di Armando Polito
Sono in grado di apportare solo due piccole rettifiche alla parte etimologica (e a quale sennò?) del recente, eccellente post Tutto sull’origano… dell’amico Massimo Vaglio. In greco “ornamento” è gànos (gànàos, a parte i due accenti, non esiste). L’amàracum di Plinio, poi, comunemente e concordemente identificato con la maggiorana (che sempre al genere orìganum appartiene), è dal greco amàrakon; direi che la confusione in ogni tempo tra erbe molto simili è la regola ma non è questo il problema che riguarda la seconda rettifica: il fatto è che in greco non esiste neppure una parola che si avvicini ad amàrakon e che significhi odoroso.
Sono certo, conoscendolo bene, che Massimo non si è inventato nulla ma potrebbe aver tratto la sua informazione dalla rete o da qualche libro. Si tratta, perciò, di una delle tante bufale circolanti non solo in testi divulgativi ma anche in saggi che hanno la pretesa di essere scientifici (in un caso e nell’altro, senza attenuanti di sorta nel secondo, non ho paura di definire l’inganno fenomeno come frutto di ignoranza se perpetrato in buona fede, di criminalità culturale se consapevolmente). La mia deformazione (?) professionale mi spinge sempre a ricercare l’origine delll’errore e credo di trovarlo, peraltro senza eccessiva difficoltà, in un arbitrario sviluppo del commento fatto da Servio, grammatico del IV secolo d. C., al verso 6931 del primo libro dell’Eneide di Virgilio: AMARACO Questo fanciullo fu profumiere del re; scivolato per caso mentre recava dei profumi creò un profumo più intenso dalla loro mescolanza, per cui i migliori profumi si chiamano amaracini. Questi poi fu trasformato nell’erba maggiorana che ancora oggi chiamano amaraco.2
Qui la missione di mia competenza sarebbe compiuta ma, per fornire al lettore un’idea dei problemi identificativi esistenti già al tempo di Plinio e non solo, riporterò del naturalista latino tutti i passi in cui si parla dell’amàracum:
XIII, 2…(parlando degli unguenti che prendono il nome dal principale componente o da uno di loro): …l’amaracino a Coo.3; …il telino4 si fa con olio fresco, cipero, calamo, meliloto, fieno greco, miele, maggiorana.5; … i succhi presi anche singolarmente danno vita a nobili unguenti: in primo luogo il malobatro, poi l’iride illirica e la maggiorana di Cizico, entrambe erbe.6 ;…l’unguento detto reale perché lo usavano i re dei Parti è composto di mirobalano, costo, amomo, cinnamo, comaco, cardamomo, spiga di nardo, maro, mirra, casia,stirace, laudano, opobalsamo, canna egiunco di Siria, enante, malobatro, sericato, copro, aspalato, panace, zafferano, cipero, maggiorana, loto, miele, vino.7
XXI, 18: …l’abrotono e la maggiorana hanno un profumo pungente.8
XXI, 33: …il fiore di Giove, la maggiorana, l’emerocalle, l’abrotono, l’elenio, il sisimbrio, il serpillo solo con le foglie formano ghirlande, tutti ricchi di germogli come la rosa.9
XXI, 35: Il medico Diocle e i Siciliani chiamarono maggiorana quella che l’Egitto e la Siria chiamano sampsuco. Si pianta in entrambi i modi, per seme e per ramo, è poù vivace delle erbe che ho nominato precedentemente e più delicato di profumo.10
XXI, 93: Il sampsuco o maggiorana apprezzatissimo a Cipro e profumato si usa contro gli scorpioni applicato ad empiastro con sale ed aceto. Applicato giova molto anche ai mestrui. Bevuto ha minore efficacia. Con la farinata d’orzo riduce la lacrimazione. Il decotto è efficace contro la dissenteria. Favorisce pure la diuresie giova agli idropici. Secco provoca lo starnuto. Se ne ricava anche un olio che si chiama sampsuchino o amaracino efficace per riscaldare e rendere molli i nervi. Le foglie col miele sono efficaci contro le contusioni e con cera contro le slogature.11
XXI, 104: Alcuni chiamano il partenio leucante, altri maggiorana, Celso presso di noi perdicio e murale. Nasce nelle siepi degli orti, il fiore è bianco, l’odore di mela, il sapore è amaro. Il decotto applicato giova nella durezza della matrice e nelle infiammazioni. Applicato secco con miele e aceto è efficace contro la malinconia; per questo è utile contro le vertigini e a chi soffre di calcoli. Si applica ad empiastro anche contro l’epilessia, allo stesso modo con sugna vecchia nella scrofolosi. I maghi consigliano di strapparla con la mano sinistra e di dire per quale motivo viene strappata e di non guardarla; poi di mettere la sua foglia sotto la lingua dell’ammalato perché venga inghiottita in un bicchier d’acqua.12
Che l’amàracum pliniano sia da identificare con la maggiorana appare abbastanza chiaro dai passi, sempre del naturalista latino, in cui compare il termine orìganum (ma ci sono anche le varianti orìganus e orìganon), dal greco orìganos. Il primo brano riguarda proprio l’Origanum Eracleoticum L. citato da Massimo, cioè proprio la nostra specie.
