IL MISTERO DI ANTICHE SCULTURE RINVENUTE NEL TERRITORIO DI MIGGIANO. UN ARCAICO CULTO DEI MORTI NELLA PROTOSTORIA SALENTINA?
di Marco Cavalera
Una misteriosa scoperta è stata effettuata – agli inizi degli anni ’90 – dai signori Luigi Carbone e Luigi Marra, nel territorio a sud-est di Miggiano (località Rutti-Sala).
Si tratta di enigmatiche sculture in pietra tufacea locale, rinvenute nei pressi di caverne e ripari sottoroccia frequentati a partire dall’Eneolitico finale[1]. I manufatti erano reimpiegati in muri a secco che fungevano da confine tra le varie proprietà, decontestualizzati dalla loro posizione originaria.
Due sculture, in particolare, presentano delle peculiarità che le rendono intrise di mistero:
- una ha il collo appena accennato, la nuca intonacata e dipinta, come a significare dei capelli. Presenta il volto pressoché sfigurato, senza lineamenti (privo di occhi, naso e bocca). Sulla testa, quasi nella zona frontale, ha un foro per metà occupato da un pezzo di legno;
- l’altra presenta dei lineamenti del volto ben definiti (occhi, naso e bocca), un busto appena abbozzato, in parte intonacato con evidenti tracce di colore a bande grigie/grigio chiare; sulla testa è visibile un incavo su cui doveva essere allocata una corona, un elmo o un cappello di pietra[2].
La loro datazione e interpretazione sono molto incerte, sebbene nell’area del loro ritrovamento sia stata rinvenuta ceramica ad impasto di età protostorica.
Le sculture litiche di Miggiano trovano uno stretto confronto con le stele daunie, ossia sculture in pietra locale rinvenute nel territorio della Piana Sipontina (Foggia), in località Cupola nei pressi di Monte Saraceno. Maria Luisa Nava ha analizzato oltre 1200 stele e quelle che la studiosa classifica come “teste iconiche del tipo I” (riferite cronologicamente all’età del Ferro, tra il IX e il VI secolo a.C.) presentano le più interessanti analogie con le sculture individuate a Miggiano. Si tratta di “teste in cui i tratti del viso sono ottenuti con tecnica mista: a rilievo appaiono infatti il naso e le orecchie, mentre ad incisione sono realizzati gli occhi e la bocca”[3]. Secondo Nava, queste costituivano la sommità di una colonnetta o di un piedistallo liscio o sfaccettato, alto 40-50 cm. La testa era separata dalla base, come si evince dalle evidenti suture: “il pilastrino-segnale di tomba e la maschera (del defunto) applicata alla sua sommità” avevano diversa origine[4].
La funzione di questi manufatti, probabilmente, era quella di sema, segnacolo di tombe che, nel caso della Piana di Siponto, sono del tipo a fossa rettangolare, completate superiormente da una copertura di pietre disposte a formare il tumulo, sul quale poteva essere collocata, infissa verticalmente, la stele[5]. Enrico Pellegrini pone in relazione la presenza di sculture litiche antropomorfe, rinvenute in diversi insediamenti della Puglia settentrionale (Castelluccio dei Sauri, Monte Saraceno), con il rituale funerario della tarda età del Bronzo (XIII-X secolo a.C.), fase in cui sono attestate in Puglia le tombe a tumulo[6].
L’evidente confronto con le stele daunie e la presenza di piccole specchie, nella stessa area, permettono di ipotizzare un loro uso originario come semata di tombe a tumulo.
Un’altra ipotesi è che si tratti di sculture di età moderna e/o contemporanea collocate al confine di poderi o masserie, presenti numerose in questo lembo di territorio[7].
Secondo L. Carbone e L. Marra, la scultura che presenta il volto sfigurato e senza lineamenti raffigura una divinità funeraria, con la funzione di veicolare un messaggio che riguarda il destino ultimo dell’uomo, richiamato nell’Antico Testamento della Bibbia: “[…] tu non puoi vedere la mia faccia, perciochè l’uomo non mi può vedere, e vivere” (Esodo, XXXIII, 20). Per quanto riguarda la seconda scultura (quella con i lineamenti del volto ben definiti), gli stessi scopritori ritengono che rappresenta un defunto o un guerriero[8].
Solo ricerche di superficie sistematiche nel territorio e un eventuale scavo dei tumuli potrebbero chiarire la cronologia e la funzione di queste sculture dall’espressione enigmatica.
BIBLIOGRAFIA
Bietti Sestieri A.M., Protostoria. Teoria e pratica, pp. 15-16, 342, Urbino, 1996.
Carbone L., Marra L., Il calendario del Capo di Leuca 2001, a cura dell’Associazione culturale Akra Iapigia, 2001
Cavalera M., Medianum. Ricerche archeologiche nei comuni di Miggiano, Montesano Salentino e Specchia, Tricase, 2009.
Nava M.L., Stele Daunie I. Il Museo di Manfredonia, TAV. CCXXXIII, n. 727 e TAV. CCXXXIV, n. 731, Firenze, 1980.
Nava M.L., Le stele della Daunia. Dalla scoperta di S. Ferri agli studi più recenti, Milano, 1988.
Pellegrini E., Le età dei metalli nell’Italia meridionale e in Sicilia, in Guidi A., Piperno M. (a cura di) Italia Preistorica, p. 505, Roma-Bari, 1992.
[1] La frequentazione in età protostorica è documentata dal rinvenimento, nell’area antistante due piccole caverne, di numerosi frammenti di ceramica dell’Eneolitico e dell’Età del Bronzo (Cavalera 2009, pp. 17-20).
[2] Carbone, Marra 2001.
[3] Nava 1980, pp. 27-28 (TAV. CCXXXIII, n. 727 e TAV. CCXXXIV, n. 731); Nava 1988, pp. 79-102.
[4] Nava 1988, pg. 81.
[5] Nava 1988, pp. 12-13. Le tombe dell’età del Ferro – quasi sempre ad inumazione – sono scavate nella roccia, con una tipica struttura troncopiramidale con base più o meno svasata. In corrispondenza di esse spesso si rinvengono teste sommariamente scolpite nel calcare locale (Bietti Sestieri 1996, p. 342).
[6] Pellegrini 1992, p. 505. Le necropoli della tarda età del Bronzo sono formate da tombe a inumazione sotto tumulo.
[7] Cavalera 2009, pp. 20-22.
[8] Carbone, Marra 2001.
Interessanti reperti. Dove si trovano attualmente? Le loro misure morfometriche? La ceramica è stata raccolta?
Le sculture litiche, alte circa 50 cm, sono conservare presso un’abitazione privata. Nel gennaio del 2006 sono state regolarmente segnalate, unitamente ai frammenti fittili protostorici, alla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Taranto. A seguito di un apposito sopralluogo, avvenuto circa una settimana dopo la suddetta segnalazione, l’Ispettrice territoriale di competenza ha condotto a Taranto i materiali ceramici, dove attualmente sono custoditi.
Grazie, Marco. Potresti mettermi in contatto con gli attuali depositari dei reperti litici? (museo@comune.maglie.le.it)
presso la Masseria “Petrose” (agro di Sava, TA), sulla sommità della costruzione, esattamente al centro, c’è una scultura litica simile a quella della prima foto di questa pagina ma con la testa più rotondeggiante: il particolare è che è posta al centro della costruzione, come se guardasse dal di sopra, e ha occhi e bocca su tutti i lati, come a tener d’occhio tutto il territorio (?) .