di Stefano Manca
“Non importa se vivi a Correggio o ai Parioli, conta il tuo occhio sulle cose“.
Luciano Ligabue, intervistato nei giorni scorsi da Ernesto Assante per Repubblica, inneggia alla provincia italiana. Ne consiglio la lettura ai provinciali come me e ai metropolitani come voi. Ne consiglio la lettura a chi si lamenta dei vecchietti del paese, a chi crede che gli eventi siano sempre altrove. Ne consiglio la lettura a chi si illude che basti la residenza a cambiare le persone.
Leggere il Liga, che ha accompagnato alcuni anni della mia adolescenza, mi ha riportato alla mente un altro “provinciale”. Daniele Greco è un atleta 23enne di Galatone specializzato nel salto triplo. Il 2012 si è aperto per lui con la qualificazione alle prossime Olimpiadi, conquistata ad Ancona lo scorso 21 gennaio. Il giovane salentino rappresenterà quindi l’Italia nella competizione sportiva per eccellenza, che si terrà a Londra a partire dal prossimo 27 luglio.
Ricordo una vecchia intervista a Daniele e al suo preparatore: i due raccontavano di rocambolesche peripezie per raggiungere la pista d’allenamento, qualche anno fa. Una struttura abbandonata e fatiscente in cui Daniele e il suo staff, tra le erbacce, si andavano ad allenare. Per accedervi era necessario saltare un muretto, poiché il vecchio portone d’accesso era sprangato e arrugginito. Come facevamo da bambini, quando in assenza totale di parchi pubblici giocavamo per strada e scavalcavamo i cancelli delle proprietà private per riprenderci il pallone. Daniele si ritroverà a gareggiare con coetanei di tutto il mondo che forse non hanno mai vissuto queste esperienze. Anche per questo tiferemo per lui. Perché siamo italiani e perché siamo provinciali, e spesso abbiamo saltato più muretti degli altri.
http://www.londra2012.coni.it/i-qualificati.html?view=schedaatleta&id_atleta=1029
Sorrido a fine lettura e se Stefano potesse, sentirebbe il mio applauso di apprezzamento e condivisione. L’intero mondo è una provincia e ogni suo abitante è il vero mondo da cui origina il mistero più grande che c’è: la vita. Tiferemo per i talenti di Daniele Greco, come dici tu, e lo faremo con la stessa gioia e lo stesso orgoglio che usiamo nelle nostre Olimpiadi quotidiane.
Benvenuto Stefano, credo che la tua penna ci regalerà molto come ha già colto Raffaella che di queste cose se ne intende più di me. Viva la provincia, quella che ti resta dentro ovunque tu sia, quella in cui le cose perdono i fronzoli sofisticati a cui è abituato l’animale metropolitano, quella di cui qualcuno si vergogna, finchè non capisce che ad essa deve il meglio di sè! ;)
Anche la maggior parte dei letterati dell’antica Roma venivano dalla provincia. Il primo letterato fu proprio il nostro Quinto Ennio da Rudiae messapico. Solo i letterati? Anche tanti imperatori romani venivano dalla provincia, anche da quella africana (vedi Settimio Severo). E gli emigranti? Cioè quelli che hanno sfidato il destino per trovare un lavoro al nord in terra straniera?: non erano tutti provinciali? E dico di più: non si dice nella scrittura cristiana che la salvezza del mondo sia venuta dalle braccia?: dalle braccia crocifisse? Ecco, i provinciali, le loro braccia, non sono stati anche loro provvidenziali per la salvezza del mondo?
Grazie Raffaella, per l’applauso e soprattutto per il sorriso :-)
Pier Paolo, grazie e… viva la provincia!
Alfredo, cos’altro aggiungere alla tua riflessione, se non che condivido pienamente?
Forse noi della provincia, che viviamo in una sorta di equlibrio cosmico, nel nostro piccolo, sappiamo parlare meglio di nessun altro un linguaggio veramente universale. Tolstoj diceva: “Se vuoi essere universale, parlami del tuo villaggio”.
Il nostro “villaggio” come tu dici, negli ultimi tempi, è stato cementificato ed asfaltato a oltranza, caro Giacomo, caro amico!!! diventa davvero difficile riconoscerlo, difficile usare un linguaggio condiviso.
Viva la provincia e il provinciale, ma non come l’interpretano i luoghi comuni e i politici!