di Rocco Boccadamo
Traggo spunto dalla partecipazione, a Lecce, a un convegno dal tema “Quale turismo per il Salento”, svoltosi di fronte a un folto uditorio costituito soprattutto da operatori, intermediari ed esperti del settore e con la presenza, altresì, di alcuni esponenti politici, autorevoli e competenti amministratori a livello regionale e locale e del Preside di Economia dell’Ateneo salentino.
Non c’è che dire, discorsi pertinenti, affermazioni e opinioni in larga parte sacrosante e condivisibili, l’insieme però, se mi è permesso, recante un limite: nessuna vera originalità o novità nei temi svolti, sovente è affiorata l’ombra della coloritura di parte politica, quando, invece, l’oggetto, il problema trattato nella circostanza, non può che avere, per tutti indistintamente, un solo cuore, che batte o non batte. Quale piccolo personale contributo ai fini del miglior inquadramento di un’attività, giustappunto quella del comparto turistico, ormai divenuta strategica per il territorio in cui vivo, vorrei osservare come, meglio di tanti altri comportamenti o piani o politiche, sarebbe forse utile concentrare l’attenzione, le azioni e gli investimenti su un aspetto a mio avviso veramente strategico.
L’utilizzo più appropriato e il godimento a portata di mano, per l’utenza, dei contenuti di qualsivoglia proposta od offerta turistica, devono marciare, possibilmente in trend espansivo, di pari passo con la conservazione, la tutela e l’intelligente salvaguardia delle bellezze e delle risorse naturali (mare, sole, cielo, clima, salubrità dell’aria, bontà di frutta e verdura e della tavola in genere), dei tesori d’arte, delle speciali tipologie e colori del territorio e dei paesi, di cui il Padreterno, la storia e le generazioni passate hanno con molta dovizia dotato il Tacco d’Italia.
Tanto per citare un esempio, il tratto di costa fra Otranto e S.Maria di Leuca costituisce uno dei siti più fantastici e affascinanti di tutto lo Stivale, un autentico tesoro di bellezza; da nessun angolo del pianeta, giammai potrà provarsi a copiare o imitare uno spettacolo del genere. Come, dunque, non difendere e conservare, a cura di ciascuno di noi, lo straordinario volto di questa terra?
Di strutture ricettive, viepiù comode e accattivanti, possono sorgerne ovunque, mentre, al contrario, le specificità naturali, di pregio e di spicco, del Salento sono e devono restare uniche.
Per concludere, si tuteli e si difenda quanto di bello ci circonda, cominciando con lo sprangare le “porte” dei nostri piccoli borghi alle mire e alla cupidigia dei “palazzinari” di turno, non esitando, ove occorra, a richiamare alle loro responsabilità i pubblici amministratori poco rigorosi.E, insieme, si tengano alzate, da parte di tutti, le “antenne” della civica sensibilità, scacciando, con decisione e forza, eventuali proboscidi di escavatori o betoniere o motopale sorprese a profanare e a squarciare il cuore dei nostri uliveti dalle argentee fronde e chiome, emananti profumi antichi e, insieme, fragranti e rigeneranti in ogni tempo, compreso, ovviamente, il corrente terzo millennio.