di Paolo Vincenti
Vengono da molto lontano le origini del Natale cristiano. Proviamo a ricostruirle. In concomitanza con la parabola terrena di Gesù e la prima diffusione del Cristianesimo, a Roma si diffondevano alcune religioni provenienti dall’Oriente, come il culto della Dea frigia Cibele, la Grande Madre, il culto degli dei egizi Iside, Osiride e Serapide, e quello del dio persiano Mitra. Il trionfo dei culti orientali concludeva, a Roma, un processo di penetrazione iniziato in epoca remota, perchè sempre straordinariamente sensibile era stata Roma alle religioni “altre”, estranee alla cultura autoctona, importate grazie a quel processo di sincretismo che caratterizzava la religione romana. La promessa della salvezza costituiva la caratteristica principale delle religioni orientali che, per questo, sono chiamate “salvifiche”. Le divinità, che si credeva avessero conosciuto la morte e la risurrezione, erano più vicine all’uomo di quanto non lo fossero gli dèi della religione di Stato, così lontani e irraggiungibili.Il loro culto comportava una iniziazione molto elaborata, in seguito alla quale il neofita era ammesso nella confraternita, insieme agli altri adepti.
Religioni “misteriche”, dunque, ed “esoteriche”, che esercitavano un fascino particolare non solo sulle classi più colte ed abbienti ma anche sulle classi popolari, penetrando a fondo nel tessuto religioso, politico e culturale romano. Di fronte ad un nemico così forte come il paganesimo, la religione cristiana aveva due strade davanti: quella di combatterlo strenuamente, impresa ardua, quasi impossibile, oppure quella di assimilarlo in se stessa, rendendolo, per così dire, innocuo. La storia dimostra che il cristianesimo scelse questa seconda strada.
Fra le religioni orientali, una di quelle che maggiormente attecchirono, a Roma, era il Mitraismo, al punto da far scrivere allo studioso Ernest Renan che “se il cristianesimo fosse stato fermato nella sua espansione da qualche malattia mortale, oggi il mondo sarebbe mitraico”. Assimilato con la religione del Sole, il mitraismo, durante il regno di Aureliano, godette di una vasta fortuna, oltre che nell’esercito, soprattutto tra le classi più modeste della società: schiavi, liberti, operai, artigiani, ecc.
Dagli stessi strati popolari muoveva l’altra grande religione monoteista dell’epoca: la religione cristiana, che, con i suoi apologisti, come Giustino, Tertulliano, Firmico Materno, avversò il mitraismo come il suo più pericoloso avversario. In effetti, oltre alle comuni origini orientali, molti erano gli elementi sorprendentemente somiglianti fra i due culti. Innanzitutto, la leggenda della nascita di Mitra in una grotta, la sua vita sulla terra di trentatre anni e l’aureola che il Sole gli dona. L’episodio di Mitra che fa scaturire l’acqua dalla roccia richiamava il miracolo della rupe di Mosè e il miracolo della fonte di San Pietro; non può sfuggire il parallelismo tra le lustrazioni e il battesimo cristiano, la comune credenza nella resurrezione dei morti e nel giudizio finale, la data di nascita del dio, fissata il 25 dicembre, poco dopo il solstizio d’inverno, da entrambe le religioni.
Il rituale mitraico prevedeva sette gradi di iniziazione, stesso numero dei misteri cristiani, e chi raggiungeva il grado più alto era chiamato “Pater”, stesso appellativo con cui ci si rivolge ad un sacerdote cristiano, e questi era colui che officiava i riti, era considerato il ministro della divinità in terra, indossava un berretto ed un vestito rossi, come i cardinali, ed aveva un bastone da pastore con la punta ricurva, come la mitra dei vescovi cristiani. Ben presto i cristiani considerarono il mitraismo un travisamento satanico dei riti della loro religione, perseguitandolo aspramente. Nella lotta tra le due comunità, una prima vittoria fu conseguita dai cristiani, con l’Editto di Costantino del 313 d.C. Anche Costantino, prima della conversione, era un fedele del culto solare e vedeva nel “Sol Invictus” il fondamento del suo impero.
In seguito, il Sole venne subordinato al Dio supremo e questa fu la prima conseguenza della conversione al cristianesimo dell’imperatore. Il 28 ottobre del 312, Costantino sconfisse il suo avversario Massenzio sul Ponte Milvio. Secondo Lattanzio, Costantino ricevette in sogno un avvertimento, cioè di far imprimere sugli scudi il segno celeste (“in hoc signo vinces”) e di attaccare battaglia in questo modo; egli obbedì e fece iscrivere sugli scudi il nome di Cristo. L’anno dopo (313) si giunse così all’editto di Milano.La restaurazione pagana di Giuliano l’Apostata (361-363) permise una ripresa del culto di Mitra, facendo momentaneamente fermare la distruzione dei mitrei che nel frattempo era cominciata. Con la vittoria di Teodosio su Eugenio (394 d.C.), la religione cristiana prevalse definitivamente su quella mitraica e a Roma, sopra i mitrei, saccheggiati e distrutti, vennero erette chiese e basiliche. I primi simboli cristiani incominciarono a comparire sulle monete fin dal 315, mentre le ultime immagini pagane comparvero nel 323.
Ma tornando al Natale, come si sa, la data del 25 dicembre, in cui si festeggia la nascita di Nostro Signore, è puramente convenzionale. Già le antichissime feste dei Saturnali si svolgevano a Roma dal 19 al 25 dicembre. Non fu facile giungere a questa data. Il racconto di San Luca, il più completo sull’argomento, narra di pastori che passarono la notte all’aperto, cosa che fa pensare ad una stagione primaverile piuttosto che al rigido inverno.
Anche tutta la tradizione patristica fissava la nascita di Gesù in un giorno di primavera, variamente il 18 aprile, il 28 marzo o il 29 maggio. Clemente d’Alessandria l’aveva stabilita il 19 aprile. Fu il monaco Dionigi a collocare la nascita di Gesù al 25 dicembre. Il Papa Giovanni I, infatti, aveva incaricato questo monaco astronomo di calcolare la data della Pasqua, perché questa fosse fissata per tutto un secolo, a partire dal 525 d.C.. Gli studi di Dionigi, che contemplavano astronomia, matematica, fede cristiana e tradizioni pagane, portarono ad una modifica del calendario. Invece di contare gli anni a partire dall’incoronazione di Diocleziano, come si faceva fino ad allora, Dionigi si riferì alla data dell’incarnazione di Cristo che, secondo le sue stime, era avvenuta 753 anni dopo la fondazione di Roma. La data fu ricavata calcolando a ritroso gli anni di Cristo. Si partì dal numero magico 33, quanti sono gli anni che Cristo avrebbe trascorso sulla terra. Poiché la morte di Cristo era stata già fissata al 25 marzo, presumendo che questa fosse avvenuta, appunto, 33 anni dopo la sua incarnazione, che quindi veniva anch’essa fissata ad un 25 marzo, la nascita non poteva allora essere avvenuta che nove mesi dopo la sua incarnazione nel ventre di Maria, e quindi il 25 dicembre.
Le prime tracce del Natale come festività cristiana si incontrano nel III secolo dopo Cristo e il suo definitivo affermarsi verso la metà del IV secolo: precisamente, la festa del Natale fu introdotta ad Antiochia dopo il 375 e ad Alessandria dopo il 430.