di Nicola Fasano
Nella riscoperta di tesori artistici a Taranto possiamo sicuramente annoverare la statua lignea policroma settecentesca di San Nicola da Tolentino, conservata nella cappella eponima, la prima a sinistra entrando nella chiesa di Sant’Agostino. La stessa cappella venne fatta erigere dalla confraternita dedicata al Santo, che molto probabilmente commissionò anche la statua; purtroppo non si hanno notizie archivistiche sul simulacro ligneo in quanto un incendio nel XVIII secolo ha distrutto i preziosi documenti. L’eremita agostiniano (1246 ca.- 1305) canonizzato nel 1446 è riconoscibile per il saio nero dell’ordine agostiniano e per la stella al centro del petto, che alluderebbe all’astro che apparì al momento della sua nascita.
Il Santo è colto nel momento estatico tipico della retorica barocca, lo sguardo rivolto al cielo, la bocca socchiusa, le braccia aperte, gesti caratterizzanti un dialogo privilegiato con il trascendente. La qualità sostenuta della statua lignea, data dall’estrema raffinatezza nell’intaglio, fa pensare senza ombra di dubbio all’ambito napoletano e, più in particolare, alla cerchia di Giacomo Colombo, uno dei maggiori artefici della scultura lignea del settecento meridionale.
La sinuosità della forma e la resa naturalistica degli incarnati controbilanciano la stesura un po’ bloccata e accademica del modello, vivacizzato dalle fluenti pieghe delle vesti che cadono perpendicolari e lasciano intravedere un accenno di movimento della gamba destra rispetto a quella sinistra di appoggio.
Sciogliere l’attribuzione in favore del maestro è quanto meno rischioso, vista la serialità di opere realizzate dalla fiorente bottega, per venire incontro ad una committenza sempre più numerosa ed esigente. Tuttavia, azzardando un’ipotesi, la nostra statua richiama la mano di Francesco Picano, collaboratore di Giacomo Colombo, nel trattamento del panneggio che viene semplificato rispetto ai modelli del più quotato maestro, come già sottolineato dalla Gaeta, una delle maggiori esperte su Colombo; sono inoltre palesi i rimandi del santo agostiniano con il San Francesco di Paola nella chiesa di Santa Lucia a Serino.
Il mio breve contributo vuole essere da stimolo alla riscoperta e allo studio della statuaria lignea, visto che rispetto ad altri territori baciati da studi specifici e da indagini scientifiche, i simulacri lignei tarantini, importantissimi dal punto di vista religioso e antropologico (basti pensare alle statue napoletane dell’Immacolata in San Michele e a quelle del Cristo Morto e dell’Addolorata del Carmine) , hanno avuto solo la degna attenzione del compianto Nicola Caputo e di qualche altro storico locale.
Un pregio di gran portata conoscere e trasmettere agli altri le notizie storiche riferite ai monumenti, simulacri ed oggetti, che sono la storia dei nostri predecessori e quindi la nostra. Considerando quanto hanno prodotto di tanto prezioso, a noi fatto pervenire i nostri ascendendi, pur attraversando un’epoca di grande ristrettezza, sotto molti aspetti, che ha paragone con il presente. Nella Chiesa di Sant’Agostino i miei nonni hanno contratto matrimonio il 17 Aprile 1898. La visualizzazione della Chiesa, che non conoscevo, mi ha destato una grande emozione.