di Armando Polito
Fietta nel dialetto neretino e in quello di altre zone è sinonimo di treccia, in altre ancora di resta, cioè una filza di agli o cipolle ottenuta intrecciandone i fusti; sinonimo di resta nel dialetto neretino è ‘nserta1 (di fichi secchi, di tabacco, di mitili o di pesci una volta uniti da un giunco) in cui i componenti della filza sono tenuti insieme da un filo che li attraversa; non bisogna confondere poi la ‘nserta con la prèndula2 (di pomodori raccolti staccando più frutti insieme dal gambo principale in modo che i piccioli restino uniti e sistemandoli a pila attorno ad un filo o ad un fil di ferro sottile, per sospendere infine il tutto ad un sostegno).
Per il Rohlfs3 fiètta è da un “latino *flecta”, da una voce, cioè ricostruita. In realtà un flecta è attestato nel latino medioevale dal Du Cange4 e la lettura del lemma mi consente di affinarne l’etimologia:
Traduzione:
FLECTA Glossario di Elfrico: graticcio, cioè flecta, Hyrdel Grimlaico in Regola dei Solitari cap. 35: Vide che lo stesso sedeva e confezionava una flecta di palme. Lo stesso che Plecta, [intreccio di verghette, di palme, etc. Nel libro IV de Le cose siciliane di n. 6 di Salla Malaspina nella Miscellanea di Baluzio tomo VI pag. 294: E volendo mostrare l’abbondanza delle loro cose preziose, da una casa a quella posta di fronte gettate a mo’ di arco o di ponte corde e funi velarono lo spazio sovrastante la via non di alloro o di rami di altro albero ma di vesti pregiate e varie pelli, dopo aver sospeso alla corda cinture, flecte, braccialetti, anelli da caviglia, arbitri5 gramate6 etc. Vedi Plecta.
* Ornamento muliebre negli Statuti di Gubbio presso Cl. V Garamp. Nelle note alle leggi della Beata Chiara pag. 53 col. 2: Che nessuna donna … porti qualche cintura, schiagiale7 o flecta nei quali ci sia oro o argento etc.).
E al lemma PLECTA:
Traduzione
Dal greco πλεκτός. Glossario Latino Manoscritto Regio cod. 1197: parma, plecta, clipeo, scudo, riparo. Uguccione: plecta, intrecciata con verghette. Giovanni di Genova: plecta, qualsiasi intreccio fatto di verghette o di papiro o di carice con cui fabbricavano cestini, da cui questa plectula. Giuseppe lib. 8 C’erano anche coppe fatte da plectule arriciate. Plecta si dice pure il calice che ha due anse, lo stesso che caracter8 secondo Uguccione. Dei re 3 cap. 7, 29: E tra piccole corone e plecte, leoni e buoi e un cherubino. In un’edizione greca: E sui loro bordi in rilievo leoni e buoi e un cherubino. In quel punto una glossa: Erano tavole quadrate su basi, nelle quali c’erano delle formelle rotonde che sono chiamate coroncine o plecte, erano una specie di cerchi. Storia varia lib. 16 pag. 471: Sulla testa poi un panno con gemme avente quattro plecte da entrambi i legacci. Dove Teofane pag. 207 ha quattro corde. Pelagio nel quinto libriccino sulle vite dei Padri § 5: Faceva pure una plecta dalle stesse palme e lavorava fino a mezzogiorno. Trovi plecta pure nella Vita di Macario egiziano cap. 11, nella Vita di S.Postumio cap. 2 ed altrove non una sola volta. San Girolamo nell’epistola 4 ordinando un monaco: o intreccia una fiscella di giunco o intreccia un canestro di flessibili vimini. Vedi epistola 114 Iacopo De Cessoli sul Gioco degli scacchi presso Spelmann: ebbe sul corpo una lorica, plecte di ferro sul petto, gambiere sugli stinchi, etc.).
