato da innumerevoli carezze, giace un piccolo cagnolino, un cucciolo aggraziato, disteso quasi che volesse assaporare con gusto il contatto di quei palmi familiari.
Invece, appena pochi attimi prima, varcato il cancello di legno della villetta sotto lo stimolo di un’ingenua euforia, la bestiola ha attraversato la strada per l’ultima volta, un veicolo in corsa l’ha sospinta con violenza e, ora, è esanime su foglie verdi che profumano di promesse di primavera, gli occhi completamente aperti, segno che l’impatto non è stato intravisto neppure minimamente.La giovane donna e mamma, va rimbrottando il batuffolo, ma dolcemente, gli domanda perché mai si sia avventurato a superare il cancello. Si capisce che prova sincera sofferenza, ma esteriormente non lo dà a vedere per niente, risoluta ad evitare d’intristire i suoi due figli.