di Rocco Boccadamo
Il 30 novembre 2012, con una nota intitolata ”I Monti e i Grilli di Lecce” per riprendere due figure di spicco del Governo nazionale, mi è sembrato opportuno dare lustro ai due più importanti esponenti dell’amministrazione civica locale, Perrone e Monosi, rispettivamente Sindaco e Assessore al Bilancio e ai Tributi.
Grande e meritoria, difatti, l’impresa posta in atto dal predetto duo, tramite e d’intesa con l’Agenzia del Territorio, sotto forma di un vistoso aumento delle rendite catastali – dove il 40%, dove il 20% – che concerne la quasi totalità degli immobili di proprietà di privati nel territorio del capoluogo salentino.
Un gesto che, relativamente alla sola IMU e fermandosi alla variazione minima (+20%), prendendo a riferimento una rendita catastale di 1000, si tradurrebbe in un incremento dell’imposta da 672 a 806 euro se prima casa, e da 1.781 a 2.137 euro nell’ipotesi di altri immobili.
Ne è scaturito un putiferio, la popolazione, a tutti i livelli, non fa che sacramentare di fronte alla prospettiva del’aggravio, né sembra consolarsi col rifugio nel corner del ricorso individuale e/o di un’eventuale azione di protesta collettiva.
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Tuttavia, la protervia degli autori della bella trovata emerge a livello davvero esponenziale, ove si pensi che il citato assessore Monosi, in data 10 gennaio 2013, ha avuto il coraggio di diffondere a mezzo stampa un comunicato così recitante:
L’aumento delle rendite catastali era stato previsto nel 2010 quando ancora l’Imu non esisteva e nessuno avrebbe mai potuto prevederla. Peraltro, le rendite catastali risalivano al 1991 ed erano le più basse della Puglia.
La necessità di rivederle è nata dal fatto che in alcuni quartieri la differenza tra le rendite e i valori di mercato era troppo alta. Era giusto, infatti, che una casa del centro storico, e quindi di grande pregio, avesse la stessa rendita di una casa ubicata in periferia. L’intento, dunque, era quello di garantire un principio di equità tributaria e patrimoniale per i proprietari degli immobili comunali.
Nonostante questo, quando il Governo centrale decise di introdurre l’Imu abbiamo cercato di fermare il procedimento di rivalutazione delle rendite catastali. Il sindaco Paolo Perrone ha scritto una lettera al direttore dell’Agenzia del Territorio di Lecce per chiedere di sospendere questa operazione anche perché – come si legge nella missiva – “gli effetti diretti dell’applicazione dell’IMU e della revisione del classamento delle unità immobiliari comporterà per i cittadini leccesi un peso economico oggettivamente difficile da sopportare”.
Ma l’Agenzia del Territorio ha comunque ritenuto di notificare l’adeguamento sottolineando che “la sospensione del procedimento non è prevista dalla normativa in materia e quindi non può essere accolta”.
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Non c’è che dire, a Lecce, siamo tutti creduloni e culliamo i nostri sonni con le favolette.
Anzi, francamente e sinceramente, caro assessore, ci sentiamo costernati per il suo rammarico dinanzi al paletto negativo posto dall’Agenzia del Territorio.
Contemporaneamente, però, sarebbe il caso che Lei cambiasse il cognome da Monosi in Lucignolo.
Fuori dai convenevoli, assessore, giacché la scadenza del prossimo pagamento Imu non è lontana, si affretti a varare un provvedimento in base al quale, ciascun interessato, in sede di calcolo dell’imposta, prima di effettuare la catastrofica rivalutazione del 60%, riduca la rendita, ora risultante al catasto, giustappunto del 40% o del 20% a seconda dell’improvvida lievitazione fatta imprimere dall’Agenzia del Territorio.
Insomma, bastando e avanzando gli effetti della crisi corrente, niente ulteriori danni a carico dei contribuenti.