Le attestazioni riportate mi consentono di trarre con sicurezza più che sufficiente le seguenti conclusioni:
Fiètta deriva dal latino medioevale flecta ed è una variante di plecta. Entrambe indicano un intreccio e sono (la seconda direi è una trascrizione) dal greco πλεκτή, femminile dell’aggettivo πλεκτός/ πλεκτή/ πλεκτόν=intrecciato, attorcigliato, a sua volta da πλέκω=intrecciare, attorcigliare. La radice, però, è presente già nel latino classico nel vebo plèctere=intrecciare, dal cui participio passato (plexus/plexa/plexum) è derivato l’italiano plesso. Dalla stessa radice del verbo greco (πλεκ-), poi, è derivato il latino classico plicàre, da cui l’italiano piegare e, attraverso il latino medioevale plica, plica e piega. Molti i composti di plicàre: adplicàre (da cui l’italiano applicare), duplicàre (da cui la voce italiana), complicàre (da cui la voce italiana), explicàre (da cui gli italiani esplicare e spiegare), implicàre (da cui la voce italiana), multiplicàre (da cui l’italiano moltiplicare), replicàre (da cui la voce italiana) supplicàre (da cui la voce italiana: chi supplica si piega sotto, cioè si sottomette).
Una nota non allegra introduce il dialettale pricàre=seppellire, lemma che il Rholfs nella parte etimologica sviluppa così: “cfr. il garganico dupricà, foggiano dubbrecà e rubbrecà, irpino roprecà=seppellire (duplicare, nel significato di piegare?), siciliano cruvicari, vurvicari, urricari, calabrese corvicare, orbicari, durvicare, porvicare, rubicare, tutti nel significato di seppellire, deformazioni forse di un *copricare=coprire”.
Connesso con flecta è per il Rohlfs gnittàre registrato per Nardò (a me risulta nghittàre) come sinonimo di pettinare. Per lo studioso tedesco è da *flectàre. Preciso che ‘nghittàre molto probabilmente è derivato da ‘nghiettàre che il Rohlfs registra per Aradeo. Dico questo altrimenti non si spiega l’evoluzione fonetica che invece così è parallela a quella che si osserva in nghièta >*bleta>*bètula>beta=bietola; per completare il quadro, infine, va detto che p, b e f sono tutte consonanti labiali e che quindi la loro interscambiabilità è naturale. Se il Rohlfs (anche dopo la mia modestissima integrazione) ha ragione, non è difficile cogliere come l’atto del pettinare fosse connesso con quella che probabilmente fu la prima acconciatura, degna di questo nome, nella storia dell’Umanità: la treccia, appunto.
E con l’immagine di una fietta (nel significato che ha a Nardò), così come l’avevo aperto, chiudo questo post. Vuoi mettere una bella ragazza con una collana di aglio? Contro quest’ultimo, comunque, non ho nulla e, se Dio vorrà, non gli mancherà l’occasione di essere protagonista. E se le ragazze sono tre (la bionda, la rossa e la bruna) è solo per il rispetto della par condicio … E poi, se avessi dovuto tener conto dei tanti colori di capelli strani, variegati e innaturali che oggi è dato di incontrare, unitamente alle acconciature, e non solo nel gentil sesso …, starei ancora alle prese col copia-incolla di immagini.
1 Dal latino insèrta, participio passato femminile in uso sostantivato da insèrere=intrecciare.
2 Le varianti pèndula e pènnula (la seconda per assimilazione dalla prima) mostrano chiaramente (la prima più della seconda) che si tratta di un uso sostantivato del femminile dell’aggettivo pèndulo (da pendere). La –r-di prèndula può essere dovuta a motivi espressivi o, più probabilmente, ad incrocio con l’italiano prendere.
3 Per tutte le etimologie delle voci dialettali, sia o non sia citato il nome del suo autore, il testo di riferimento è, quando non diversamente indicato: Gerard Rohlfs, Vocabolario dei dialetti salentini (Terra d’Otranto), Congedo, Galatina, 1976.
4 Ogni volta che il suo nome sarà citato il riferimento è al suo Glossarium mediae atque infimae Latinitatis, Favre, Niort, 1883.
5 Al lemma arbitrum in questo stesso glossario è scritto solo muliebre ornamentum (ornamento muliebre) ed è riportato lo stesso passo.
6 Al lemma GRAMASIA/GRAMATA in questo stesso glossario è riportato, oltre a questo, un altro passo di un testo risalente al 1591: Nec in circumferentia manicarum vel Gramasiarum, et aliarum vestium portent (Canonici) circumferentias pellium additarum (E i canonici non portino nella circonferenza delle maniche o gramasie e di altre vesti orli di pelli aggiunte).
7 In questo stesso glossario è definito genericamente come cintura. Corrisponde all’italiano scheggiale che nel Medioevo e nel Rinascimento era una cintura di cuoio o di tessuto pregiato chiusa sul davanti da una fibbia ornata di smalti e gioielli, a cui si appendevano la spada, la borsa o altri oggetti personali.
8 Errore (di stampa?) per crater=cratere