di Florio Santini
…Ora che Pantaleone e Dante, pur se italo-greco l’uno e fiorentino l’altro, amassero e possedessero rispettivamente la barbara, in senso vichiano, evidenza rude del segno e del verso, ma anche una sottostante emblematicità teologica o significato metafisico di fondo, nessuno potrà negarlo. Che, poi, l’amore del reale e del trascendente in essi coesistessero, trasformandosi in forza creativa del canto e della figura, fino a renderli capaci di grandi sincresi religiose, per dotti e analfabeti in una, ancora una volta, questo, nessuno potrà negarlo.
[…] E ‘La Divina Commedia’ non è forse, anch’essa, una specie di mosaico-omelia? E il pavimento parlante di Pantaleone non è forse una colorata lezione di Conoscenza, condotta con metodo allegorico sopra un ordito di gesta e personaggi storici? Niente di più dantesco, quindi./
Nel mosaico troviamo la biblica punizione terribile del Male che non si pente, ma anche la figura pietosamente cristiana del buon ladrone. Nel mosaico, come nella Commedia, troviamo un attualissimo ammonimento esemplificato ai potenti del mondo, quelli che costruiscono l’effimera e inutile Torre di Babele, non per caso collocata da Pantaleone al lato opposto dell’Albero primigenio./
Tutto il mosaico idruntino, al pari della ‘Commedia’, si svolge e si svela al servizio del simbolismo mistico. Si pensi ai due elefanti indiani, asiatica allusione […] alla Sapienza Divina.
Pantaleone e Dante sono artisti caleidoscopici: non manca il gusto dell’orribile, del grottesco, del gigantismo, del composto e del frammentario, messi però al servizio dell’ incantesimo cristiano, anziché della magia pagana./»
(da Suggestioni e analogie tra il mosaico pavimentale della Basilica Cattedrale di Otranto e la Divina Commedia, p. 97).
Molto appropriato l’accostamento tra Dante e Pantaleone, tra due grandi che ci hanno lasciato due opere grandiose ed eterne a conferma di quanto il genio diventi bene dell’umanità senza confini di spazio e di tempo.
Profondo è il monito lasciato all’umanità che dovrebbe più spesso e con più serio impegno meditare e riflettere.Questo scritto suscita il desiderio di accostarsi ancora alle due opere per apprezzarne il profondo messaggio ed la bellezza dell’arte. Complimenti!
un vecchio saggio degli anni ’30
http://www.micello.it/2010/02/luigi-maroccia-il-mosaico-della-cattedrale-di-otranto/