XX, 62: C’è un’altra cunila, chiamata gallinacea dai nostri, origano eracleotico dai Greci. Pestata con l’aggiunta di sale giova agli occhi. È efficace anche contro la tosse e le malattie del fegato e stemperata in bevanda con farina, olio e aceto contro il dolore dei fianchi. Particolarmente efficace contro il morso dei serpenti.13
XX, 67: L’origano che nel sapore, come dicemmo, è simile alla cunila ha parecchie specie in medicina: lo chiamano oniti o prasio, non dissimile dall’issopo. Il suo uso in acqua tiepida è particolarmente contro le ulcere gastriche e contro la cattiva digestione; in vino bianco contro i ragni e gli scorpioni; in aceto, olio e lana contro le slogature e le contusioni.14
Il brano che segue (e che riguarda più direttamente la nostra varietà) sembra, a seconda dei punti di vista, chiarire o complicare l’argomento.
XX, 69: Anche l’Eraclio ha tre specie. Quello più nero ha le foglie più larghe ed è vischioso. Il secondo ha le foglie più sottili, è più molle, non dissimile dal sampsuco e alcuni preferiscono chiamarlo prasio. Il terzo sta tra gli altri due ed è meno efficace. Ottimo poi è quello di Creta; infatti ha anche un ottimo profumo. Dopo viene quello di Smirne, più odoroso; infine l’Eracleotico, più utile a bere, che chiamano oniti. Si usa comunemente per tenere lontani i serpenti, viene dato cotto da mangiare ai contusi, da bere per favorire la diuresi, per curare le fratture e le convulsioni mescolato con radice di panace, agli idropici nella misura di un bicchiere dopo averlo cotto fino ad essersi ridotto ad un sesto; allo stesso modo contro la scabbia, il prurito, la tigna, all’uscita dal bagno. Il succo con latte viene instillato nelle orecchie. Cura pure le tonsille e l’ugola e le ulcere del capo. Il decotto estingue i veleni dell’oppio e del gesso se bevuto nel vino. Nella misura di un bicchiere è efficace come carminativo. Viene applicato ad empiastro sulle contusioni. Allo stesso modo con miele e nitro nel mal di denti ai quali conferisce anche candore. Blocca l’epistassi. Contro la parotite viene cotto con farina di orzo. Si pesta con galla e miele contro l’arteriosclerosi. Le foglie con miele e sale giovano alla milza. Cotto con aceto e sale e assunto a poco a poco riduce il catarro grasso e scuro. Contro l’epilessia viene instillato nelle narici pestato con olio. Se ne ungono coloro che sono stanchi facendo attenzione a non toccare il ventre. Con pece sana le fistole. Pestato col fico fa maturare i foruncoli, le scrofole con olio, aceto e farina di orzo. Applicato ad empiastro col fico lenisce i dolori del fianco, pestato ed applicato ad empiastro conaceto è efficace contro le perdite di sangue ai genitali. Favorisce l’espulsione delle secondine.15
XXI, 30: Altrettante sono le varietà dell’origano utilizzato per confezionare ghirlande. Quello che ha odore si chiama cretico.16
XXV, 12: Un’altra specie si chiama eraclio e tramandano che fu scoperto da Ercole, altri lo chiamano origano eracleotico selvatico poiché è simile all’origano ma la radice è nociva; di questo abbiamo già parlato.17
Per il resto rinvio a: http://spigolaturesalentine.wordpress.com/2011/06/10/lu-rienu-l%E2%80%99origano/
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1 Vv. 691-694: At Venus Ascanio placidam per membra quietem/inrigat, et fotum gremio dea tollit in altos/Idaliae lucos, ubi mollis amaracus illum/floribus et dulci adspirans complectitur umbra (Ma Venere infonde nelle membra ad Ascanio una placida quiete e dopo averlo riscaldato in grembo lo solleva sugli alti boschi dell’Idalia, dove la delicata maggiorana che emana profumo lo abbraccia con i fiori e la dolce ombra) .
2 AMARACUS Hic puer regius ungentarius fuit, qui casu lapsus dum ferret unguenta, maiorem ex unguentorum confusione odorem creavit, unde optima unguenta amaracina dicuntur. Hic postea in herbam sampsucum versus est, quam nunc etiam amaracum dicunt.
3 …amaracinum in Coo.
4 Da telis=fiengreco.
5 …telinum fit ex oleo recenti, cypiro, calamo, meliloto, faeno Graeco, melle, maro, amaraco.
6 Singuli quoque suci nobilia unguenta faciunt: in primis malobathrum, postea iris Illyrica et Cyzicena amaracus, herbarum utraque.
7 …regale unguentum, appellatum quoniam Parthorum regibus ita temperatur, constat myrobalano, costo, amomo, cinnamo, comaco, cardamomo, nardi spica, maro, murra, casia, styrace, ladano, opobalsamo, calamo iuncoque Syriis, oenanthe, malobathro, serichato, cypro, aspalatho, panace, croco, cypiro, amaraco, loto, melle, vino.
