di Pino de Luca
In ambiente enoico DOCG e DOC sono garanzie per il consumatore. Esse testimoniano di un legame fra prodotto e territorio, assetti colturali e processi di lavorazione che, in qualche misura raccontano quel vino prima che venga acquistato.
Ma il vino non è come l’acqua né si rassegna a vivere entro la gabbia di rigidi disciplinari. Il vino è figlio di natura e sapienza umana. Nasce nel campo, tra i filari ma si realizza in cantina e, qualche volta, anche in bottaie fredde, umide ed oscure.
Il vinificatore ha bisogno di una valvola di sfogo per la sua creatività, di sperimentare nuovi prodotti e nuovi processi produttivi.
Per far questo vi è un’altra denominazione: IGT ovvero Indicazione Geografica Tipica. Disciplinare più blando del DOC sia geograficamente che per la composizione delle uve.
SALENTO, ROSA DEL GOLFO, TARANTINO e VALLE d’ITRIA sono i marchi delle nostre terre oltre al più generico PUGLIA.
L’IGT ha una straordinaria varietà di produzioni, alcune di comune vino da tavola altre di particolare peculiarità, altre di livello assoluto. Molti dei vini più celebri del Salento sono degli IGT, e la loro ricerca nelle piccole e grandi cantine può essere un modo splendido di fare turismo enogastronomico.
Nella cerchia delle novità IGT vanno senza dubbio inseriti alcuni spumanti sia bianchi che rosati che iniziano ad affermarsi, come alcune produzioni da vitigni nuovi e recuperati che, grazie allo sviluppo delle tecnologie, vengono vinificati in purezza ribaltando alcuni luoghi comuni che il tempo sta smentendo ogni giorno.
Si è raccontato per decenni che la Puglia non è terra di bianchi. Vi sono Chardonnay, Pinot e Sauvignon che si sono ambientati in modo eccellente, da far concorrenza alle più sperimentate Malvasie bianche, Verdeca e Bianco d’Alessano. E che dire della riscoperta del Fiano Minutolo o di alcuni Vermentini nella zona di Gallipoli? O di arditi sperimentatori che producono del Negroamaro in bianco, vino particolarissimo per palati particolari?
Dei rosati nulla da aggiungere perché questa è la terra dei rosati e non è un luogo comune, altrove non si possono fare nella stessa maniera.
E rossi stupendi da blending di uve di varia natura, Negroamaro, Malvasia e Montepulciano ad esempio anche se i risultati più importanti per vini complessi, longevi, di grande corpo e struttura da far invidia alle più blasonate etichette Toscane e Piemontesi, si sono ottenuti, al momento, sposando i due colossi del Grande Salento: Negroamaro e Primitivo. Sarei tentato di scrivere anche i nomi dei vini IGT che sono stati insigniti delle più importanti valutazioni nazionali e internazionali.
Non possiamo farlo, sarebbe pubblicità occulta, anzi palese. Ma chiedervi di consultare le guide alla voce Vini di Puglia possiamo farlo e anche suggerirvi di andare in cantina a vedere dal vivo come nascono. I produttori, specialmente per gli IGT importanti, soffrono di vanità: li esibiscono, giustamente, con grande soddisfazione.
…..”blending”….non suonerebbe meglio: miscela, unione, mescolanza, ecc. ma “blending” fa più “scic”
Concordo con il simpatico Pasquino, quando si può meglio usare l’italiano, detesto i prestiti gratuiti (talvolta invece sono necessari). Però Pasquino, il Pino docet così bene che alla sua bella penna possiamo pure concedere qualche tocco di civetteria…come dire…molto fashion! ;)
Buona giornata