di Armando Polito
Nel suo recente post sull’argomento1 Maurizio Nocera cita ampiamente un breve saggio di Alessandro Laporta con riferimento particolare a due testi antichi dal Comi posseduti e dal Laporta analizzati. A dire il vero, però, il Laporta nel suo lavoro prende in esame solo uno dei due testi, dichiarando espressamente: “E non mio tratterrò sulle Imagines illustrium ex Fulvii Ursini bibliotheca a Theodoro Gallaeo expressae edite ad Anversa dal Plantin nel 1606 (libro che meriterebbe una diversa attenzione e sul quale forse ritornerò in altro momento)”.
Sicuramente con minore competenza del Laporta tenterò di farlo io con il rammarico di non aver potuto avere tra le mani l’esemplare posseduto dal Comi. La rete, però, anche se il processo di digitalizzazione delle fonti cartacee in Italia è appena agli albori, offre possibilità fino a qualche decennio fa impensabili anche per un topo di biblioteca. Così, per entrare in medias res, ecco il frontespizio del testo in questione e, di seguito, la sua “traduzione”. Chi poi volesse leggerlo integralmente e/o registrarlo nel suo archivio personale potrà scaricarlo dal link:
(Commento di Giovanni Fabro Barbegense medico romano alle immagini di uomini famosi dalla biblioteca di Fulvio Orsini stampate ad Anversa da Teodoro Galleo. All’Illustrissimo e Reverendissimo Don Cinzio Aldobrandini Cardinale di S. Giorgio e c. Anversa Dalla tipografia plantiniana Presso Giovanni Moreto 1606).
Qualche notizia sui personaggi appena nominati: l’autore del commento fu Prefetto dell’Orto pontificio e membro dell’Accademia dei Lincei fin dalla sua fondazione nel 1603; Fulvio Orsini (1529-1600) fu uno dei massimi esponenti della filologia antiquaria italiana ed espertissimo collezionista; Teodoro Galleo (XVI-XVII secolo) fu uno dei più rinomati incisori del suo tempo. Cinzio Passeri Aldobrandini (1551-1610) era un po’ abituato alle dediche in quanto il Tasso, riconoscente della protezione avutane, gli aveva dedicato la Gerusalemme conquistata e il dialogo Delle imprese. Christophe Plantin (1520-1589) fu tipografo, editore e libraio, attivo dal 1555 al 1589; quando questo libro fu stampato aveva già ceduto l’attività al genero Giovanni Moreto. La marca della tipografia plantiniana raffigurava una mano con un compasso ed il motto Labore et constantia (Con la fatica e con la costanza).
Il libro consta di una prima sezione (pagg. 1-151) testuale contenente i commenti alle immagini delle personalità prese in esame in ordine alfabetico; segue una parte non numerata dedicata agli indici (il primo per categoria di appartenenza, il secondo dei nomi) e subito dopo, in ordine alfabetico, dopo un secondo frontespizio, per così dire, interno, in basso riprodotto e “tradotto”, la sezione finale, anche questa non numerata, quella delle immagini.
Illustrium imagines ex antiquis marmoribus, nomismatibus, et gemmis expressae, quae extant Romae, maior pars apud Fulvium Ursinum. Editio altera aliquot imaginibus et I. Fabri ad singulas commentario, auctior atque illustrior. Theodorus Gallaeus delineabat Romae ex Archetypis incidebat Antuerpiae MDXCIIX Antuerpiae Ex officina Plantiniana MDCVI
(Immagini di (uomini) illustri tratte da sculture, monete e gemme che si trovano a Roma, la maggior parte presso Fulvio Orsini. Seconda edizione accresciuta e più illustrata da parecchie immagini e dal commento di Giovanni Fabro a ciascuna. Teodo Galleo disegnava a Roma dagli antichi modelli, incideva ad Anversa nel 1598. Anversa Dalla tipografia platiniana 1606).
Ecco la prima (Marco Emilio Lepido) e l’ultima (Marco Tullio Cicerone) delle immagini:
Ogni libro è testimone anche di una storia supplementare ricavabile da tutto ciò che vi fu aggiunto manualmente dopo la sua uscita.
Nel nostro nel frontespizio subito dopo la prima riga si legge aggiunto a mano: Colleg. Lugd. SS. Trin. Soc. Jesu Catal. Inscript. 1688 (Collegio di Lione della SS. Trinità Società di Gesù Iscrizione nel catalogo 1688). La primitiva appartenenza al collegio sarebbe confermata dal bollo apposto a sinistra ove si legge EX BIBLIOTH(ECA) PUB(LICA) COLLEG(II) LUGDUN(ENSIS), mentre gli altri due in cui si legge BIBLIOTEQUE DE LA VILLE LYON (Biblioteca della città di Lione) si riferirebbero ad un successivo passaggio.
Anche la foderina anteriore ha qualcosa da dire con l’etichetta che vi risulta incollata e nella quale si legge:
Reverendus Pater Franciscus de la Chaize Societatis Jesu, Ludovico XIV Regi Christianissimo à Confessionibus hoc munere, ex regia munificentia, Bibliotecam Collegii Lugdunensis Sanctissimae Trinitatis Societatis Jesu auxit
(Il reverendo Padre Francesco de la Chaize della Società di Gesù con questo dono [proveniente] dalle confessioni al cristianissimo re Luigi XIV dalla regia generosità incrementò la biblioteca del Collegio di Lione della SS. Trinità della Società di Gesù).
Questo esemplare, dunque, fu un dono di Luigi XIV (nell’etichetta Ludovico XIV), re di Francia dal 1675 fino alla morte avvenuta nel 1715, al suo confessore, il gesuita François d’Aix de la Chaise (1624-1709), il quale, a sua volta, lo donò al collegio lionese della SS. Trinità, quasi sicuramente nel 1688 come riporta nel frontespizio l’aggiunta manuale, una vera e propria nota di ingresso, già esaminata).
Questo è quanto son riuscito ad ascoltare con le mie modeste orecchie da questo esemplare. Chissà cosa ha da dire il gemello di casa Comi a timpani molto più raffinati e sensibili dei miei …
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1 https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/02/20/girolamo-comi-poeta-e-bibliofilo/