8 …habrotonum et amaracum acres habent odores.
9 …folio coronant Iovis flos, amaracum, hemerocalles, habrotonum, helenium, sisymbrium, serpullum, omnia surculosa rosae modo.
10 Amaracum Diocles medicus et Sicula gens appellavere, quod Aegyptus et Syria sampsucum. Seritur utroque genere, et semine et ramo, vivacius supra dictis et odore mollius. Ne approfitto per ricordare che sampsùcum e dal greco sàmpsoykon e che direttamente da questo deriva (lo dimostra la conservazione dell’accento originale) il nome dialettale zzànzicu.
11 Sampsuchum sive amaracum in Cypro laudatissimum et odoratum scorpionibus adversatur ex aceto ac sale inlitum. Menstruis quoque multum confert impositum. Minor eidem poto vis. Cohibet et oculorum epiphoras cum polenta. Sucus decocti tormina discutit. Et urinis et hydropicis utile. Movet aridum sternumenta. Fit ex eo et oleum, quod sampsuchinum vocatur aut amaracinum, ad excalfaciendos molliendosque nervos; et vulvas calfacit. Folia suggillatis cum melle et luxatis cum cera prosunt.
12 Parthenium alii leucanthes, alii amaracum vocant, Celsus apud nos perdicium et muralem. Nascitur in hortorum saepibus, flore albo, odore mali, sapore amaro. Ad insidendum decoctae in duritia vulvarum et inflammationibus. Sicca cum melle et aceto inposita detrahit bilem atram; ob hoc contra vertigines utilis et calculosis. inlinitur et sacro igni, item strumis cum axungia inveterata. Magi contra tertianas sinistra manu evelli eam iubent dicique, cuius causa vellatur, nec respicere, Dein eius folium aegri linguae subicere, ut mox in cyatho aquae devoretur.
13 Est alia cunila, gallinacea appellata nostris, Graecis origanum Heracleoticum. Prodest oculis trita addito sale. Tussim quoque emendat et iocinerumvitiis. Laterum dolores cum farina, oleo et aceto in sorbitionem temperata. Praecipue vero serpentium morsus.
Più di quattro secoli prima, comunque, Aristotele nell’Historia animalium (I, 6) aveva scritto: La tartaruga (nell’originale chelòne, da cui il dialettale cilòna usato anche metaforicamente per significare il lipoma) quando ha divorato una vipera mangia l’origano (nell’originale orìganos) : e questo è stato osservato. E già qualcuno, avendo visto che lo faceva spesso e che dopo aver mangiato l’origano di nuovo si avvicinava alla vipera, strappò l’origano; successo questo, la tartaruga morì.
14 Origanum quod in sapore cunilam aemulatur, ut diximus, plura genera in medicina habet: onitin vel prasin appellant, non dissimile hyssopo. Privatim eius usus contra rosiones stomachi in tepida aqua et contra cruditates, contra araneos scorpionesque in vino albo; luxata et incussa in aceto et oleo et lana.
15 Heraclium quoque tria genera habet. Nigrius latioribus folis, glutinosum. Alterum exilioribus, mollius, sampsucho non dissimile, quod aliqui prasionvocare malunt. Tertium est inter haec medium, minus quam cetera efficax. Optimum autem Creticum; nam et iucunde olet. Proximum Smyrnaeum, odorius. Heracleoticum, ad potum utilius, quod onitim vocant. Communis autem usus serpentes fugare, percussis esui dare coctum, potu urinam ciere, ruptis, convulsis mederi cum panacis radice, hydropicis cum fico aut cum hyssopo, acetabuli mensuris decoctum ad sextam. Item ad scabiem, pruriginem, psoras, in descensione balinearum. Succus auribus infunditur cum lacte. Tonsillis quoque et uvis medetur et capitis ulceribus. Venena opii et gypsi exstinguit decoctum,si cum cinere in vino bibatur. Alvum mollit acetabuli mensura. Sugillatis illinitur. Item dentium dolori, quibus et etiam candorem facit, cum melle et nitro. Sanguinem narium sistit. Ad parotidas decoquitur cum hordeacea farina. Ad arterias asperas cum galla et melle teritur, ad lienem folia cum melle et sale. Crassiores pituitas et nigras extenuat coctum cum aceto et sale, sumptum paulatim.Regio morbo tritum cum oleo in nares infunditur. Lassi perunguntur ex eo, ita ut ne venter attingatur. Epinyctidas cum pice sanat. Furunculos aperit cum fico trita: strumas cum oleo et aceto at farina hordacea. Lateris dolores cum fico illitum. Fluxiones sanguinis in genitalibus tusum et aceto illitum. Reliquias purgationum a partu.
16 Totidem et origani in coronamentis species. Alterius enim nullum semen. Id, cui odor est, Creticum vocatur.
17 Alterum genus heraclion vocant et ab Hercule inventum tradunt, alii origanum heracleoticum silvestre, quoniam est origano simile, radice inutili; de quo origano diximus.