di Armando Polito
Ogni dettaglio in qualsiasi codice espressivo è importantissimo. Lo stesso tono con cui pronunziamo una parola può ribaltare totalmente il suo consueto significato, sicché anche un “asino!”, anzi, come Sgarbi ha brevettato, un “capra!” indirizzato, per esempio, da un insegnante al suo allievo può essere, se detto nel momento e nel modo giusto, l’ingrediente ammiccante e complice di un processo educativo in cui il rimprovero, o quello che può sembrare tale, non è per il destinatario la certificazione di una sconfitta subita ma uno stimolo per la vittoria da cogliere.
Nel nostro caso tutto è giocato su un fonema: f (labiale sorda aspirata) nel primo caso, p (labiale sorda) nel secondo.
Procedo, però, per ordine dando delle due voci oggetto dell’indagine di oggi il significato e l’etimologia.
Friculàre significa strofinare1 e formalmente è parente dell’italiano fregare, che è dal latino fricàre. Friculàre, però, non suppone una derivazione diretta da fricàre ma da un sostativo *frìculum da questo derivato2.
Spriculàre significa fare a pezzi, sbriciolare; non ha corrispondente formale in italiano e per me deriva da friculàre con aggiunta in testa di s– (dal latino ex) intensiva3 e con passaggio dalla labiale sorda aspirata (f) alla labiale sorda (p).
Come l’aspirazione in fonologia comporta un indebolimento articolatorio e sonoro così spriculàre rispetto a friculàre indica un’azione molto più energica sancita proprio dalla s– intensiva aggiunta e dal passaggio prima evidenziato.
Che tutto questo ragionamento sia fondato lo dimostra la variante intermedia di Soleto sfriculàre=ridurre a cocci o briciole, mentre ancora sfriculàre e l’ulteriore variante sfreculà sono usate nel senso di sfregare rispettivamente nel Brindisino a Mesagne e nel Tarantino a Massafra.
Tutto a riprova della maggiore creatività del dialetto, per oggi mi si consenta di dire quello neretino, nel saper sfruttare per fini diversi la stessa radice e, nel nostro caso, forse anche una testimonianza della sobrietà ed economicità della vita contadina che si riflette anche nella lingua.
E il Rholfs? Non avanza nessuna proposta etimologica e, pur comparendo la parola briciola nei lemmi in oggetto, non credo proprio che il grande studioso abbia pensato ad una derivazione di sfriculàre/spriculare proprio da briciola4, cosa che, se è plausibile semanticamente, non lo è foneticamente. Dopo il puntuale riscontro di Nerino ne attendo altri, accademici e non …
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1 Ma la stessa voce è usata pure nel senso di “avere rapporti sessuali” e in questo caso è connessa, oltre che etimologicamente, anche semanticamente con l’italiano frègola, riferito in origine ai pesci che si strofinano contro i sassi nel tempo in cui depongono le uova.
2 Processo già presente nel latino classico: coagulàre da coàgulum, a sua vota da cògere (che è da cum+àgere=mettere insieme) + suffisso -ulum; copulàre da còpula, a sua volta da cum+=insieme+àpere=legare + suffisso –ula; etc. etc…
3 Dalla stessa preposizione latina ex (col significato, però, di “lontano da”, idea di privazione, e non, come nel caso di s- intensiva in quello di “lontano dalla normale misura”, idea di sviluppo eccezionale) è derivata la s- estrattiva (o privativa) di scombinare, sconfortare, etc. etc.
4 Diminutivo di brìcia, che è da un latino *brisiàre variante del medioevale brisàre=spezzare, voce di origine gallica (in francese briser=interrompere).